Deutsche Bank modernizza i suoi database e sceglie Oracle. Il motivo? Ce lo spiega Riccardo Romani

Deutsche Bank modernizza i suoi database e sceglie Oracle. Il motivo? Ce lo spiega Riccardo Romani

Il modello di business tipico del cloud permette di tagliare i costi, garantire la scalabilità e accelerare il lancio di nuovi servizi, ma non è l'ideale per le banche, che devono tenere i dati in casa. La soluzione? Portare il cloud nei data center

di pubblicata il , alle 10:11 nel canale Cloud
Oracle
 

Di recente, Deutsche Bank ha annunciato un’imponente opera di trasformazione digitale: la migrazione dati su un nuovo database. Migrare un database da un sistema a un altro è in generale una sfida da non prendere sottogamba, ma quando si parla di un’istituzione bancaria delle dimensioni di Deutsche Bank la complessità diventa enorme. Soprattutto in questo caso, dato che la banca trasferirà sulla nuova infrastruttura la maggior parte del suo patrimonio dati. L’obiettivo è quello di realizzare una piattaforma dedicata in grado di gestire tutti i servizi: il trading, l'elaborazione dei pagamenti, la pianificazione del rischio e del capitale e il reporting regolatorio. La soluzione al problema Oracle Exadata Cloud@Customer.

Cosa è Oracle Exadata Cloud@Customer?

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Oracle Exadata Cloud@Customer è l’equivalente di avere la stessa infrastruttura di Oracle Exadata Cloud Services nei propri datacenter. In pratica, gli stessi macchinari e gli stessi servizi dell’infrastruttura che Oracle offre via cloud vengono installati nei data center del cliente, che avrà così totale controllo sulla sovranità dei dati. Un aspetto che, in ambito finanziario, è estremamente importante, sia dal punto di vista della sicurezza delle informazioni, sia da quello de rispetto delle norme. Ma perché un colosso come Deutsche Bank a un certo punto decide di cambiare i suoi strumenti e la sua architettura? Lo abbiamo chiesto a Riccardo Romani, Direttore Sud-Europa, Cloud Systems Solution Engineering di Oracle, che ci ha spiegato i motivi alla base dell’accordo pluriennale con l’istituto bancario.

La missione di Deutsche Bank Accelerare il time to market

Romani va subito al punto spiegandoci l’esigenza della banca: tantissimi silos di dati, sparsi in tutto il mondo, ai quali deve accedere per prendere le decisioni di business. La precedente infrastruttura di Deutsche Bank aveva iniziato a mostrare i suoi limiti, offrendo latenze non più all’altezza. Si è sentita la necessita di accelerare anche per poter essere più veloci nel proporre servizi e soluzioni, soprattutto su due aspetti: la gestione dei pagamenti e il trading in tempo reale. “[In banca] Hanno pensato di lanciarci una sfida e di farsi proporre una soluzione per mettere insieme tutte queste informazioni, fare in modo che la loro analisi fosse molto più veloce rispetto alla soluzione che adottavano prima, e fornire delle garanzie sull’accelerazione del time to market”, spiega Romani.

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Missione riuscita, visto che l’accordo è stato siglato e che andrà avanti per almeno i prossimi quattro anni. Non è la prima volta che Oracle e Deutsche Bank collaborano: la banca si appoggiava già ad alcuni servizi dell’azienda, ma non a quelli della divisione Cloud Systems, invece al centro dell’attuale collaborazione. Un aspetto che secondo Romani sottolinea l’importanza dell’annuncio: non si è trattato di portare un colosso a evolvere la propria strategia a fare il passo successivo del percorso di evoluzione, ma di portarlo a sposare una nuova architettura. La difficoltà principale, per clienti come quelli bancari, era infatti convincerla che si potesse replicare in data center lo stesso approccio del cloud. Chi si trova a dover prendere decisioni tanto importanti sull’infrastruttura da adottare, infatti, del cloud apprezza il modello operativo: investimenti iniziali ridotti, ma scalabilità senza limiti, in qualsiasi momento, il tutto pagando solo a consumo. Un modo per ottimizzare i costi e allo stesso tempo accelerare lo sviluppo di nuove applicazioni e servizi. Allo stesso tempo, però, il settore bancario impone di avere i dati sotto controllo. Oracle è riuscita a dimostrare ai decision maker della banca che era possibile avere il meglio dei due mondi: un modello operativo agile ed economico pur tenendo “il ferro” in casa.

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Che di cloud mantiene il nome, l’approccio e l’agilità. I dati, infatti, rimangono al sicuro nei “bunker” digitali della banca. Per le normative vigenti, le informazioni devono venire archiviate e trattate nella regione dove sono state acquisite, e non possono essere spostate su infrastrutture cloud di terzi, anche per evitare che normative estere come il Cloud Act possano minarne la riservatezza. Il vantaggio di avere il cloud in casa è che ci si appoggia al modello di business del cloud: i costi rimangono a consumo e l’infrastruttura rimane scalabile, senza bisogno di far intervenire tecnici per aggiungere nuovi server. “Quando abbiamo creato il Cloud@Customer l’idea era questa: staccare un pezzo dell’infrastruttura che usiamo in public cloud, posizionarlo all’interno di un data center e fare in modo che sia gestito con flessibilità, e far pagare queste formule sulla base dell’utilizzo”.

Un accordo globale

Al momento, le regioni in cui opera la banca più impattate sono Regno Unito e Germania, ma non saranno le uniche aree a essere impattate. “Questo è un progetto di database consolidation”, sottolinea Romani. Che vuol dire? “La banca sta scommettendo sul fatto che accentrando, invece che distribuendo, il database, riuscirà a essere più veloce sul mercato. Tante filiali che accederanno ai sistemi centralizzati delle varie region”. Nell’era dove tutti spingono per accelerare verso l’edge può sembrare un controsenso, ma i test effettuati, ribadisce il dirigente, dimostrano che così è più efficace. Per lo meno, è quanto accade nell’infrastruttura di Deutsche Bank.

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