Motorola Solutions al servizio della sicurezza dell’Università di Palermo
di Alberto Falchi pubblicata il 25 Settembre 2025, alle 16:02 nel canale Innovazione
L’ateneo ha installato oltre 600 videocamere dotate di intelligenza artificiale per monitorare aree interne ed esterne del campus. Il sistema rileva automaticamente situazioni di rischio e consente ricerche avanzate senza violare il GDPR
L'Università di Palermo, uno dei più importanti atenei italiani, ha aggiornato il proprio sistema di videosorveglianza. La scelta per il fornitore è ricaduta su Motorola Solutions, che ha offerto sia le videocamere (oltre 600) sia la soluzione di gestione. Un sistema moderno e sofisticato, che è stato implementato in tempi piuttosto brevi. Il freno principale? La burocrazia legata alla conformità normativa con il GDPR.
Una nuova rete di videosorveglianza per il campus dell'Università di Palermo
Il nuovo sistema di videosorveglianza installato nel campus dell'Università di Palermo è un concentrato di tecnologia. Il sistema copre le due sedi universitarie, oggi distribuite su cinque aree urbane, sia all'esterno sia all'interno degli edifici. Al centro il sistema Avigilon di Motorola Solutions, che include hardware e software. Quest'ultimo è fondamentale: non si tratta di un semplice sistema per registrare video da utilizzare in caso di necessità, bensì di una soluzione basata sull'intelligenza artificiale che è in grado di mandare avvisi in tempo reale alla sicurezza quando si verificano determinati eventi. La presenza di fumo o fiamme, veicoli contromano o fermi in posizioni pericolose e azioni considerate sospette sono tutte rilevate in tempo reale dall'IA integrata nelle videocamere di Motorola Solutions e inviate immediatamente agli addetti alla sicurezza, così da garantire interventi tempestivi. Oltre alle immagini, le videocamere sono anche in grado di acquisire i suoni e avvisare chi di dovere in caso di rumori sospetti, che potrebbero indicare spari, esplosioni o altre situazioni di pericolo.
“La sicurezza delle persone, delle strutture e delle attrezzature è una delle nostre massime priorità", spiega il Professor Pietro Paolo Corso, delegato del Rettore per i Progetti Extraordinari e le Infrastrutture Digitali di Ateneo e ricercatore presso l'Università di Palermo. "Dobbiamo gestire gli accessi al nostro campus comprendendo in tempo reale eventuali emergenze o minacce potenziali, per creare un ambiente sicuro in cui creatività, cultura e conoscenza possano prosperare".
Avigilon: non chiamatele semplici videocamere

La soluzione installata presso l'Università di Palermo si basa su svariati tipi di videocamere, quasi tutte della gamma Avigilon. Si tratta di dispositivi caratterizzati dall'elevata risoluzione video che, in alcuni modelli, può arrivare anche a oltre 60 megapixel. Queste ultime sono utilizzate per le inquadrature più ampie, come per esempio parcheggi e spazi aperti: grazie all'elevatissima risoluzione, è infatti possibile zoomare in aree specifiche, così da poter utilizzare una sola camera per tenere sotto controllo ampie aree senza dover rinunciare al dettaglio, fondamentale per individuare persone specifiche.

Tutte le videocamere del sistema sono in grado di elaborare l'IA in edge, così da consentire agli amministratori del sistema di sfruttare funzionalità utili nell'ambito della sicurezza, come per esempio situazioni di pericolo, veicoli contromano o fermi sulla carreggiata. In teoria, le videocamere potrebbero anche effettuare il riconoscimento facciale e delle targhe, ma queste funzionalità non sono state attivate: le leggi italiane infatti permettono questo tipo di utilizzi dell'IA solamente alle forze dell'ordine.
Questo non significa che il sistema sia poco versatile. Anzi. Grazie al software di Motorola Solutions, infatti, è possibile fare ricerche anche molto specifiche, anche in assenza di un vero e proprio riconoscimento facciale. Per esempio, è possibile chiedere al sistema di rintracciare tutti i furgoni blu all'interno di uno specifico arco di tempo. In pochi istanti, la piattaforma mostrerà le anteprime di tutti i veicoli che corrispondono alla descrizione. Selezionandone uno, sarà poi possibile andare avanti e indietro nel tempo e seguire tutti gli spostamenti del veicolo. Il concetto è naturalmente applicabile anche alle persone: si potrà indicare il colore dei pantaloni, della maglietta, la presenza di un cappello, il sesso della persona e altri parametri, così da individuare rapidamente i soggetti che corrispondono alla descrizione.
L'installazione? Una bazzecola. Ma sulle norme...
A spiegare il funzionamento del sistema è stato il Professor Pietro Paolo Corso, delegato del Rettore per i Progetti Extraordinari e le Infrastrutture Digitali di Ateneo, che ha anche sottolineato come l'installazione del sistema sia stata rapida e priva di intoppi. Anche quando sono state inserite alcune videocamere di terze parti. Ovviamente, questi modelli non dispongono delle funzionalità di IA presenti sui modelli Avigilon ma questo non è stato un problema: grazie a un server fornito da Motorola Solution, è stato possibile rendere smart anche questi modelli, integrandoli perfettamente con il resto dell'infrastruttura.

L'installazione, secondo Corso, è proceduta spedita e senza particolari intoppi. Quasi plug & play, potremmo dire. Nonostante questo, da quanto il sistema è stato installato ci è voluto più di un anno per rendere operativa la piattaforma di sorveglianza. Questo perché è stato particolarmente complesso assicurare la conformità con le norme italiane e UE sulla privacy. Il GDPR, per capirci. Nonostante sia stato disabilitato il riconoscimento di volti e targhe, la sorveglianza in spazi pubblici è un tema particolarmente delicato e complesso e mettere in piedi un sistema di controllo efficace che rispetti tutte le norme è stato un'impresa non da poco.











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