Made in IT: un approccio unico alle startup

Made in IT: un approccio unico alle startup

Innovation Factory, l'incubatore di startup di Area Science Park, si distingue dai tanti per l'approccio, che mira ad accompagnare le realtà innovative nel loro percorso di crescita, aiutandole a elaborare un modello di business che funziona e a trovare i contatti giusti per crescere. Fra i progetti attivi, Made in IT - la missione italiana al CES - e il supporto ai progetti Innovation First e Prospera Women

di pubblicato il nel canale Startup
MadeinITInnovation Factory
 

Innovation Factory è l’incubatore di Area Science Park che, fra le varie attività, da ormai 5 anni si occupa di rappresentare la missione italiana al CES di Las Vegas (sotto il cappello di Made in IT), selezionando le startup italiane più promettenti e sottoponendole a un percorso di incubazione così da metterle nelle condizioni di poter attrarre investimenti da business angel e venture capital. Definirla un classico incubatore o acceleratore, però, rischia di essere riduttivo, dal momento che l’approccio è molto differente da quello classico. “Noi possiamo dare un supporto ma non vogliamo sostituirci all’imprenditore” – sottolinea Fabrizio Rovatti, Managing Director di Innovation Factory – “A essere protagonisti sono gli imprenditori e noi vogliamo supportarli, soprattutto nei momenti critici, quando devono essere prese le decisioni”. Rovatti spiega infatti che in alcune occasioni è capitato che alcune startup si rivolgessero a Innovation Factory con solo un’idea in mano e la volontà di delegare l’esecuzione. Ma questo sarebbe “Follia totale. Non è questo il ruolo di Innovation Factory. Noi offriamo gli strumenti utili, affianchiamo nella crescita, ma è l’imprenditore che va sul mercato, che è operativo è che ha in mano il futuro dell’impresa”, ribadisce Fabrizio Rovatti.

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Parliamo del resto di persone che hanno avuto idee anche brillanti sotto il profilo tecnologico, ma che devono trovare uno sbocco sul mercato, cosa non facile per chi ha una solida base di competenze tecnologiche ma non ha ancora maturato quelle capacità per poter a tutti gli effetti “vendere” queste intuizioni. Che è fondamentalmente quello che è successo a M2Test: la co-fondatrice Alessandra Nicolosi era laureata in farmacia ma priva dell’esperienza commerciale, che ha maturato proprio grazie al supporto di Innovation Factory e dei suoi partner. Un percorso che richiede del tempo e applicazione ma che secondo Rovatti è fondamentale: si possono fare decine di corsi sul management, ma sino a che non ci si mette in gioco e si applica quando appreso, è difficile realizzare la complessità che sta dietro alla concretizzazione di un’idea dal punto di vista commerciale.

Startup: tecnologia, ma non solo

rovatti

Una delle peculiarità di Innovation Factory è che non si limita a lanciare le startup sul mercato, trovando investitori, ma le accompagna verso un percorso specifico, supportandole nel superare le selezioni verso programmi specifici, come possono essere la missione italiana delle startup al CES (Made in IT) o Prospera Women. “Per noi è fondamentale scegliere i programmi che possono avere un impatto sulle startup”, spiega Rovatti. “Di programmi simili ne esistono tantissimi, ma noi cerchiamo di selezionare quelli che possono dare un reale supporto alle startup, da tutti i punti di vista. Quelli che insomma possono dare gli strumenti tecnici per capire come si stanno muovendo i mercati. Non andiamo negli Stati Uniti solo per entrare nel mercato americano, ma lo usiamo per comprendere le differenze rispetto all’Europa, così da posizionarci nella maniera più corretta”.

Innovation Factory non ha intenzione di ricopiare in maniera pedissequa il modello americano e come sottolinea Fabrizio Albergati, responsabile della comunicazione di Innovation Factory, non c’è un interesse a fare operazioni “mordi e fuggi”. L’obiettivo è quello di accompagnare per un periodo di tempo piuttosto lungo le startup attraverso il loro percorso di crescita, superando la fase di startup e diventando a delle imprese a tutto tondo che possano sviluppare il loro modello di business a lungo termine. Perché alla fine, una startup altro non è che “un'azienda sempre alla ricerca del business model corretto”, come spiega Rovatti.  “Le iniziative occasionali non pagano” – ribadisce Albergati – “accompagnare le aziende nel tempo ci permette di fare crescere anche su competenze non naturali per una startup, come il marketing e la comunicazione”.

Innovation Factory non si limita a supportare giovani aziende innovative di uno specifico ambito, come spesso accade con questo tipo di programmi, ma tende a spaziare parecchio. Del resto, come abbiamo visto per la missione italiana al CES degli scorsi anni, le circa 50 imprese portate sono suddivise in più cluster a seconda dell’ambito operativo. Ma quali sono i settori più rappresentati? In questi ultimi anni c’è molto fermento nel settore sanitario, in particolare sulla genetica, con un’attenzione sul tema che è cresciuta di molto, complice anche l’emergenza sanitaria, che ha portato molte realtà attive nell’healthcare a riadattare i loro piani per cogliere nuove occasioni. Un esempio arriva proprio da Biontech, l’azienda che ha realizzato insieme a Pfizer uno dei vaccini più diffusi contro il Covid e che sino a non molto tempo fa era proprio una startup innovativa.

Un altro settore chiave è quello della tecnologia IT, inevitabilmente, uno di quelli storicamente più legati al mondo delle giovani imprese innovative. Ma Innovation Factory da qualche anno si è aperta molto anche agli ambiti più creativi, supportando tante piccole realtà alla ricerca di un modello di business adatto a guidare la crescita delle proprie idee.

