I 13 giorni del 2019: nella partita a scacchi fra USA e Cina Huawei non è uno spettatore
di Vittorio Manti pubblicato il 28 Maggio 2019 nel canale MarketSono stati 13 giorni di fuoco da quando Reuters ha rilanciato la notizia dell’ordine esecutivo di Trump che impedisce alle aziende americane di utilizzare apparati di telecomunicazione che potrebbero mettere a rischio la sicurezza nazionale e che ha comportato la scelta di Google di togliere Android a Huawei. Cosa succederà non è chiaro, ma una cosa è certa: è guerra aperta fra USA e Cina sul fronte commerciale
Il film Thirteen Days del 2000 con protagonista Kevin Costner raccontava in modo molto teatrale, ma anche fedele, gli avvenimenti dei fatidici 13 giorni dell’ottobre 1962 durante i quali la tensione fra le allora superpotenze portò il mondo sull’orlo di un conflitto nucleare. La crisi dei missili nucleari che l’Unione Sovietica voleva installare a Cuba, portò a un’escalation con gli USA che mise i due rispettivi capi di stato Khrushchev e Kennedy in una situazione di difficilissima negoziazione. Mai come in quei 13 giorni il mondo fu vicino a una guerra nucleare e solo molti anni dopo sia l’opinione pubblica che alcuni dei protagonisti della vicenda scoprirono realmente quanto vicini si arrivò a un conflitto nucleare. Sempre a posteriori si è scoperto che sia Kennedy sia soprattutto Khrushchev, rendendosi conto che le politiche seguite fino a quel momento avrebbero potuto davvero innescare un conflitto nucleare, iniziarono un processo di distensione, anche a costo di perdere consenso nel proprio paese. Oggi non è invece difficile approfondire gli avvenimenti di quei giorni, recuperando i documenti ufficiali che descrivono la vicenda, per chi non si accontentasse di come è stata narrata nel film.
Dopo la II Guerra Mondiale e fino alla caduta del muro di Berlino, la lotta per la supremazia mondiale fra USA e URSS si è combattuta utilizzando il deterrente nucleare come arma per sovrastare il rivale. La minaccia di un olocausto nucleare ha impedito uno scontro armato fra le due super potenze e la Guerra Fredda si è combattuta su altri fronti, mantenendo il mondo in un precario equilibrio per diversi decenni. L’obiettivo era comunque quello di ottenere la supremazia politica, ma anche economica, a livello mondiale. In quello scenario, e con i mezzi di comunicazione dell’epoca, la percezione che l’opinione pubblica aveva dei rapporti di forza fra le super potenze era importante tanto quanto i rapporti stessi e c’erano sicuramente molte meno possibilità rispetto a oggi che i mezzi di comunicazione di una parte riuscissero a influenzare l’altra.
Trump attacca e Google è forzata a togliere Android a Huawei
Sono passati 13 giorni da quando il 15 maggio scorso Reuters “batteva la notizia”, tanto per usare un termine in voga anni fa, che il presidente USA Trump avrebbe emesso un ordine esecutivo per impedire alle aziende americane di utilizzare apparati per telecomunicazioni prodotti da fornitori che potrebbero costituire un rischio per la sicurezza nazionale (americana).
Chiaramente la gravità della situazione di oggi non è neanche lontanamente comparabile a quanto vissuto dal mondo nei 13 giorni di oltre 50 anni fa. Oggi il rischio di un conflitto nucleare appare molto remoto (per fortuna), ma qualcosa da quello che è successo in passato, sia nella specifica crisi sia più in generale dagli anni di Guerra Fredda, possiamo farlo nostro e utilizzarlo per contestualizzare meglio la vicenda che stiamo vivendo in questi giorni.
È apparso subito evidente che il “ban” legato alle questioni di sicurezza nazionale potesse avere delle ripercussioni prima di tutto su Huawei. E così è stato. Nonostante il divieto imposto da Trump si riferisse alle infrastrutture di comunicazione, più che ai terminali, come smartphone e PC, e che di fatto Huawei non sia presente sul mercato americano degli smartphone, Il 19 maggio sempre Reuters diffonde la notizia che Google avrebbe interrotto i rapporti commerciali con l’azienda cinese. Tradotto, niente più Android, Play Store e app Google sugli smartphone Huawei. Curiosamente, il giorno prima della decisione di Google, seguita poi anche da produttori di hardware come Intel, Qualcomm e Broadcom che forniscono componenti a Huawei per la costruzione degli smartphone, viene diffusa da Reuters la notizia che l’ordine esecutivo di Trump sarebbe stato sospeso per 90 giorni, per evitare disagi ai consumatori.
