Kaspersky chiede al tribunale di annullare il divieto emesso dall'amministrazione Trump

La società di sicurezza russa Kaspersky ha fatto sapere nel corso della giornata di ieri di aver avanzato richiesta ad un tribunale federale USA per ribaltare il divieto emesso dall'amministrazione Trump all'uso dei suoi prodotti da parte delle agenzie governative civili.

A settembre il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale ha emesso una direttiva ordinando alle agenzie governative di rimuovere i software Kaspersky dai sistemi informatici nel giro di 90 giorni. Si è trattato di una misura varata a seguito della crescente preoccupazione da parte dei funzionari statunitensi che il software Kaspersky potesse essere usato come tramite per le attività di spionaggio dell'intelligence russa e rappresentare così una minaccia alla sicurezza nazionale.

Kaspersky ha negato più volte di avere legami con il governo, affermando che non si è mai prestata, né mai si presterebbe a supportare attività di cyber espionage di qualsiasi governo. "Il DHS ha danneggiato la reputazione di Kaspersky Lab e le attività commerciali senza alcuna prova di cattiva condotta della compagnia" ha dichiarato il fondatore Eugene Kaspersky in una lettera aperta rivolta al DHS.

Secondo le argomentazioni di Kaspersky, il governo USA avrebbe basato la propria decisione solamente sulle notizie diffuse dai media senza effettuare alcun approfondimento. Nella domanda presentata alla corte, oltre all'annullamento del divieto, si richiede anche che venga dichiarato che i prodotti della società russa non pongono minacce alla sicurezza dei sistemi informatici governativi USA.

Il valore delle vendite di Kaspersky alle agenzie governative civili statunitensi ammonta a meno di 54 mila dollari, ovvero lo 0,03% delle vendite complessive della sussidiaria statunitense. Tuttavia le accuse mosse dal DHS verso Kaspersky avrebbero danneggiato molto di più le attività consumer della società, spingendo i negozi o le grandi catene (come BestBuy ad esempio) a non commercializzare prodotti Kaspersky.

Nel mese di ottobre la società russa aveva inoltre espresso la propria volontà di inviare il codice sorgente del proprio software e degli aggiornamenti futuri ad una terza parte indipendente a scopo di analisi. Una apertura che i funzionari USA hanno accolto ma che hanno anche considerato come eventualmente non sufficiente allo scopo di ritirare il divieto.