Monaco di Baviera sceglie Linux (di nuovo): perché l'open source è una questione politica
di Riccardo Robecchi pubblicata il 16 Maggio 2020, alle 16:31 nel canale InnovazioneL'amministrazione progressista di Monaco di Baviera sceglie di tornare nuovamente al software open source, dopo che la precedente amministrazione (a guida conservatrice) era tornata da Microsoft. Una battaglia politica con importanti risvolti pratici
Open source sì od open source no? Questo dilemma sta coinvolgendo il comune di Monaco di Baviera da più di 15 anni e lo vede passare da Windows a Linux, tornare a Windows e ora tornare a Linux. Un balletto che nasconde una questione interamente politica: a dimostrazione di ciò il fatto che la decisione di tornare a Linux sia stata presa dalla nuova amministrazione monacense, guidata da SPD e Verdi. Non mancano considerazioni tecniche e sociali, ma soprattutto riflessioni sul ruolo del software nelle nostre società.
Monaco di Baviera torna a Linux: decisione politica o presa di coscienza?
"Soldi pubblici, codice pubblico". Questa, in poche parole, la posizione della Free Software Foundation Europe. Una posizione che non ha trovato molto riscontro in passato ma che sempre più città europee (Barcellona, Madrid, Parigi, Berlino) stanno adottando.
Il ragionamento dietro questa posizione è il seguente: perché enti pubblici devono spendere denaro pubblico per legarsi a doppio filo a standard proprietari che li obbligano a sottostare alle decisioni e alle politiche di mercato di aziende private? Dal momento che i soldi spesi sono pubblici e dunque di tutti, ci si aspetta che il risultato di questo investimento sia a disposizione di tutti. Questo stesso tipo di richiesta sta iniziando ad arrivare anche dal mondo della ricerca: se i finanziamenti sono pubblici, l'accesso alle pubblicazioni dovrebbe essere libero dato che quelle ricerche sono già state pagate dai cittadini.
Finora in Europa le amministrazioni si sono sempre legate a Microsoft, scegliendo i suoi prodotti e servizi al posto di quelli open source. Le ragioni sono varie, ma spesso sono accomunate da un elemento: il vendor lock-in. I prodotti Microsoft producono documenti e dati compatibili solo con i prodotti Microsoft, dunque bisogna continuare a utilizzarli per mantenere la compatibilità. Un gatto che rincorre la propria coda senza un'apparente fine, un ciclo molto difficile da spezzare perché auto-alimentante.
In questo contesto entrano in gioco le scelte politiche. Monaco di Baviera ha scelto nel 2003 di avviare la sperimentazione sul passaggio a Linux dei circa 15.000 computer nel suo parco macchine. Una sperimentazione che aveva dato alcuni frutti positivi: la città aveva creato una sua distribuzione, LiMux, e spinto per l'utilizzo di standard aperti. Nel 2017, però, l'amministrazione aveva deciso di tornare ai prodotti Microsoft nel 2020; secondo i critici dell'operazione la decisione di Microsoft di spostare il suo quartier generale a Monaco aveva avuto un peso rilevante nell'operazione. La migrazione verso i software proprietari di Microsoft, Oracle e SAP ha avuto un costo stimato di 86 milioni di euro ed è ancora in corso; sarà ora fermata in alcuni specifici casi in favore delle soluzioni aperte.
Quanto costerà invece il passaggio a Linux? Il dibattito sul tema è aperto. È infatti difficile stabilire quale soluzione sia la più economica sul lungo termine e per questo la decisione è prettamente politica. In Germania la questione sta però diventando più condivisa, come riporta ZDNet, dato che anche la CDU ha inserito nelle sue linee guida il supporto al software libero (o quantomeno i cui sorgenti siano disponibili).
Il dibattito pubblico tedesco si sta allontanando sempre più dalle soluzioni proprietarie, in particolar modo quando queste vengono da fuori dall'Europa: il timore è che aziende extra-europee detengano troppo potere sull'infrastruttura digitale essenziale dello Stato tedesco. L'intento è quello di raggiungere una "sovranità digitale" europea e il mezzo individuato per raggiungere questo fine è quello dell'open source nella maggioranza dei casi.
In Italia esiste una linea guida, pubblicata dall'Agenzia per l'Italia digitale lo scorso anno, che prevede che codice sviluppato da o per la pubblica amministrazione sia sempre rilasciato con licenza open source e che venga preferito software libero rispetto alle controparti proprietarie. Viene anche stabilito che prima di acquistare o commissionare nuovo software sia necessario verificare che non esista un'alternativa aperta già disponibile e utilizzata da altri enti (in un'ottica di riciclo del software che prevede lo sviluppo di una soluzione per un utilizzo da parte di più enti).
Non sono previste, però, sanzioni nel caso non si rispettino queste linee guida. Attualmente solo l'Istat basa la sua attività su software open source (per la precisione Red Hat Linux), con iniziative sparse nei vari enti locali ma senza una programmazione o piani di grossa portata come quella di Monaco di Baviera.
