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CES 2025: le startup della missione italiana si evolvono e guardano al deep tech

di pubblicata il , alle 17:31 nel canale Startup CES 2025: le startup della missione italiana si evolvono e guardano al deep tech

Si è chiusa l'edizione 2025 del CES, che ha visto la missione italiana delle startup portare 46 aziende all'Eureka Park. Edge9 ha intervistato Fabrizio Rovatti di Area Science Park, che ha sottolineato l'attenzione dell'ente al supporto delle startup che operano nel settore deep tech, e cinque aziende italiane presenti in fiera

 

Accomunare il termine tradizione a Las Vegas può sembrare strano. La città nasce ufficialmente nei primi del ‘900 e dagli anni ’30 inizia l’era dei casinò, con la legalizzazione del gioco d’azzardo in Nevada. In una città che è cresciuta a ritmi vertiginosi e che oggi conta più di 2 milioni di abitanti, le tradizioni nascono e muoiono alla velocità della luce. I mega alberghi che conosciamo oggi si possono far risalire al successo del Mirage, nato da un’idea di Steve Wynn nel 1989 e chiuso nel luglio del 2024 per essere convertito nel nuovo Hard Rock Las Vegas, che si prevede aprirà i battenti nel 2027. Il Mirage, forse proprio adesso che ha chiuso, è diventato una tradizione di Las Vegas, e la sua insegna spenta e decadente è lì a ricordare ai passanti sulla Strip che tutti gli altri mega alberghi luccicanti hanno successo oggi per l’intuizione avuta da Steve Wynn meno di 30 anni fa.

Negli ultimi 10 anni si è consolidata una tradizione anche all’interno del CES, che in questo periodo ha cercato, in parte con successo, di cambiare la propria identità, provando ad andare oltre il perimetro della Consumer Electronics, tanto da rimuovere i termini dal nome. Quello che prima era un acronimo, oggi è diventato “solo” un marchio, cosa che ha permesso di mantenere una continuità con il passato ma, allo stesso tempo, aprire la manifestazione ad altri settori, che difficilmente si sarebbero potuti far rientrare nel perimetro della Consumer Electronics. Così abbiamo assistito alla prepotente crescita dello spazio dedicato all’automotive, che quest’anno ha visto un ridimensionamento, e anche a un’apertura alla tecnologia business.

Una delle aree del CES che più ha avuto successo in questi ultimi anni e che sta creando una vera e propria tradizione è l’Eureka Park. Qui non si trovano i big del mondo tech coi loro giganteschi stand, ma startup da tutto il mondo, che sfruttano l’evento come un’occasione per mostrarsi a interlocutori internazionali e potenziali investitori. Una tradizione nella tradizione è la missione italiana delle startup organizzata da ITA con il supporto di Area Science Park, che si occupa non solo di selezionare le idee col maggiore potenziale, ma anche di farle arrivare pronte all’evento, seguendole tramite un percorso di supporto e accelerazione.

 “Area Science Park negli ultimi anni ha collaborato con ITA per selezionare le migliore startup da portare in questa vetrina”, afferma Fabrizio Rovatti, dirigente tecnologico di Area Science Park. “Nel 2025 abbiamo visto una crescita sotto tanti punti di vista: di competenze, da parte delle startup, ma anche relativamente al CES stesso”. Al centro di questa edizione della Missione Italiana al CES, alla quale hanno preso parte 46 startup italiane, il deep tech.

Il focus sul deep tech delle startup italiane al CES

Area Science Park sta investendo e supportando molto le startup operanti nell’ambito del deep tech, che secondo Rovatti sono quelle che “avranno un impatto maggiore”. E Area Science Park si sta attrezzando sotto questo profilo, evolvendosi verso un ecosistema che riesca a mettere a disposizione delle future startup anche i laboratori e le infrastrutture di ricerca. Che sono fondamentali, perché chi opera nell’ambito del deep tech si espone a rischi molto elevati. Il deep tech, infatti, si concentra sulla ricerca di base in ambiti come l’intelligenza artificiale, le biotecnologie, la fisica quantistica, e richiede grandi investimenti in ricerca. Oltre a rappresentare un rischio molto elevato rispetto ad altri settori tecnologici. Secondo Rovatti, “l’ecosistema che si focalizza nel supporto alle deep tech deve avere caratteristiche diverse: deve avere il know how interno per supportare la scoperta scientifica o tecnologica che poi porta a un business”. E cambiano anche i tempi, che si dilatano: servono tempi più lunghi per arrivare a risultati concreti.

