Fare esercizio fisico con la realtà virtuale: uno studio prova che porta a risultati migliori

Fare esercizio fisico con la realtà virtuale: uno studio prova che porta a risultati migliori

Uno studio inglese dimostra come l'utilizzo della realtà virtuale porta a migliorare i risultati durante l'esercizio fisico, riducendo il senso di fatica e di dolore e portando a un'esperienza complessivamente migliore

di pubblicata il , alle 18:01 nel canale Scienza e tecnologia
Virtual reality
 

La realtà virtuale potrebbe essere un importante mezzo per migliorare le prestazioni di chi si allena riducendone il senso di fatica e dolore. Questo è il risultato di uno studio, che ha dimostrato come le prestazioni di chi si allena utilizzando un visore per la realtà virtuale riesce a ottenere prestazioni superiori a chi si allena in maniera tradizionale. Questo effetto potrebbe essere dovuto a un semplice trucco psicologico, in cui non vedere i propri arti che fanno fatica fa percepire meno la stessa.

Sono già stati pubblicati studi in passato che provano come, in un contesto di sollevamento di pesi, mostrare tramite un sistema di specchi un oggetto dal peso inferiore a quello effettivamente sollevato porta a una maggiore facilità nel sollevamento, a una minore fatica e a una minore sensazione di dolore.

La realtà virtuale aiuta l'esercizio fisico

In questo nuovo studio, invece, i ricercatori hanno fatto indossare ad alcuni soggetti un Samsung Galaxy Gear VR e proposto loro un'esatta riproduzione dell'ambiente e degli strumenti che vengono utilizzati normalmente in una palestra, ottenendo però ugualmente prestazioni migliori. In un "esercizio con dolore continuo", ovvero un esercizio particolarmente intenso in cui bisogna mantenere un manubrio fermo per il maggior tempo possibile, i soggetti che facevano uso del visore sono riusciti a raggiungere i 5.34 minuti, contro i 4.14 minuti del gruppo di controllo. I soggetti con il visore hanno altresì riportato un dolore meno intenso durante lo svolgimento dell'esercizio.

L'aspetto forse più interessante sta nel fatto che questo sistema sembra funzionare anche per quei casi di persone dotate di una consapevolezza elevata del proprio corpo (PBC, private body consciousness). Il timore era che tali persone, essendo molto consapevoli del proprio corpo, non rispondessero allo stesso modo alla realtà virtuale, dato che sarebbero state guidate dalle proprie sensazioni e non dalla vista. Così, però, non è, dal momento che lo studio ha provato come non ci sia una sostanziale differenza tra chi ha una alta PBC e chi invece ha una bassa PBC.

Secondo gli autori (e come riporta Inverse), "una possibile spiegazione del perché la VR è stata efficace nel ridurre il dolore e la fatica percepiti nel nostro studio è che i partecipanti si sono immedesimati nella simulazione e sentivano le mani virtuali come le proprie. Se questo fosse vero, la VR nasconderebbe quegli elementi visivi che potrebbero essere percepiti come dolorosi o faticosi", quali ad esempio il tremore dei muscoli.

Questo studio potrebbe avere ripercussioni positive non solo sugli allenamenti degli atleti, ma anche sulla riabilitazione dei pazienti, dove il controllo del dolore e della fatica è un elemento particolarmente importante per ottenere buoni risultati.

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