Capgemini: collaborare sugli ecosistemi di dati conviene e permette di aumentare i ricavi sino al 9%
di Alberto Falchi pubblicata il 21 Luglio 2021, alle 12:11 nel canale Innovazione
La collaborazione fra le aziende che condividono ecosistemi di dati porta vantaggi tangibili, aiutando a contenere i costi e migliorare produttività e fatturato. Una percentuale elevate di imprese però adotta soluzioni basilari che impediscono di sfruttare il potenziale
Capgemini, multinazionale che supporta le aziende nel loro percorso di trasformazione digitale, ha recentemente pubblicato una ricerca condotta dal Capgemini Research Institute - il suo think tank interno specializzato sul digitale - incentrata sull'utilizzo degli ecosistemi di dati. Quello che emerge è che le aziende che condividono e scambiano informazioni possono incrementare in maniera significativa i loro ricavi, sino al 9% nel caso di realtà con fatturati superiori ai 10 miliardi di dollari.
A sfruttare queste opportunità, però, sono ancora in pochi. Il 61% del campione intervistato, infatti, si appoggia a ecosistemi poco evoluti, che garantiscono bassi livelli di collaborazione, e solo il 39% delle imprese sta sfruttando i dati per ottenere vantaggi competitivi.
Cosa sono gli ecosistemi di dati?
Per comprendere il significato dello studio di Capgemini è prima di tutto necessario capire di cosa stiamo parlando. Secondo la multinazionale, gli ecosistemi di dati sono le "partnership tra organizzazioni che consentono loro di condividere dati e insight rilevanti ai sensi delle normative locali applicabili, creando così nuovo valore per tutti i partecipanti". Parliamo di soluzioni destinate ad enti governativi e aziende di grandi dimensioni operanti nel mondo bancario e delle telecomunicazioni.
La ricerca, condotta intervistando 750 dirigenti senior in aziende operanti negli Stati Uniti, Europa e APAC e con un fatturato superiore al miliardo di dollari, indica che non essere troppo "gelosi" delle proprie informazioni e condividerle con altri partner può avere un impatto positivo sul business, garantendo nuove entrate, incrementando la produttività e consentendo di tagliare alcuni costi. Benefici che Capgemini quantifica in ben 940 milioni di dollari per azienda, o fino al 9% del fatturato per quelle organizzazioni con fatturati superiori ai 10 miliardi.
Circa la metà delle imprese prese in esame (48%) punta ad accedere a nuovi ecosistemi o iniziative di collaborazione sui dati, e l'84% di queste prevede di farlo nei prossimi tre anni. Il 36% invece intende potenziare le piattaforme di data ecosystem già in uso.
Parlando di cifre, quasi un'azienda su quattro è disposta a mettere sul piatto ben 50 milioni di dollari nei prossimi due o tre anni, mentre il 76% degli intervistati investirebbe un budget superiore ai 10 milioni. Interessante notare come la portata dell'investimento vari molto da settore a settore. Le realtà più propense a investire sono quelle operanti nel settore delle telecomunicazioni: il 55% del campione ha infatti dichiarato che investirà più di 50 milioni di dollari. Solo il 43% degli istituti bancari investirà cifre paragonabili. Fanalini di coda sono il settore sanitario (18%) e gli enti governativi (7%). A livello geografico, le aziende che investiranno maggiormente sono dislocate in USA e UK.
Capgemini evidenzia però un problema da non sottovalutare: solo il 14% del campione ha adottato modelli di data ecosystem più collaborativi e tipologie di condivisione dei dati più complesse mentre il "61% delle aziende si sta ancora interessando a ecosistemi tradizionali a basso valore, con uno scarso livello di collaborazione e una condivisione dei dati piuttosto semplice", specifica il rapporto.
"I dati sono il fulcro dell’innovazione" - spiega Marco Perovani, COO di Capgemini in Italia - "Le organizzazioni che ne stanno sfruttando il potenziale hanno già notato i chiari vantaggi che emergono dalla loro condivisione e oggi guardano anche a fonti meno tradizionali di dati, come gli aggregatori e i data disruptor, al fine di ricavare informazioni rilevanti e di buona qualità che possano far nascere nuove idee, decisioni di business e, soprattutto, estendere il vantaggio competitivo dell’azienda".
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