La connettività nel post-Covid: ne abbiamo parlato con Carlo Azzola, Country Manager per l'Italia di Colt
di Alberto Falchi pubblicata il 22 Giugno 2021, alle 19:11 nel canale CloudCome ha impattato la pandemia sulla connettività delle imprese? E come si rimodellerà una volta terminata l'emergenza sanitaria? Ne parliamo con Carlo Azzola, Country Manager di Colt, che ci ha raccontato come l'azienda ha affrontato la situazione
La pandemia ha rivoluzionato le esigenze di connettività delle imprese italiane e non solo. Se prima dell'emergenza sanitaria la maggior parte delle persone si appoggiavano alla connessione Internet aziendale, il ricorso al lavoro remoto ha obbligato tantissimi dipendenti ad attrezzarsi per lavorare da casa. Allo stesso tempo, le aziende hanno dovuto trovare il modo di garantire loro un accesso sicuro ai dati aziendali, in certi casi tramite VPN, in altri adottando o soluzioni di SD-WAN o potenziando quelle già esistenti. Colt è un'azienda che si occupa proprio di fornire connettività sicura al mondo aziendale, raggiungendo velocemente i suoi clienti dove non arrivano altri provider.
Attualmente, la Colt IQ Networrk copre più di 200 città a livello globale, ed è composta da più di 900 data center. Edge9 ha avuto modo di incontrare virtualmente Carlo Azzola, che da aprile 2021 è il Country Manager per l'Italia.
L'impatto del Covid sulla connettività
Il 2020 è stato un anno difficile per tutte le imprese, che hanno dovuto riorganizzarsi velocemente per garantire la continuità del business e la sicurezza delle persone. "Colt ha messo la sicurezza al primo posto" - ci spiega Azzola -"ed è stato un anno difficile, una sfida. Una sfida che però siamo riusciti a superare, continuando a erogare senza interruzioni i nostri servizi".
Nel caso di Colt, è incrementata la domanda di servizi da parte dei clienti ma l'azienda non si è trovata a dover fare stravolgimenti per rispondere alla richiesta: l'infrastruttura presente era abbastanza robusta da consentire a Colt di gestire tutto senza dover fare importanti aggiornamenti, nonostante si sia visto un maggiore ricorso a cloud, SD-WAN e servizi on-demand.
Ora che il piano vaccinale sembra procedere spedito, è probabile che si possa riprendere a lavorare dall'ufficio, anche se sono il molti a voler continuare a gestire il lavoro in maniera agile. Difficile capire cosa succederà e al momento regna un clima di incertezza. In questo scenario, Azzola spiega che Colt sta osservando attentamente la situazione e potenziando i collegamenti sui principali data center. "La sensazione è che siano in atto dinamiche di accentramento, che stiamo seguendo con attenzione. L'impressione è che ci sia la volontà di offrire una maggiore flessibilità ai clienti, ma la visione di Colt fondamentalmente non cambia. Certo, se la domanda dovesse diventare più capillare, saremo pronti a rispondere, anche col 5G".
Colt è infatti nota prevalentemente per i suoi servizi di connettività diretta tramite fibra, ma ultimamente si è aperta anche ai servizi 5G, un ambito nel quale svolge il ruolo di abilitatore, fornendo le antenne. Contrariamente a quanto si può pensare, il 5G però non serve solo a coprire le aree rurali, ma in certi casi anche come alternativa alla SD-WAN. Questo perché i principali clienti di Colt son aziende che operano nel settore finanziario, dove le basse latenze e la sicurezza sono le priorità.
Rete unica: la visione di Colt
Nella nostra chiacchierata con Azzola abbiamo toccato anche il discorso della rete unica, un tema chiave sul quale c'è però poca chiarezza. Azzola ci conferma che Colt è "favorevole agli investimenti e a un miglioramento dell'infrastruttura esistente, a un recupero del disavanzo". Il raggiungimento di tale obiettivo però dipende dalle condizioni, da come verrà implementata questa rete, e dalla sua capacità di garantire competitività e qualità. Nella visione di Azzola, la rete unica non rappresenta necessariamente una minaccia, un concorrente, ma questo dipenderà dalle scelte che verranno fatte "l'ideale per noi sarebbe che separassero le esigenze del business da quelle dell'utente finale. Sarebbe un vantaggio perché ci permetterebbe di avere collaborazioni strategiche e arrivare dove oggi non vale la pena per noi arrivare", sottolinea il Country Manager, non nascondendo un certo scetticismo di fondo. "Purtroppo la rete unica sembra soffrire di sensazioni politiche", conclude.
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