L'antitrust USA verso la spaccatura di Google e la vendita di Chrome
di Riccardo Robecchi pubblicata il 14 Ottobre 2020, alle 19:01 nel canale Market
Google dovrà affrontare un processo per violazione delle norme antitrust e le indiscrezioni danno per molto probabile una richiesta di vendita di Chrome e di parte del business legato alle pubblicità
Dopo aver applicato per decenni una politica improntata al laissez-faire, per la prima volta gli Stati Uniti stanno valutando di spaccare una società sulla base di considerazioni di antitrust, e questa società è Google. Non è un segreto che il Congresso degli USA veda con favore un intervento per limitare il potere delle quattro grandi società che compongono il cosiddetto gruppo "Big Tech" (Amazon, Apple, Facebook e Google) e sembra, stando alle indiscrezioni, che il supporto bipartisan verso un intervento deciso possa portare ad azioni di vasta portata nei confronti di Google.
Google verso l'intervento dell'antitrust: Chrome e pubblicità nel mirino
Come riporta Politico, il Dipartimento di Giustizia e alcuni procuratori statali avrebbero avviato un'indagine nei confronti di Google per presunte violazioni delle norme antitrust e starebbero valutando di chiedere alla società di vendere il browser Chrome e parti delle attività sul mercato pubblicitario.
Il problema di Google è che è dominante in molteplici settori, tutti collegati e ciascuno in grado di rafforzare gli altri. Il fatto di possedere il motore di ricerca più utilizzato al mondo consente all'azienda di pubblicizzare Chrome a un pubblico vastissimo, fatto che le ha permesso di ottenere il predominio anche nel mercato dei browser (con una quota di mercato del 70% circa). Questo, a sua volta, consente a Google di raccogliere enormi quantità di dati sugli utenti e le proprie abitudini di navigazione in Internet, rafforzando ulteriormente la posizione dell'azienda sul mercato delle pubblicità e ottenendo ulteriori ricavii per rimanere saldamente al comando negli altri settori.
Proprio questo circolo di influenze e ricavi sta portando la giustizia statunitense a cercare una soluzione che permetta ad altre realtà di poter competere con Google. I pubblici ministeri starebbero ascoltando concorrenti ed esperti del settore per cercare un modo di riportare equilibrio nel mercato e ridurre l'influenza e il potere di Google. L'idea che sta guadagnando più credito è quella di costringere Google a vendere alcune componenti, come Chrome e parti del business pubblicitario, facendo però attenzione a escludere concorrenti che potrebbero ricreare situazioni di squilibrio.
A muovere le critiche nei confronti di Chrome non ci sarebbero solo i diretti concorrenti nel mercato dei browser, come Mozilla Firefox e Microsoft Edge, ma anche gli avversari nel mondo delle pubblicità. A far suonare l'allarme generale era stato l'annuncio di Google a gennaio 2020 della rimozione dei cookie di terze parti da Chrome nel corso dei successivi due anni: tale eventualità farebbe crollare il mercato pubblicitario online perché renderebbe impossibile valutare l'efficacia delle campagne.
La stessa Google ha previsto che questo cambiamento porterebbe a una contrazione delle entrate per gli editori online fino al 62%. Questo perché i cookie sono al momento pressoché l'unico mezzo per dimostrare quanto una campagna abbia avuto successo e la loro assenza renderebbe l'attuale modello di business impossibile da portare avanti. Dall'altro lato, invece, Google controlla sia le pubblicità che il browser con cui vengono visualizzate e avrebbe pertanto diversi modi per verificare l'efficacia delle campagne anche senza cookie.
La predominanza di Google sul mercato dei browser le permette già ora di stabilire di fatto degli standard propri. Indiscrezioni diffuse in passato hanno già evidenziato più volte come Google agisca al di fuori degli standard creandone di propri che avvantaggiano Chrome ma che mettono i bastoni nelle ruote alla concorrenza: un esempio lampante era quello della compatibilità di YouTube con Microsoft Edge, con Google che avrebbe inserito elementi fuori standard al solo scopo di mettere in difficoltà i browser concorrenti. L'uso di caratteristiche fuori standard nei prodotti di Google come YouTube darebbe un vantaggio illecito a Chrome, costruito pensando proprio all'utilizzo di tali caratteristiche, dal momento che i browser concorrenti non sarebbero in grado di reggere il passo.