C’è una guerra commerciale in atto fra USA e Cina
La vicenda sarebbe continuata nei giorni immediatamente successivi, e siamo certi che altri pezzi del puzzle andranno a incastrarsi nelle prossime settimane. Prima di analizzare gli ultimi, e molto interessanti, passaggi dei 13 giorni del 2019, diventa essenziale inquadrare l’iniziale mossa di Trump in un quadro più ampio. Finita la Guerra Fredda, con la caduta del muro di Berlino nel 1989 e la successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica alla fine del 1991, gli USA vissero alcuni anni come unica super potenza mondiale, consolidando una supremazia economica oltre che militare. Negli anni successivi abbiamo assistito a conflitti pretestuosi, finalizzati essenzialmente al consolidamento del potere economico, e alla crescita inarrestabile di nuove realtà sui mercati internazionali. L’India, la nuova Russia nata dalle ceneri dell’URSS, e soprattutto la Cina hanno scalato la classifica mondiale del PIL. Nel 2014, valutando il PIL a parità di potere d’acquisto, la Cina ha superato gli USA come prima economia mondiale, mentre in base al PIL nominale gli USA mantengono ancora oggi il primato. Indipendentemente dal metodo di valutazione utilizzato, USA e Cina oggi rappresentano indiscutibilmente le prime due super potenze economiche mondiali.
Industrie, aziende, monete, strumenti finanziari competono in un mercato sempre più globalizzato e il ruolo degli Stati, con la S maiuscola, è quello di creare le condizioni affinché le aziende nazionali possano primeggiare a livello mondiale. È una guerra. Commerciale, ma pur sempre una guerra, che si è sempre combattuta e sempre si combatterà. È una guerra fatta di alleanze e conflitti a viso aperto, sotterfugi e tradimenti, diplomazia e strategie. Come nei 13 giorni della crisi dei missili cubani del 1962, nel momento in cui si accende una schermaglia è molto difficile coglierne tutte le ramificazioni e capire quali saranno gli effetti a lungo termine.
Un elemento radicalmente diverso rispetto a 50 anni fa è sicuramente rappresentato dall’evoluzione dei mezzi di comunicazione. Nei primi giorni dopo l’annuncio del ban di Trump abbiamo assistito al racconto di innumerevoli scenari che potrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi. Huawei che continua a utilizzare Android, anche se solo nella versione AOSP (Android Open Source Project) senza Play Store e applicazioni Google. Huawei che crea una partnership con l’app store indipendente portoghese Aptoide. Huawei che lancia il suo sistema operativo proprietario.
È giusto raccontare cosa sta succedendo e quali scenari si prospettano. Lo stiamo facendo su Hardware Upgrade e continueremo a farlo. Il sito americano The Verge ha creato uno “Storystream” che riunisce tutto quello che ha pubblicato sulla vicenda, con riferimenti anche a episodi dei mesi precedenti, ed è già arrivata a 60 (!) contenuti. Però una cosa è certa. Che nessuno, probabilmente neanche i protagonisti politici della vicenda, può sapere cosa effettivamente succederà e quali saranno gli effetti a lungo termine. Ogni singolo episodio avvenuto in questi 13 giorni è parte integrante della guerra commerciale in atto ed è quindi fondamentale inquadrare quello che succede in questo contesto.
Una conferma del fatto che è meglio avere un atteggiamento paziente e non trarre conclusioni affrettate arriva da quanto avvenuto subito dopo l’annuncio di Google del 19/5 di sospendere i rapporti commerciali con Huawei. Il 21/5 Reuters riporta che il presidente cinese Xi Jinping ha visitato la JL MAG Rare-Earth Co Ltd. Le Terre Rare sono degli elementi chimici utilizzati nel processo produttivo di molti prodotti tecnologici, proprio dalle stesse aziende che hanno dichiarato di interrompere la fornitura a Huawei. La Cina oggi produce e raffina l’80% di tutte le Terre Rare al mondo. Il presidente Xi Jinping non ha rilasciato alcuna dichiarazione durante la visita né ha fatto alcun riferimento a un collegamento fra la visita e la vicenda Huawei. Non ha avuto bisogno di farlo. Molti analisti hanno letto nella visita una minaccia di bloccare l’esportazione delle Terre Rare.
È troppo presto per capire cosa succederà in futuro
Due giorni dopo, il 23/5, Reuters riprende una dichiarazione di Trump, rilasciata durante un incontro istituzionale che trattava argomenti apparentemente non correlati, che ipotizza la possibilità di “risolvere” la questione con Huawei nell’ambito di un più ampio accordo commerciale con la Cina. Così come l’ordine esecutivo del 15/5 non significava necessariamente che Huawei avrebbe perso Android, così quest’ultima dichiarazione non comporta automaticamente che la situazione si risolva con un niente di fatto. Concordiamo con molti analisti e colleghi che hanno sottolineato la contraddizione fra un ordine esecutivo in teoria legato a questioni di sicurezza nazionale e un accordo commerciale fra USA e Cina sul tema dei dazi. La chiave di lettura non può che tornare a essere quella che ogni tassello si incastra nello scenario più ampio della guerra commerciale in atto.
