The European House Ambrosetti - l'Italia è ancora indietro per capacità di innovare
di Alberto Falchi pubblicata il 31 Maggio 2024, alle 12:21 nel canale InnovazioneL’Italia risulta tra gli ultimi Paesi al mondo per quanto riguarda l’ecosistema dell’innovazione, con un notevole ritardo rispetto a Paesi come Regno Unito, Svizzera, Germania e Francia. I consigli di The Europena House - Ambrosetti per dare una spinta al Paese
La capacità di innovare rimane uno dei principali problemi dell'Italia. Il BelPaese, infatti, è ancora fra gli ultimi al mondo per quanto riguarda l'ecosistema dell'innovazione, e ha accumulato un significativo ritardo rispetto a economie più evolute come quelle del Regno Unito, della Francia, della Svizzera, della Germania. A metterlo nero su bianco è il report TEHA - Global Innosystem Index 2024 che è stato presentato al Technology Forum tenuto a Stresa da The European House - Ambrosetti.
TEHA - Global Innosystem Index 2024: l'Italia deve accelerare sull'innovazione
La produttività in Italia è al palo: da decenni cresce pochissimo, e lo fa molto più lentamente rispetto ad altri Paesi. Fatto che si riflette anche sugli stipendi che, considerando l'inflazione, sono addirittura calati rispetto agli Anni '90. Alla base del problema c'è anche la scarsa capacità di innovare: siamo fra gli ultimi al mondo.
L'analisi di The European House - Ambrosetti posiziona il Belpaese al 24° posto (su 37 Paesi presi in esame), posizionandosi davanti a Spagna e Grecia. Al primo posto Singapore, seguito da Israele e dall'Estonia. Per quanto riguarda l'innovazione dell'ecosistema, l'Italia si posiziona addirittura al 32° posto, e al 28° per quanto riguarda lo sviluppo del capitale umano. C'è solo un dato positivo: l’efficacia dell’innovazione dell’ecosistema (variabile di output, che valuta la capacità di un paese di generare innovazione), per cui l’Italia scala la classifica fino al 10° posto per la produzione di nuove idee e per il loro impatto economico.
Quattro proposte per accelerare l'innovazione in Italia
The European House - Ambrosetti non si è limitata a fotografare la situazione e ha avanzato alcune proposte che potrebbero dare una spinta alla capacità di innovare dell'Italia. Prima di tutto, è necessario massimizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo. A oggi, solamente l'1,45% del PIL italiano è destinato ad attività di R&S. Bisogna raddoppiarli così da allinearsi alla media UE, quindi investendo circa il 3% del PIL in queste attività. Secondo Ambrosetti, inoltre, occorre migliorare i finanziamenti e l'accesso agli incentivi per le imprese che investono in innovazione e tecnologie, stimolando in particolare gli investimenti in beni immateriali previsti dal piano Transizione 4.0. E creare programmi di ricerca in grado di attrarre talenti ed evitare la fuga di cervelli.
La seconda proposta è quella di accelerare sul trasferimento tecnologico verso le imprese, puntando sull'ecosistema di startup e scaleup. Con l'obiettivo di creare nuovi unicorni, cioè quelle startup che valgono più di un miliardo. In Italia ne sono nati solo 3, contro i 109 presenti in Europa. Seconto The European House - Ambrosetti il nostro Paese deve introdurre meccanismi che permettano di ridurre il divario tra ricerca e sviluppo per sviluppare progetti che soddisfino i bisogni del mercato, facilitare la creazione di startup rendendo più semplice accedere ai finanziamenti e rafforzare i TTOs adottando modelli internazionali che in media prevedano strutture organizzative 10-15 volte più numerose di quelle italiane.
Altro suggerimento è quello di cogliere l'occasione del G7, la cui presidenza spetta all'Italia in questo periodo. Si tratta di un'importante opportunità per portare l'IA al centro della discussione e far sì che il BelPaese guido lo sviluppo di nuovi modelli di governance. Ma per riuscirci,è necessario potenziare l'educazione STEM e aiutare le imprese a introdurre l'IA nei loro processi: solo il 5% delle imprese italiane ha adottato l'IA, contro l'8% della media UE.
Ultimo spunto di Ambrosetti è quello di lanciare un New Deal delle competenze per creare una società sostenibile e digitale. Il problema delle competenze è un grosso limite: solo il 21,1% dei laureati italiani ha seguito un percorso STEM, e servono almeno 2 milioni di lavoratori con competenze digitali di base entro il 2026. È necessario istituire nuovi programmi per l’insegnamento delle competenze digitali lungo tutto il percorso di formazione e che vengano rafforzati corsi digitali ad hoc negli Istituti Tecnici Superiori (ITS).