Come spesso avviene, non c'è in assoluto una soluzione migliore o peggiore. La questione del software libero negli enti pubblici richiede decisioni politiche e richiede in ogni caso, che i progetti abbiano diversi anni a disposizione prima di dare frutti. Non c'è una risposta facile e diretta, ma una sola domanda: dove si vuole andare e come si vuole arrivare a questa destinazione? Solo rispondendo a questo quesito si può formulare una strategia per gli enti pubblici coerente e in grado di dare risposte concrete ai cittadini.
64 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoUn conto è avere un server linux based in cui tutto è settato, configurato e mantenuto da gente esperta nello specifico e che funziona lontano dalle mani dell'utente comune.
BEN ALTRO PAIO DI MANICHE è installare una distro linux su ogni singolo terminale in mano a perfetti idioti in materia.
Già con il normale windows è un cinema. Con linux nel giro di pochissimo si scatenerà una tempesta di rogne e problemi legati a qualsiasi genere di cazzata che si tradurranno in uno tsunami di richieste di assistenza e disservizi di ogni sorta.
Risultato: un puttanaio della madonna, disservizi a cannone per il pubblico, valanga di soldi spese per assistneze vaire e continue.
Storia già vista in situazioni del tutto similari in passato.
Arriva il politico rincoglionito che spara la sua cazzata senza avere l'idea di come girano certe cose e poi ne fanno le spese i cittadini.
E' una cosa talmente demente che mi stupisce che non sia avvenuta in Italia.
Come ci si poteva aspettare, una PA che sceglie Linux è ben confusa
Di grazia
Quale sarebbe il motivo per cui una distribuzione Linux dovrebbe dare più rogne di un Winzoz qualunque ?
Perché gli utenti ci installano più puttanate ?
Perché gli utenti si prendono più virus ?
Perché gli aggiornamenti fanno quel che vogliono loro e scassano l' installazione ?
Forse conosci poco il mondo dei client aziendali, non sono pc casalinghi, gli utenti non possono installare assolutamente nulla e neppure collegare periferiche a caso.
Per questo tipo di utenza una distribuzione Linux non solo funziona altrettanto bene di un Winzoz qualsiasi, ma anzi è decisamente più robusta e facile da configurare e controllare in quanto è un sistema che nasce multiutente dall' inizio.
L'unico problema è la gestione ed eventuale migrazione dei documenti da uno standard chiuso
Già
Invece affidarsi a una piattaforma di cui non hai nessun controllo, che ha il vizio di collegarsi a server in giro per il mondo per trasferire dati senza dirti niente, fatta da un' azienda che ha sede in uno stato che è famoso per tracciare i dati degli utenti e che per legge non offre alcuna garanzia sulla privacy ovviamente è una cosa molto furba.
Windows non è multiutente?
A me pare che in una installazione di default ce ne sono già fin troppi...
Se utilizzassimo solo programmi web-based basterebbe installare Chrome (che funziona su Windows sia come su Linux) e saremmo ok, ma siamo ancora lontani da essere liberi di non usare un desktop Windows.
Dal tuo avatar si capisce invece benissimo cosa tifi tu
Questo è il solito problema
Siccome la gente è abituata fin da piccola a usare un certo prodotto e ha tutti i file messi in un certo formato allora cambiare è un costo, il solito gatto che si morde la coda, ma resta il discorso di sopra, Microsoft è un'azienda americana che ha interessi americani, non è un caso che questo tipo di discorsi nascono in Germania, essendo questo paese già stato spiato spesso e volentieri dalla NSA.
sai benissimo che si puo' configurare windows per evitare tutto cio' che hai elencato
Certo che si può fare
Però si tratta sempre di forzare delle cose che invece su Linux sono native.
Non è poi così difficile, e in ogni caso si tratta di creare una distribuzione e poi usare quella.
Ni
Windows ha più account ma un solo utente attivo alla volta (*)
Di base Windows nasce monoutente, poi ci hanno aggiunto un po' di pezzi per gestire più account, ma per com' è disegnato sono cose che digerisce con difficoltà
(*) ovviamente escludiamo le sessioni RDP che hanno un funzionamento un po'diverso
Windows ha più account
Che spiegata in altre parole verrebbe?
Soldi pubblici, codice pubblico, mi sembra una scelta del tutto legittima e razionale.
Non so nemmeno come si possa pensare che non sia una buona scelta, intanto gli utenti non dovranno mai installare/manutenere/svolgere qualsiavoglia attività da sysadmin, se qualcuno pensa il contrario, si vede che non ha mai avuto occasione di lavorare come me con la pubblica amministrazione (nb anche i privati oltre un certo fatturato sono uguali).
I sistemi dei dipendenti sono delle blackbox, vengono istruiti su dove clickkare e fine, tra l'altro tutti i software ormai hanno interfacce web, mi chiedevo appunto il senso di client windows. Tanto o poco meglio pagare 0 licenze ed usare il personale per gestire tutta l'infrastruttura.
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