Per concludere riportiamo un elenco delle notizie diffuse da Reuters con le relative date:
15/5 Trump executive order, that bans Huawei (among others) - Ordine esecutivo di Trump, che estromette Huawei (fra gli altri)
18/5 U.S. may scale back Huawei trade restrictions to help existing customers - USA potrebbero ammorbidire le restrizioni commerciali per aiutare i clienti attuali
19/5 Google suspends some business with Huawei - Google interrompe alcuni rapporti commerciali con Huawei
21/5 Rare earth firms' stocks soar on U.S.-China trade war speculation - Le azioni delle aziende di Terre Rare si impennano sulle indiscrezioni della guerra commerciale fra USA e Cina
23/5 Trump says Huawei dispute could be resolved in trade deal with China - Trump annuncia che la disputa con Huawei potrebbe essere risolta in un accordo commerciale con la Cina
Dal primo comunicato a oggi sono passati 13 giorni. I protagonisti politici, con stili di comunicazione molto diversi, stanno facendo le loro mosse e sicuramente ci saranno delle ripercussioni nel lungo periodo. Noi continueremo a raccontarvi tutti i passaggi, consapevoli che per trarre delle conclusioni ci vorrà ancora del tempo e che la vera partita si giocherà sul tema delle reti 5G, perché Huawei prima che produttore di smartphone è soprattutto uno dei principali fornitori mondiali di apparati di rete.
23 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - info@Vittorio Manti: articolo quasi perfetto; mancherebbe il riferimento alla ARM che invece ha sede in UK ed il fatto che la stessa Huawei avrebbe intenzione di produrre in proprio i propri SoC.
e che il 5g è una tecnologia da gestire per le superpotenze, ci sono rischi militari viste solo le performance, inoltre ci sono in ballo riassesti pesanti delle infrastrutture.
Esatto. Questa era un'informazione importante da aggiungere.
Anche perché... vedi sotto.
...senza licenza ARM non potrebbe comunque fare alcunché coi suoi SoC.
sui 13 giorni cubani
non per risultare polemico,forse rileggere la storia, magari non solo
sui testi del patto atlantico, potrebbe risultare utile.
a Cuba, alleato della CCCP, i missili furono portati
a seguito del posizionamento di missili con testate nucleari
in Turchia, membro della NATO.
quella posizione li rendeva troppo vicini alle città,
e ai siti produttivi, delle repubbliche russe.
la susseguente considerazione russa fu
che non avrebbero avuto modo di replicare
- rammento che la dottrina militare russa, al contrario di quella usa,
non contempla l'attacco preventivo con armi nucleari -
ad un eventuale attacco
quindi non furono i russi a scatenare i fatti cubani.
spero di non essere risultato tedioso.
29/05 La Cina ha messo in campo la "questione" terre rare.
Terre rare
Questa storia e iniziata prima del 15/5, è iniziata nel 2018, quando gli Stati Uniti hanno aumentato la produzione di terre rare raggiungendo la quasi totale indipendenza dalle importazioni dall'estero di terre rare.Riporto quanto ho in scritto in un altro sito al riguardo:
Articolo fatto quasi bene, perché utilizza dati vecchi che arrivano fino al 2010, questi sono aggiornati al 2018:
https://prd-wret.s3-us-west...
per le terre rare, vedere pagina 132 e 133, nella pagina 133 ci sono i dati relativi alla produzione mondiale di terre rare, non si può non notare il picco di produzione di terre rare dei Stati Uniti, avvenuto nel 2018, prima erano insignificanti, proprio prima di dichiarare la guerra commerciale con la Cina.
Nella pagina 132 ci sono i dati delle importazioni ed esportazioni delle terre rare di Stati Uniti, nel 2018 ha importato solo 1000 tonnellate e ne ha esportato 30, più le 15.000 che ha prodotto nel 2018 (adesso è dopo l'Australia il terzo produttore mondiale di terre rare), calcolando la produzione e l'importazione/esportazione, il fabbisogno 2018 dei Stati Uniti è stato di 15970 tonnellate, probabilmente attualmente gli Stati Uniti sono autosufficienti per quanto riguarda le terre rare.
Quindi la leva commerciale delle terre rare Cinese (cosa che comunque la Cina non ha ancora minacciato di fare) non è utilizzabile con gli Stati Uniti, ma è valida per gli altri paesi produttori di tecnologia, ma a che scopo la Cina dovrebbe farla con dei paesi che non c'entrano niente.
29/05 La Cina ha messo in campo la "questione" terre rare.
E il PLA ( esercito cinese ) ha iniziato il boicottaggio di Microsoft, compresi i sistemi operativi.
Leggevo ieri che è in sviluppo un OS made in China ( o è già presente ). Si parla di un OS capace di eseguire almeno gli applicativi Win32. Un derivato di ReactOS ( che faccio notare che è praticamente russo ).
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