"Anche quest'anno abbiamo aggiornato il nostro TEHA-Global Innosystem Index, che misura la prontezza e le performance dell'innovazione dei principali paesi mondiali. Nel campione del TEHA-GII 2024 sono stati inclusi 37 paesi, ben 15 in più rispetto all'ultima rilevazione. Singapore, Israele ed Estonia si confermano essere i Paesi benchmark mondiali dell'innovazione", commenta Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti. "Al contrario, l'Italia insegue in 24esima posizione. Voglio però segnalare come l'Italia performi bene nella dimensione che valuta l'output dei processi di innovazione, l’'Effectiveness of the innovation ecosystem'. L'Italia è infatti leader per la qualità della propria ricerca accademico-scientifica, misurata dalle pubblicazioni e dalle citazioni per ricercatore, e per tasso di successo dell'attività brevettuale. È chiaro come l'Italia debba migliorare le proprie performance nella creazione delle condizioni necessarie per favorire l'innovazione. Se l'Italia si allineasse alle performance dei Top5 Paesi EU nelle diverse variabili relative alle risorse dedicate alla ricerca e allo sviluppo, al capitale umano e all'attrattività degli investimenti esteri, il nostro Paese raggiungerebbe la 12esima posizione nel ranking TEHA-GII 2030".
10 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoCi fosse uno che si pone il problema.
Tutti propongono solo di fare più debito chiedendo soldi all'Europa per finanziare politiche assistenziali.
Altro che imprenditoria e ricerca gli italiani vogliono il posto fisso o meglio il mantenimento a vita da parte dello stato, pagato con i soldi europei.
Ma dove andiamo così.
Quando sento termini come : innovare, green, redistribuire mi preoccupo!
Poi pero'...
Voglia di cambiare il sistema: 0
Voglia di investimenti a lungo termine: 0
Ma alla fine chi se ne frega. Con una media d'eta' di quasi 50 anni, probabilmente molti italiani si accontentano di benefici a breve termine.
Che vantaggio potrebbero avere da interventi che richiederebbero anche solo una decade per essere messi in atto?
Questi convegni sono solo chiacchierifici frequentati da gente che non ha un lavoro, o meglio che ha solo quello di lavoro, e che viene pagata per dire le solite cose, quando va bene, e aria fritta da tutti gli altri, quando va male.
Questi convegni sono solo chiacchierifici frequentati da gente che non ha un lavoro, o meglio che ha solo quello di lavoro, e che viene pagata per dire le solite cose, quando va bene, e aria fritta da tutti gli altri, quando va male.
E anche oggi un po' di sano qualunquismo non ce lo facciamo mancare...
Come se poi applicare delle policy dipendessero da chi fa ricerca sociale e/o economica.
Come si diceva dove andiamo combinati così...
Poi pero'...
Voglia di cambiare il sistema: 0
Voglia di investimenti a lungo termine: 0
Ma alla fine chi se ne frega. Con una media d'eta' di quasi 50 anni, probabilmente molti italiani si accontentano di benefici a breve termine.
Che vantaggio potrebbero avere da interventi che richiederebbero anche solo una decade per essere messi in atto?
Ah certo un po' di "sano conflitto generazionale" da gen Z
Infatti è noto che a 25 anni di norma si è nelle posizioni di poter cambiare il mondo E lo dico da persona più vicina ai 25 che 50...
Infatti è noto che a 25 anni di norma si è nelle posizioni di poter cambiare il mondo E lo dico da persona più vicina ai 25 che 50...
Ma magari gen Z Anzi probabilmente siamo della stessa età.
E non c'é neanche conflittualità visto che le sorti italiane mi tangono fino ad una certa..
Ognuno alla fine tira acqua al suo mulino. E in democrazia comanda la fetta di elettorato piú numerosa.
Ci fosse uno che si pone il problema.
Tutti propongono solo di fare più debito chiedendo soldi all'Europa per finanziare politiche assistenziali.
Altro che imprenditoria e ricerca gli italiani vogliono il posto fisso o meglio il mantenimento a vita da parte dello stato, pagato con i soldi europei.
Ma dove andiamo così.
Considerando che siamo contribuenti netti dovremmo dire all'Europa:
-Ok, noi voi non date più nemmeno un euro a noi, e noi non diamo più nemmeno un euro a voi"
-Ok, noi voi non date più nemmeno un euro a noi, e noi non diamo più nemmeno un euro a voi"
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[*]Considerato che abbiamo tra debiti maggiori dei paesi "avanzati"
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[*]Considerato che la nostra credibilità finanziaria dipende dall'euro e che diventeremmo l'Argentina senza nemmeno finire la frase.
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[*]Considerato che siamo pessimi ad impiegare i fondi, li sprechiamo in cose insulse e spesso non riusciamo nemmeno a spenderli per incapacità o dolo e nonostante questo ci hanno affidato un fracco di fondi con il NGEU
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[*]Considerato che alla fine dal 2001 a oggi è contributore netto ma per soli 2,4 miliardi, e ci sono anche altri paesi come la Germania... e solo perchè prima c'era l'UK che aveva una formula di ristoro delle politiche agricole dell'EU
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Forse ci conviene rimanere zitti e incominciare a ragionare sul serio su quello che dovremmo fare e non abbiamo fatto e non pesare che l'Europa ci debba sempre qualcosa.
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