Anche il Regno Unito approva l'acquisizione di VMware da parte di Broadcom

Anche il Regno Unito approva l'acquisizione di VMware da parte di Broadcom

Contrariamente all'antitrust europeo, l'ente britannico ha approvato l'affare Broadcom-VMware senza condizioni: i vantaggi che Broadcom otterrebbe dallo sfavorire la concorrenza sulle piattaforme VMware non sarebbero così convenienti

di pubblicata il , alle 14:01 nel canale Market
VMwareBroadcom
 

Broadcom ha annunciato di aver ricevuto il "via libera" all'acquisizione di VMware da parte dell'ente britannico garante della competizione, la Competitions and Market Authority. Quest'approvazione arriva a breve distanza dall'OK dato dalla Commissione Europea.

Broadcom ottiene l'OK dal Regno Unito per acquisire VMware

La CMA aveva annunciato un'indagine approfondita sull'acquisizione di VMware alla fine dello scorso marzo. Il motivo era che il Garante britannico aveva timore che Broadcom avrebbe ridotto la compatibilità delle soluzioni hardware concorrenti nei prodotti VMware per favorire le proprie.

L'indagine approfondita ha concluso che tale rischio non sia elevato e che l'acquisizione di VMware da parte di Broadcom "non ridurrebbe sostanzialmente la competizione nella fornitura di componenti hardware per server nel Regno Unito. [...] I potenziali benefici finanziari per Broadcom e VMware nel far funzionare i prodotti rivali meno bene con il software di VMware non controbilancerebbe i potenziali costi finanziari in termini di vendite perse."

L'unico ente regolatore occidentale che manca ancora all'appello è la FTC statunitense, che non si è ancora espressa nel merito. Secondo Broadcom, però, i limiti di tempo perché la FTC possa intervenire, stabiliti dalla legge statunitense, sono ormai stati superati e dunque sembra che non ci sia alcun impedimento all'acquisizione.

L'altro ente che deve ancora esprimersi è l'Amministrazione Statale per la Regolamentazione del Mercato in Cina. Tale Garante sembra ultimamente piuttosto propenso a non fornire il proprio assenso alle fusioni di aziende occidentali che operano anche in Cina, in quella che alcuni (come riporta The Register) vedono come una ripicca per le misure anti-cinesi intraprese dagli Stati Uniti e da molti governi occidentali.

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