OVHcloud: il cloud europeo scommette sull'ecosistema. Ne parliamo con il CEO

OVHcloud: il cloud europeo scommette sull'ecosistema. Ne parliamo con il CEO

Abbiamo intervistato Michel Paulin, CEO di OVHcloud, e abbiamo fatto il punto sulla situazione dell'azienda, sull'evoluzione del mercato e sulle strategie per il futuro, in Europa e fuori

di pubblicata il , alle 08:27 nel canale Cloud
OVHcloud
 

Quando si parla di cloud si pensa spesso ai grandi hyperscaler americani: Amazon, Google, IBM, Microsoft, Oracle. È tuttavia presente un'alternativa europea: OVHcloud. L'azienda francese continua nella sua crescita e lo fa puntando sull'ecosistema e su un modello di cloud computing responsabile e in grado di dare certezze circa il trattamento dei dati. Abbiamo parlato delle novità con Michel Paulin, CEO dell'azienda, e con John Gazal, vice presidente per il Sud Europa e il Brasile.

Per OVHcloud è l'ecosistema la chiave del successo

Si sente spesso parlare di "ecosistema", ma cosa vuol dire davvero questo termine? Secondo OVHcloud un ecosistema è un rapporto di collaborazione tra aziende che condividono uno stesso obiettivo e valori e modi di operare simili. Per questo OVHcloud ha creato diversi piani che le permettono di supportare una vasta rete di aziende. Pilastro fondamentale è il programma per i partner, che vede la partecipazione di più di 650 aziende tra le quali 130 sono "Advanced Partner", e che si evolverà quest'anno con un ulteriore gradino, i partner strategici. È poi presente un programma per le startup che ha aiutato a supportare 1.800 startup nel mondo e che quest'anno si espande con il supporto alle scaleup e con due ulteriori livelli di supporto.

"Ecosistema" vuol dire anche promuovere i prodotti dei partner e questo è quello che fa OVH con il suo marketplace: uno strumento per accedere a oltre 250 servizi SaaS e PaaS creati da più di 70 aziende e che funzionano sull'infrastruttura OVHcloud. Questo marketplace è stato lanciato in Francia all'inizio dell'anno ed è in arrivo la disponibilità anche per l'Italia entro l'anno.

Fa parte di questa visione anche l'Open Trusted Cloud Program (programma per un cloud aperto e fidato): si tratta di un insieme di più di 30 soluzioni la cui capacità di offrire le migliori garanzie di protezione dei dati, così da tutelare sia le organizzazioni che ne fanno uso che gli utenti cui appartengono i dati.

Michel Paulin, CEO di OVHcloud

Michel Paulin, CEO di OVHcloud

Abbiamo chiesto a Michel Paulin il perché della scelta di promuovere attivamente questa visione di ecosistema. "Siamo sempre stati sostenitori dell'open source e della community. Siamo profondamente convinti che se intendi dare libertà di scelta ai clienti, devi essere parte di un ecosistema nel quale essi possano scegliere i servizi che vogliono", afferma Paulin. "C'è poi un altro aspetto: in Europa non ci sono i finanziamenti di centinaia di milioni di dollari che sono presenti negli USA. Dunque se si vuole competere con aziende provenienti da quel mercato, è quasi obbligatorio allearsi con altri. Stiamo cercando di ottenere abbastanza risorse da rivaleggiare con i giganti, ma quello dell'ecosistema è anche e soprattutto un aspetto scritto nel nostro DNA."

Sovranità sui dati: il pilastro che regge l'offerta OVHcloud

Entrare nel cloud è facile, uscirne invece non è così semplice. Le principali piattaforme utilizzano strumenti proprietari non accessibili altrove, chiedono spesso un pagamento per portare i dati fuori dai propri sistemi, e più in generale pongono delle barriere all'uscita: è il cosiddetto vendor lock-in, l'essere legati a uno specifico fornitore. OVHcloud propone un modello diverso: si chiama SMART e sta per Semplice, Multi-locale, Accessibile, Reversibile e Trasparente.

L'obiettivo è quello di fornire una piattaforma che sia chiara nelle modalità sia di utilizzo sia di calcolo dei costi (semplice), cui sia facile accedere in termini di prezzi (trasparente), che sia disponibile ovunque (multi-locale) e che non metta ostacoli all'uscita (accessibile) offrendo compatibilità con gli standard del settore e non imponendo costi diretti per il trasferimento all'esterno di dati (reversibile).

Quello che OVHcloud vorrebbe creare è un cloud più vicino alle esigenze delle aziende e delle persone, che rispetti maggiormente i loro diritti e le loro scelte fornendo loro gli strumenti di cui hanno bisogno e lasciando loro libertà di scelta - anche quando si tratta di dismettere il servizio e portare i dati fuori dall'infrastruttura di OVHcloud. Questo perché si dà così alle aziende e alle istituzioni pubbliche il controllo sui propri dati, tutelando la loro libertà e, soprattutto, quella dei cittadini, i cui dati sono trattati in maniera quanto più possibile sicura e senza sorprese.

