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HPE Discover 2025: tra agenti intelligenti, infrastruttura AI-native e un futuro ibrido

di pubblicato il nel canale IA business HPE Discover 2025: tra agenti intelligenti, infrastruttura AI-native e un futuro ibrido

Edge9 ha seguito da vicino HPE Discover 2025 con accesso esclusivo a keynote e interviste. Dalla Sphere di Las Vegas, la visione di un’infrastruttura AI-native e agentica. Hybrid cloud, virtualizzazione e quantum tra i temi centrali

 

Las Vegas, Convention Center del Venetian. Il sipario si alza su HPE Discover 2025, ma è nella spettacolare cornice della Sphere che Antonio Neri, CEO di Hewlett Packard Enterprise, accende i riflettori con un keynote immersivo, visivamente potente e strategicamente ambizioso. Al centro del suo messaggio una dichiarazione forte: “l’IA non è solo un carico di lavoro da gestire, è il nuovo sistema operativo del business”.

Un'affermazione che trova sostanza negli annunci che si sono susseguiti durante l'evento e che Edge9 ha potuto approfondire grazie alla sua presenza diretta a HPE Discover 2025 e a una serie di interviste esclusive con i principali protagonisti di HPE.

GreenLake Intelligence: la rivoluzione degli agenti IA

Il primo annuncio, e forse il più spettacolare, è GreenLake Intelligence, la nuova piattaforma agentica integrata nella console GreenLake e in Aruba Central. Non si tratta di un semplice copilot, ma di una vera architettura agentica, composta da agenti specializzati, ognuno focalizzato su un dominio specifico, che agiscono in autonomia e sono orchestrati da un "super agente" capace di ragionare: il MAO (Multi Agent Orchestrator).

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Ne abbiamo parlato con Larry Lunetta, VP Marketing di HPE Aruba Networking, che ha spiegato come questo paradigma sia già oggi operativo nella piattaforma Aruba Central. Gli agenti raccolgono dati di telemetria, analizzano problemi di performance, propongono soluzioni, valutano l’impatto delle modifiche e possono agire in autonomia. Tutto questo con una visibilità completa e contestuale sull’intero stack IT, multivendor e multicloud.

Rispetto ad altri approcci ancora in fase prototipale, HPE propone una soluzione chiavi in mano pronta all’uso, supportata da dieci anni di esperienza sull’IA per il networking e una base installata di sei milioni di dispositivi. Una delle componenti più interessanti è l’integrazione con copilot conversazionali: è possibile chiedere, ad esempio, se esistono problemi di performance o interferenze, e ottenere risposte precise, basate sull’analisi dei dati in tempo reale.

In parallelo, Phil Mottram, EVP e GM di HPE Aruba Networking, ha evidenziato come Aruba Central si stia evolvendo verso un modello di agentic mesh, dove gli agenti distribuiti potranno operare sempre più autonomamente. Un cambiamento destinato ad alleggerire il carico operativo dei team IT, soprattutto in un contesto in cui aumentano le minacce, scarseggiano le competenze e l’infrastruttura diventa sempre più dinamica.

L'evoluzione dell'AI Factory

Il secondo grande annuncio riguarda l’evoluzione dell’AI Factory, la strategia HPE per rendere l’intelligenza artificiale operativa su larga scala. L’approccio, già adottato da clienti enterprise, istituzioni pubbliche e service provider, viene ora esteso e potenziato.

Nel dettaglio, HPE ha introdotto una nuova versione della Private Cloud AI, basata su server ProLiant Gen12 e GPU NVIDIA Blackwell, progettata anche per ambienti air-gapped ad alta sicurezza. A supporto di questa evoluzione arriva un'architettura federata brevettata per la gestione di pool di GPU eterogenei e di nuova generazione, utile per adattarsi a workload di training e inferenza sempre più intensivi.

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Sul fronte dati, la nuova piattaforma HPE ElectraStorage MPX10.000 introduce un motore storage ottimizzato per dati AI-native, in grado di gestire non solo volumi tradizionali, ma anche vettori, metadati arricchiti in tempo reale e segnali ad alta frequenza, come quelli raccolti dagli agenti.

L’ecosistema si arricchisce anche grazie a oltre 30 nuovi ISV, coinvolti, a livello internazionale, nel programma Unleash AI, che valida casi d’uso verticali in ambiti come la rilevazione delle frodi, la conformità normativa e la document AI. Un esempio emblematico è quello del Nebraska, che ha validato un “sovereign use case” in meno di due ore sulla nuova piattaforma Private Cloud AI.

Morpheus per la virtualizzazione: la risposta all'incertezza post-VMware

Il terzo annuncio, meno appariscente ma molto significativo, riguarda Morpheus VM Essentials, la suite per la virtualizzazione integrata in GreenLake. In un momento di forte instabilità nell’ecosistema VMware dopo l’acquisizione da parte di Broadcom, HPE propone una soluzione modulare, cloud-native e agnostica, pensata per orchestrare ambienti misti (on-prem, cloud, edge).

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Nel corso di una sessione riservata alla stampa, abbiamo chiesto ad Antonio Neri quale fosse la visione di HPE sul futuro della virtualizzazione. Neri ha evidenziato come la virtualizzazione non sia destinata a scomparire, ma come i clienti stiano cercando alternative più agili e sostenibili. In questo contesto, Morpheus rappresenta una risposta concreta, capace di offrire orchestrazione full-stack e integrazione con il resto dell’ecosistema HPE, dal networking allo storage.

