Spotify si prepara per la borsa: arriverà sul NYSE con il simbolo SPOT

Spotify si prepara per la borsa: arriverà sul NYSE con il simbolo SPOT

La società deposita la documentazione per la quotazione sulla piazza di New York. Non ancora pronta la data, ma con il meccanismo del direct listing la quotazione avverrà in tempi più rapidi rispetto ad una IPO tradizionale

di pubblicata il , alle 12:41 nel canale Mercato
Spotify
 

Spotify, attualmente il principale servizio di streaming musicale, ha depositato nel corso della giornata di ieri la documentazione necessaria per avviare la procedura di quotazione in borsa. Le azioni di Spotify saranno trattate sul listino del New York Stock Exchange con simbolo SPOT e verranno offerte tramite il meccanismo del direct listing, che permetterà di arrivare più velocemente sul mercato aperto rispetto ad una IPO convenzionale.

Come già spiegato in precedenza, questa procedura prevede che gli insider della società, e non la società stessa, vendano sul mercato le proprie quote, velocizzando tutte le operazioni contestuali. Nel caso la via battuta fosse proprio questa (la SEC, del resto, ha già dato il benestare) si tratterebbe di una delle più grandi società a quotarsi senza IPO e la prima per quanto riguarda il listino NYSE. Stando al prezzo attuale delle quote di Spotify sul mercato secondario, la società potrebbe avere una valutazione attorno ai 23 miliardi di dollari.

La società conta una base utenti pagante di 71 milioni di utenti, per un totale complessivo di 159 milioni di utenti se si contano anche quelli che sfruttano gratuitamente il servizio accettando le inserzioni pubblicitarie tra un brano musicale e l'altro. Spotify stacca di diverse lunghezze i principali concorrenti, con la prima inseguitrice, Apple Music, che attualmente conta circa 36 milioni di utenti paganti (anche se alcune proiezioni indicano che entro l'estate potrebbe avvenire il sorpasso su Spotify).

Nella documentazione depositata è possibile avere una fotografia delle condizioni finanziarie della società, che lo scorso anno ha registrato un fatturato di 4,09 miliardi di euro e una perdita netta di 1,23 miliardi di euro. Gli utenti paganti sono cresciuti del 46% anno su anno, mentre gli utenti attivi sono in crescita del 29%.

Le perdite di Spotify sono dovute ai bassi margini di guadagno poiché la maggior parte del fatturato deve andare a coprire i costi delle licenze per i contenuti musicali, con la società che si trova ovviamente costretta a negoziare costantemente con le etichette per poter continuare a mantenere un ampio catalogo di brani. Spotify ha cercato in questi anni di provare a muoversi anche su altri campi di battaglia, come ad esempio quello dei contenuti video originale, ma non ha avuto successo a materializzare un nuovo flusso di fatturato che la potesse aiutare a sostenere meglio i costi di licenza.

Non è ancora prevista una data precisa, ma la quotazione sul mercato aperto dovrebbe avvenire nell'anno in corso per porre termine alle clausole che porterebbero ad una crescita spropositata l'interesse sul debito di un miliardo in obbligazioni convertibili emesse a marzo del 2016.

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