Tutti i vantaggi del cloud distribuito in due eventi (in presenza) di Oracle

Tutti i vantaggi del cloud distribuito in due eventi (in presenza) di Oracle

Oracle sta organizzando a Milano e Roma due incontri in presenza per approfondire le sue nuove soluzioni per un cloud ibrido e sicuro, con casi di studio di Intesa SanPaolo, Università la Sapienza e Ministero della Difesa

di pubblicata il , alle 15:11 nel canale Innovazione
OracleBig del CloudCloud Security
 

Cavalcare il cambiamento, prendere decisioni più velocemente, essere più efficienti e competitivi. Queste le ambizioni della maggior parte delle imprese. La soluzione secondo Oracle? Puntare sul cloud distribuito, facendo leva su tecnologie come Cloud@Customer, declinato in Exadata C@C e Dedicated Region C@C. Cosa è e perché è vantaggiosa, in particolare quella denominata “Exadata Cloud at Customer” (con le relative tecnologie di supporto sulla protezione dei dati), sarà il tema di due incontri, solamente in presenza, organizzati da Oracle presso i propri uffici. Il primo si terrà a Milano il 21 marzo, e vedrà la partecipazione di uno dei clienti bancari di Oracle, Intesa SanPaolo. Il secondo, invece, sarà organizzato a Roma due giorni dopo, il 23 marzo: qui porteranno le loro testimonianze due importanti clienti del settore pubblico: il Ministero della Difesa e l’Università La Sapienza.

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Cloud distribuito: una sola soluzione per differenti esigenze di prossimità al cliente

A spiegarci il concetto di cloud distribuito è Riccardo Iommi, Direttore del team di Solution Engineering (Prevendita tecnica) Cloud Systems di Oracle Italia. “L’idea del cloud distribuito è quella di offrire al cliente servizi in maniera elastica, sicura ed efficiente. Ovunque sia necessario con la medesima esperienza utente”.

Un approccio che si basa sul concetto di cloud ibrido perché a oggi la maggior parte dei clienti, soprattutto quelli che trattano dati sensibili, tiene ancora una grande quantità di dati sui propri data center. Un approccio che garantisce sì il controllo e la sovranità sulle informazioni, ma che a volte si rivela inefficiente in termini economici. E, soprattutto, complesso, dato che gli utenti si troveranno a che fare con diverse interfacce a seconda delle operazioni necessarie. Gli amministratori IT, dal canto loro, dovranno invece saltare da una console all’altra per gestire i vari sistemi.

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Ecco che accorpare tutto su un unico modello permette di semplificare le operazioni, portare più efficienza, e abbattere i costi. Ad esempio negli scenari di disaster recovery. È il caso di Intesa SanPaolo, che verrà discusso nell’incontro milanese. La banca ha adottato la soluzione di Oracle per abbattere i costi dei sistemi di disaster recovery. “Quando si mettono in piedi soluzioni di disaster recovery, solitamente si utilizzano due sistemi paralleli identici: se uno viene meno, entra in azione automaticamente il secondo”, spiega Iommi. “Il problema si pone quando sto usando uno di questi sistemi, anche costosi, in modalità limitata: praticamente, mi serve solo in caso di problemi gravi”. Qui entra in gioco l’approccio di Oracle, che permette ai propri clienti di scegliere in maniera dinamica come investire i propri crediti sulla piattaforma OCI. “Un cliente può utilizzare i crediti per la soluzione infrastrutturale IaaS di disaster recovery, risparmiando risorse rispetto a un sistema on premise interamente dedicato. Solo nel caso sia necessario ripristinare i sistemi, può utilizzare ulteriori crediti per le operazioni di ripristino. Questo è possibile in quanto i crediti di Oracle possono essere consumati su qualsiasi servizio. Il cliente si impegna all'acquisto di una certa quantità di crediti e poi li usa dove vuole. Questo consente un controllo dei costi efficace.”.

Efficientamento e innovazione: i casi d'uso protagonisti dell'incontro di Roma

Anche il caso di studio relativo a La Sapienza toccherà il tema dell’efficientamento delle risorse. L’intervento relativo allo use case del Ministero della Difesa invece, verterà sul tema dell’innovazione dei database dell’ente. Ma, sottolinea Iommi, “non si tratta di un caso di lift & shift”, cioè di limitarsi a migrare i carichi di lavoro on premise su una struttura cloud. “Nella visione di Oracle non è il cliente che si deve adeguare alla logica del cloud, ma è il cloud che si deve avvicinare al cliente. Il nostro obiettivo qui è stato quello di semplificare tutto e portare le modalità di consumo cloud all’interno del firewall del cliente”. Anche se i dati rimangono confinati nei data center dei clienti (è il caso dell’Exadata cloud@customer) o su un cloud privato (come nelle Oracle dedicated cloud region). Infine, si parlerà anche delle soluzioni Oracle per la protezione dei dati, tema reso sempre più attuale dai frequenti attacchi di ransomware.

I seminari in questione non avranno un approccio prettamente tecnico, e sono indirizzati quindi non solo ai responsabili IT, ma anche ad altre figure aziendali, come chi opera nel campo dell’amministrazione finanziaria o del marketing. Il pubblico di riferimento? Oltre alle grandi aziende e alla PA, anche le imprese di medie dimensioni che vogliono avere un maggior controllo dei costi e una maggiore efficienza operativa senza però rinunciare alla sovranità (residenza, localizzazione) e alla sicurezza dei dati.

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