Anche Fidelma Russo, EVP e CTO di HPE, ha ribadito il posizionamento strategico di Morpheus. A margine di un incontro, le abbiamo chiesto come questa soluzione si confronti con VMware Cloud Foundation. Russo ha risposto che molti clienti stanno considerando Morpheus come una risposta più leggera, flessibile e integrabile per le proprie esigenze di modernizzazione IT.

Si consolida la visione "hybrid by design" di HPE

Con Latha Vishnubhotla, Chief Platform Officer di HPE, abbiamo approfondito come l’approccio "Hybrid by Design" rappresenti il fondamento architetturale dell’intera visione. GreenLake Intelligence è l’evoluzione di questo modello: se l’azienda ha già abituato i clienti a una gestione ibrida di infrastruttura e servizi, oggi propone un layer di intelligenza trasversale, capace di connettere networking, compute e storage, ottimizzando operation, consumi e performance.

Secondo Vishnubhotla, la diffusione degli agenti IA nel contesto IT sarà più rapida rispetto ad altri domini, perché si tratta di strumenti pensati per utenti tecnici, già all’interno dei flussi operativi. La cultura del prompt, introdotta nel mondo consumer da ChatGPT, trova oggi applicazione nel mondo enterprise, e consente di ridurre i tempi di adozione grazie alla familiarità con il linguaggio conversazionale. Il futuro? Un'infrastruttura che si auto-ottimizza in modo collaborativo tra esseri umani e agenti IA.

Il punto di vista italiano: Fabbrica Italia e innovazione diffusa

Nel nostro incontro con Mauro Colombo, Italy Technology & Innovation Sales Director di HPE, abbiamo approfondito come queste innovazioni si calino nel contesto italiano.

Secondo Colombo, GreenLake Intelligence è particolarmente adatta al tessuto produttivo nazionale, composto da molte PMI con team IT ristretti. La possibilità di delegare attività ripetitive agli agenti e di disporre di strumenti pronti all’uso rappresenta un enorme vantaggio competitivo. Il tutto si inserisce in un percorso più ampio, che vede HPE protagonista nel facilitare l’adozione tramite formazione, partnership e supporto sul territorio.

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Un esempio concreto è Fabbrica Italia, iniziativa che riunisce system integrator, scale-up, università e clienti per sviluppare casi d’uso reali di IA industriale. Un modo per trasformare l’intelligenza artificiale da hype a valore tangibile, in una logica di ecosistema e prossimità operativa.

Il raffreddamento a liquido: una necessità per l'AI ad alte prestazioni

Con Jason Zeiler, Product Manager per il Liquid Cooling, abbiamo affrontato uno dei temi più tecnici ma decisivi per l'infrastruttura AI-native: il raffreddamento dei rack ad alta densità. Zeiler ha spiegato che il liquid cooling non è per tutti, ma diventa imprescindibile sopra i 50 kW per rack, soglia facilmente raggiunta con le nuove GPU.

L’approccio HPE è completamente integrato: si parte da rack preassemblati e testati, si aggiungono manifold e CDU progettati insieme, e si offre un sistema pronto all’uso, garantito end-to-end. Oltre alla densità, l’altro vantaggio è l’efficienza: un PUE che passa da 1,7 a 1,2 consente di aumentare la potenza elaborativa o di ridurre sensibilmente il consumo.

Quantum computing: il futuro è ibrido, anche qui

In chiusura, uno sguardo al futuro più visionario: il quantum computing. Durante una sessione con i responsabili di HPE Labs, abbiamo ascoltato un approccio pragmatico ma ambizioso. Il quantum non sarà mai un monolite: le architetture del futuro saranno ibridi quantistici-classici, in grado di combinare qubit fotonici, a ioni e superconduttori secondo la natura del problema.

HPE lavora a un'integrazione profonda con l'HPC, attraverso workflow unificati, strumenti di simulazione quantistica e tecnologie come il post-quantum cryptography, già introdotta nei chip ILO7 dei server Gen12. L’obiettivo non è solo arrivare a un computer quantistico utile, ma prepararne l’adozione su scala enterprise, con sicurezza, interoperabilità e strumenti adatti anche a chi oggi lavora nel classico.

Un tema emerso chiaramente: non programmeremo direttamente i computer quantistici. Sarà l’IA a farlo per noi, mediando tra complessità fisica e bisogni applicativi. Un paradigma che rende ancora più centrale l’intersezione tra IA, infrastruttura e capacità computazionale, e che posiziona HPE come uno dei pochi vendor in grado di presidiare tutte queste dimensioni.

Da Las Vegas, per Edge9, il nostro viaggio dentro l’infrastruttura AI-native di HPE si conclude con la consapevolezza che l’architettura ibrida, al centro della proposta di HPE, non è solo una strategia tecnologica, ma una condizione necessaria per innovare. Gli agenti IA non sono più una promessa: sono operativi. E il futuro – che si tratti di IA distribuita, quantum computing o virtualizzazione intelligente – è già in corso. Con una visione chiara, e con gli strumenti giusti per renderla realtà.

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