Quant'è il costo ambientale dei dati inutilizzati? Per Veritas il conto è salato: 5,8 milioni di tonnellate di CO2 nel 2020
di Riccardo Robecchi pubblicata il 25 Aprile 2020, alle 10:01 nel canale CloudQuando costano i dati inutilizzati tenuti nei data center nel mondo? Secondo Veritas il costo è elevato: 5,8 milioni di tonnellate di CO2. Numeri impressionanti che si possono però migliorare con una gestione più intelligente dei dati
Spesso si considerano i dati in due termini: spazio di archiviazione necessario per ospitarli e potenza di calcolo necessaria per elaborarli. Esiste tuttavia un altro punto di vista non meno importante che è quello dell'inquinamento generato dai dati e dal fatto che una larga fetta di questi non venga sfruttata da individui e aziende, di fatto producendo inquinamento senza un ritorno economico o di utilità. Secondo Veritas Technologies quest'anno si produrranno fino a 5,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica a causa dei dark data, i dati archiviati ma mai utilizzati.
Veritas Technologies: i dati inutilizzati hanno un prezzo ambientale elevatissimo
Se è vero che la digitalizzazione sta portando a notevoli risparmi di energia e a nuove modalità di produzione e di utilizzo dei prodotti e dei dispositivi, dall'altro lato è anche vero che queste attività portano alla produzione di CO2. Il vero problema sta nel fatto che, secondo una ricerca di Veritas, in media il 52% dei dati prodotti dalle aziende nel mondo non viene utilizzato e rimane nei data center senza che ne venga estratto alcun valore.
Veritas parla di "dark data" per descrivere questi dati: dati dei cui contenuti e del cui valore le aziende non sono a conoscenza - un po' come la materia oscura nel caso dell'astronomia. Ai notevoli costi economici di questo spreco si aggiungono i costi ambientali, che Veritas stima in 5,8 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Si tratta di un'emissione pari a quella del Brunei, o se preferite a quella di Hong Kong, Lussemburgo e Mauritius tutte insieme.
Per controbilanciare l'emissione di così tanta anidride carbonica bisognerebbe piantumare a foresta un'area pari a 7.500.000 acri, ovvero circa 30.000 km²: si tratta di una superficie pari a quella del Belgio o, se preferite, maggiore della più grande regione italiana, la Sicilia (~25.000 km²).
Si può però ridurre questo spreco: le aziende devono adottare pratiche di mappatura e "scoperta" dei dati per sapere quali e quanti dati hanno a disposizione per poterne estrarre valore e per eliminare quelli non necessari. Queste pratiche aiutano oltretutto le aziende ad assicurare il rispetto delle normative sul trattamento dei dati e garantiscono quindi un vantaggio di non poco conto.
Il metodo migliore, secondo Veritas, è quello dell'automazione dei controlli, dato che la quantità di dati a disposizione delle aziende supera di gran lunga quella gestibile dalle persone. Impiegare politiche di controllo rigoroso di quanti e quali dati vengano memorizzati aiuta poi a semplificare la gestione e la conservazione degli stessi.
“In tutto il mondo, individui e aziende stanno lavorando per ridurre il loro impatto ambientale, ma spesso i Dark Data non compaiono nelle liste di azioni da intraprendere. Tuttavia, tali dati stanno producendo più anidride carbonica di quanto non facciano individualmente 80 paesi, quindi è chiaro che si tratta di una questione che tutti devono iniziare a prendere molto sul serio. Analizzare i Dark Data e cancellare le informazioni che non sono necessarie dovrebbe diventare un imperativo morale per le aziende di tutto il mondo" dichiara Phil Brace, chief sustainability officer ed executive vice president della divisione appliances e software-defined storage di Veritas. "Le aziende devono comprendere questo tipo di dati e le relative policy, in modo da non vedere un aumento smisurato delle emissioni. Ma tutti noi come individui possiamo svolgere un ruolo in questa situazione. Quasi ognuno di noi archivia dati a cui non accederà mai più, semplicemente perché il cloud storage è così economico e disponibile - migliaia di video e foto che non guarderemo mai, o e-mail che nonleggeremo mai - e ci sono centinaia di milioni di persone che lo fanno. Le aziende e i consumatori di tutto il mondo devono imparare a gestire i loro dati per il bene del pianeta.”
Se è vero, dunque, che i dati possono costituire una fonte di ricchezza per le aziende, dall'altro lato è altresì vero che non tutti i dati sono necessari e, anzi, possono costituire un problema da gestire: per il benessere delle finanze aziendali e del pianeta, dunque, è bene adottare politiche chiare sulla gestione dei dati ed evitare sprechi.
Veritas ha pubblicato un'infografica a questo indirizzo.
3 Commenti
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