John Gazal

John Gazal, vice presidente per il Sud Europa e il Brasile

"I governi, le istituzioni e le aziende non hanno ancora in larga parte compreso l'importanza della sicurezza dei dati nel cloud pubblico. Le cose vengono spesso rese così complesse che sono delle scatole nere di cui non si capisce il funzionamento. In Francia e in Germania c'è un minimo di coscienza di questa importanza, in Italia e in Spagna sta cominciando a esserci ora", ci dice Paulin. Ma Gazal aggiunge: "in Italia la stampa ha però fatto un ottimo lavoro, sensibilizzando molto sul tema. In effetti se n'è parlato più che nel resto d'Europa, ed è un bene."

Proprio per aiutare le aziende a mantenere il controllo sulla propria infrastruttura e sui propri dati, OVHcloud ha lanciato la sua offerta di "Hosted Private Cloud", ovvero la possibilità di avere a disposizione la propria infrastruttura di private cloud all'interno dei data center di OVHcloud. Quest'offerta è mirata particolarmente ai settori finanziario e sanitario, dove la normativa sul trattamento dei dati è più stringente che altrove.

"Siamo comunque convinti che la strada per il successo sia rappresentata dall'hybrid cloud, perché moltissime applicazioni sono ancora su piattaforme legacy ed è necessario del tempo per farle evolvere. Ma nel frattempo è possibile sfruttare il cloud privato e il cloud pubblico per ottenere nuove risorse", afferma Paulin. "Il cloud ibrido è un buon compromesso che permette a ciascun cliente di trovare il proprio percorso per effettuare la migrazione verso il cloud."

OVHcloud: una visione incentrata sull'Europa, ma che guarda oltre

GAIA-X

Abbiamo parlato anche del ruolo che l'Europa ha attualmente nel panorama tecnologico e di come sia possibile affrancarsi dal dominio americano nell'ambito, in particolare per quanto riguarda il cloud e tutto ciò che lo riguarda. Val la pena ricordare a questo proposito che il Patriot Act americano fa sì che il governo statunitense possa accedere ai dati delle aziende americane ovunque essi siano e indipendentemente dalla volontà del governo del Paese dove i dati risiedono. Un problema di non poco conto che ha già portato, ad esempio, la sanità francese a fare marcia indietro nell'assegnazione di un contratto a Microsoft per la fornitura di servizi.

"Penso che tutti i Paesi europei siano troppo piccoli, se presi individualmente, rispetto ai giganti come gli Stati Uniti o soprattutto la Cina, in termini di dimensioni e di ecosistema presente, quindi dobbiamo costruire un ecosistema europeo. Intendiamoci: non è una questione di nazionalismo, perché nel nostro ecosistema abbiamo anche società americane", ci dice Paulin. "Il punto è quello dei valori: le società nel nostro ecosistema condividono con noi i valori e principi di trasparenza e apertura e la stessa visione del futuro dell'informatica."

Il fatto che USA e Cina siano mercati più grandi non è un caso. "Il governo statunitense sovvenziona le aziende del settore IT e con lo Small Business Act ha reso obbligatorio il finanziamento delle startup. In questo modo hanno creato ecosistemi locali, regionali, nazionali. Quando non hai questi strumenti a disposizione, diventa molto più difficile", afferma Paulin. "Sono convinto che sì, le dimensioni contano. L'Europa è un puzzle di piccole grandi economie: sono grandi, sì, ma piccole se comparate ai giganti. Per questo dobbiamo spingere per un migliore coordinamento e per la creazione di un ecosistema europeo più efficiente."

Proprio questa convinzione ha spinto OVHcloud a partecipare all'iniziativa GAIA-X dell'Unione Europea: un impegno transnazionale per creare una piattaforma di cloud pubblico che rispetti le esigenze di aziende, governi, istituzioni e cittadini europei.

A questo proposito c'è, però, una precisazione importante da fare relativamente alla natura di GAIA-X, sovente non compresa correttamente: "spesso si pensa che il progetto GAIA-X riguardi la costruzione di un operatore di cloud pubblico gestito in qualche modo direttamente dai governi o dall'Unione Europea. Non è così. GAIA-X è un progetto che punta a creare realtà private che possano competere con i grandi hyperscaler americani e che ricevano sovvenzioni dal pubblico per poterlo fare", ci spiega Gazal.

OVHcloud è una delle realtà coinvolte nel progetto, ma non è l'unica: si tratta, ancora una volta, di un ecosistema di aziende e istituzioni pubbliche che cooperano verso un fine comune.

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