Il vantaggio di essere agili

Il principale vantaggio delle startup è quello della capacità di adeguarsi velocemente. Al contrario delle grandi aziende, ormai legati a quei metodi e procedure necessari per far funzionare una “macchina” estremamente complesse e standardizzate, le startup possono permettersi di essere più coraggiose, di tentare vie inesplorate. Non è un caso se alcune realtà del mondo corporate si appoggiano proprio a startup per guidare il loro processo di innovazione, non limitandosi ad acquistare servizi e tecnologie, ma affidando loro proprio la ricerca, velocizzando l’esplorazione di nuove idee. “Per una grande azienda è difficile cambiare modello di business” - spiega Rovatti – “L’azienda piccola è invece molto più reattiva e può cambiarlo per adeguarsi a nuove situazioni. È una delle differenze fondamentali dalle enterprise: la velocità di azione e di pensiero”. Lo scambio di idee e il rapporto fra grandi e piccole realtà, insomma, avvantaggia entrambe in ottica di Open Innovation: da un lato permette alle imprese molto strutturate di godere della reattività delle startup, dall’altro queste ultime avranno un esempio di come potersi strutturare man mano che crescono. Perché sperimentare nuovi modelli va bene, all’inizio, ma poi è necessario concentrarsi su quello più adatto a garantire la crescita.

Made in IT, Innovation First e Prospera Women: i tre principali programmi di Innovation Factory

A oggi sono tre i principali programmi su cui sta lavorando Innovation Factory. Uno di questi è Prospera Women un programma a supporto dell’imprenditoria femminile partito a marzo 2021 che proseguirà fino a novembre dello stesso anno. “Siamo entrati in contatto con loro grazie a Serena Foundation e abbiamo partecipato alle selezioni con due startup, superandole”. Una di queste è M2Test, l’altra è Picosats. “Le due realtà selezionate ci sembrano molto soddisfatte non solo per la parte teorica [i workshop] ma soprattutto perché i tutor che sono stati messi a seguire queste startup sono molto dentro i loro rispettivi settori grazie a numerosi contatti. Da un lato hanno dato una visione dall’interno del mercato di riferimento, dall’altro hanno creato quei contatti con partner e investitori che le startup ricercavano”.

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Innovation Factory è soddisfatta dei risultati ottenuti, tanto che ha già annunciato l’intenzione di effettuare nuove selezioni per trovare nuove imprese guidate da donne da portare alle prossime sessioni di Prospera Women.

Sempre insieme a Serena Foundation, Innovation Factory partecipa anche a Innovation First, evento che verrà organizzato in presenza – se le condizioni lo permetteranno – a Seattle, a fine ottobre. La scelta di Seattle non è casuale: qui hanno sede alcuni dei più grandi colossi del settore IT, a partire da Amazon e Microsoft. Una città che sotto il profilo degli investimenti in innovazione ha molto da dire e che per certi versi fa concorrenza alla più nota Silicon Valley. L’obiettivo è quello di portare a Innovation First una dozzina di startup italiane. “Stiamo lavorando insieme a Start Lab di Unicredit per selezionare delle startup che siano viste come top nel loro segmento. Negli USA le imprese italiane sono molto note per cibo e moda, ma non siamo visti fra i leader per la tecnologia. Noi vogliamo portarne a Seattle un paio già note, affiancandone altre di minori dimensioni che hanno bisogno di un accompagnamento più lungo”, specifica Albergati.

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Il terzo fronte su cui Innovation Factory è attiva è la missione italiana del CES, Made in IT, organizzata insieme a ICE. Come già fatto in precedenza, Innovation Factory e ICE porteranno una cinquantina di imprese innovative per metterle in contatto con gli investitori oltreoceano. Le 50 realtà che parteciperanno saranno selezionate sulla base di quelle che hanno un maggior potenziale, quelle che possono meglio rappresentare l’Italia o la tecnologia italiana. L’obiettivo finale di Innovation Factory, infatti, non è quello di portare le startup a vincere questi “concorsi”, ma di creare le condizioni di contorno necessarie alla crescita, quindi garantire loro una buona formazione e i giusti contatti - così che queste giovani imprese possano spiccare il volo. “L’esperienza degli ultimi anni ci ha insegnato che vincere un contest è bello, ma è ancora meglio arrivare terzi e avere un round di investimenti 3 mesi dopo, magari perché hai convinto un solo investitore molto focalizzato su quel settore”, conclude Rovatti.

3 Commenti
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WarSide30 Luglio 2021, 12:11 #1
L'italia non è un paese per startup, punto. Quando non sarà più un paese da terzo mondo a livello legislativo e burocratico, forse potrà esserci terreno fertile per iniziare a pensare ad un modello simile a quello della silicon valley o di poli tedeschi/francesi nati di recente.

Adesso se hai un'idea interessante e vuoi sul serio crescere a livello imprenditoriale senza farti spolpare, fai le valigie e vai in US.

I cervelli non mancano in italia ma, dopo aver speso soldi in istruzione e fondi per iniziative varie, questi prendono e salutano. Basta vedere la nazionalità di coloro che chiedono brevetti ed il luogo/azienda nella quale poi lavorano (e che beneficerà dei proventi del brevetto) per capire quanto sia messa male l'italia.

Dovrebbero avere responsabilità civile e penale per ogni singolo decreto i vari "politici" che legiferano e che hanno legiferato negli ultimi 40 anni in italia.
Riccardo8202 Agosto 2021, 15:26 #2
hai ragione da vendere!!
sisko21403 Agosto 2021, 14:41 #3
startup ??? dove ?? italia ??? HAHAHHAHAHAHAHAHAHAHA suvvia siamo seri.... in italia si può al massimo aprire un agriturismo quando va bene, per il resto è tutto un disastro.

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