Un giro all’Eureka Park: l’IA di 221e

Fra le quasi 50 startup che hanno partecipato alla Missione Italiana, ne abbiamo individuate cinque che a nostro avviso sono particolarmente rappresentative del lavoro portato avanti da ITA e Area Science Park. Non sono le “migliori”, né necessariamente quelle più innovative, ma permettono di capire quanto le startup di oggi siano molto più mature e pronte ad affrontare il mercato rispetto a qualche anno fa.

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Iniziamo con 221e, che opera nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Nello specifico, realizza soluzioni di IA che possono essere eseguite all’interno dei microcontrollori usati in ambito industriale. Come spiega Walter Zigliotto, Solution Specialisti della startup, parliamo di dispositivi con una modesta potenza di calcolo, e questo rappresenta la principale sfida dal punto di vista ingegneristico. Gli algoritmi sono tarati sulla base di ogni specifica applicazione, così da renderli il più efficienti possibili. Un esempio concreto è il sensore indossabile che è in grado di capire se un operaio si trova in situazioni di pericolo (per esempio rileva le cadute) e manda immediatamente un segnale così da poter provvedere a inviare soccorsi nella posizione specifica, localizzata tramite GPS.

La simulazione elettromagnetica di EMC Gems

Cerchiamo di studiare il comportamento dei dispositivi elettromagnetici, come i motori elettrici, senza usare prototipi fisici”, spiega Ruben Specogna, fondatore di EMC Gems, startup di Udine nata nel 2021 che già collabora con parecchie realtà del mondo dei semiconduttori, a partire da Infineon. A differenziare EMC Gems da altri concorrenti è la velocità: “siamo sino a 5.000 volte più veloci rispetto alle aziende storiche del settore, e questo ci ha permesso di arrivare subito a clienti importanti”, dice Specogna. Concentrandosi sulla simulazione, EMC Gems punta anche sui digital twin, i gemelli digitali di macchinari o intere linee produttive, e per questo ambito realizza gli encoder, sia lineari sia rotativi, fondamentali per gestire l’interazione fra il mondo fisico e quello simulato, che è una delle caratteristiche chiave dei digital twin.

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I sensori di visione di AI4IV

I sensori di visione sono come una telecamera, ma invece di produrre immagini o video, estraggono il contenuto della scena”, cioè riescono a descrivere cosa inquadrano. Lo spiega Fabio Gallo di AI4IV, startup che concentra la sua ricerca sulle soluzioni di computer vision. Questi sensori sono molto utilizzati in ambiti come l’automotive, per la guida autonoma, una tecnologia di cui si parla da anni ma rimane ancora allo stadio iniziale, tolte alcune sperimentazioni. A frenarne la diffusione secondo Gallo è proprio la mancanza di sensori sufficientemente maturi per essere usati in questo contesto, offrendo risultati attendibili in ogni condizione di visibilità, per esempio all’uscita dalle gallerie, dove i sensori tradizionali vanno spesso in crisi.

I supercap di Novac

Novac è al lavoro sui supercap, dei condensatori molto particolari. Accumulano energia, come le tradizionali batterie, ma hanno un vantaggio rispetto a queste ultime: sono in grado di erogare significative quantità di energia molto rapidamente. Le batterie classiche, invece, pur immagazzinando grandi quantità di energia, sono lente a erogarla. “Sono due tecnologie complementari, che possono rendere molto più efficiente un motore elettrico”, spiega Matteo Bertocchi: la batteria sotto il telaio, infatti, è quella che garantisce lunghe percorrenze, mentre i supercap si rivelano fondamentali per accelerare repentinamente e in tutte quelle situazioni in cui è richiesto un picco improvviso di energia. Questa tecnologia però ha un difetto: occupa spazio, e non sempre è facile trovare il modo di integrarla nei veicoli. Novac ovvia a questa limitazione con dei supercap che possono essere integrati direttamente nella carrozzeria dell’auto (ma anche di barche elettriche o di satelliti spaziali), ottimizzando così l’occupazione degli spazi. Fra le collaborazioni di Nova, segnaliamo quella con il produttore di vetture da corsa emiliano Dallara.

L’idrogeno verde secondo Enphos

Enphos è una startup che avevamo già conosciuto all’edizione 2024 del CES. Sviluppa sistemi di accumulo ibridi, che fanno leva sia sull’idrogeno sia su batterie al sale. Batterie dedicate non all’automotive, ma a settori come l’industria e la logistica, con l’obiettivo di abbattere il costo dell’energia elettrica. Per quanto riguarda le batterie, utilizza prodotti già esistenti sul mercato perché come spiega Luigi Migliorinici vorrebbero dai 5 ai 10 anni per svilupparne una con una nuova tecnologia”. Due i motivi della partecipazione al CES: ottenere visibilità e, inevitabilmente, trovare nuovi investitori.

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