Altre possibilità sarebbero al vaglio degli inquirenti, che potrebbero annunciare novità già nel corso della settimana. È molto probabile che Google subirà delle ripercussioni: si tratta solo di aspettare per vedere quali saranno.
16 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoIo credo di no, penso invece che favoriá la nascita di qualcosa che oggi ancora non esiste e, con questo monopolio, non potrá mai esistere. Guarda ad esempio alla storia di bell system.. che ha dato vita alla at&t ad esempio.
Di esempi interessanti ce ne sono tanti sicuramente, quello da te citato in particolare non lo conosco.
Ma quello che intendevo dire è che non puoi eliminare un monopolio improvvisamente senza ripercussioni sui consumatori... fosse altrimenti non sarebbe un monopolio. Nell'articolo è scritto chiaramente che google è nel mirino perché ha creato una ragnatela di monopoli, tradotto significa ADS+chrome (sotto alphabet)=ok funziona e montagna di soldi. Se rompi l'equazioen non funzionerà un cavolo per come stanno le cose oggi.
E se la concorrenza non ci fosse perchè non ci sono gli spazi economici in quanto tutti occupati da google?
Non siamo più ai tempi della fondazione di google dove con poco riuscivi a creare qualcosa. Se non ce la fa' MS con bing, con importanti risorse tecniche ed economiche, come possiamo pensare che qualcun'altro ce la possa fare? Non è più come quando nacque Google, che con poco, potè imporsi. Oggi un motore di ricerca richiede così tante risorse tecniche per funzionare, che occorrono cifre mastodontiche per iniziare, e se non c'è spazio sul mercato per renumerare l'investimento, ahime nessuno si lancia in questa impresa.
Senza contare quello che hanno fatto con l'Open XML e come lo hanno reso uno standard che manco loro rispettano (perché scritto apposta per non essere rispettato, 6000 pagine di specifica, ripeto 6 mila!).
Ora cala la mannaia su Google che effettivamente con la questione pubblicità + motore di ricerca ha una bella posizione dominante. Per evitare spostamenti di pesi (cioè via Google dentro un'altra a prendere il suo posto e non si può pensare ad altri che a MS ancora) dovrebbe imporre a tutti coloro che sviluppano browser di non possedere motori di ricerca e quindi di non poter fare accesso in maniera fraudolenta a dati che altri non possono avere.
La mannaia su Apple dovrebbe essere ancora più pesante, dato che si è creata un mondo tutto suo in cui ingloba soldi e servizi e non ti fa più uscire a meno di non perdere tutto quello che hai accumulato fino a quel momento.
Senza contare che ormai produce quasi tutto (ciò che ha un valore) in casa con una posizione dominante verso i fornitori di componentistica che solo lei può avere.
Ma ho come il sospetto che non sarà toccata minimamente. Troppo grossa e influente anche internazionalmente per rischiare di farle perdere troppo valore in borsa e rompere la sfera di cristallo in cui si è adagiata e compiaciuta con il benestare dei giudici in questi anni.
L'Antitrust si é mossa contro IE a suo tempo, imponendole di permettere all'utente di selezionare il browser preferito.
Ma mi pare che di recente non abbia piú granché di monopolio: Office é uno "standard de facto", non un monopolio: alternative ce ne sono, sono gli utenti che ci si trovano troppo bene perché é oggettivamente il migliore. Inoltre le recenti aperture verso linux e l'open source renderebbero eventuali manovre verso di lei decisamente azzardate.
Apple ha il suo ecosistema di successo, ma certo non un monopolio: Android e pc con Win/Linux hanno una diffusione molto maggiore.
Per Google la situazione é diversa: quello del web e della pubblicitá é un mercato ENORME e FONDAMENTALE ma che, al momento, é in mano in gran parte alla sola Google perché ha creato un loop di prodotti e servizi che si alimentano a vicenda. La posizione di Google é cosí dominante in quel mercato, che una marea di prodotti falliti miseramente non l'ha toccata minimamente.
A me preoccupa piuttosto chi prenderá in mano Chrome. Non puó essere come detto un calibro grosso della tecnologia. Ma quali realtá piú piccole possono permetterselo? Un Consorzio? Senza una visione precisa fallirebbe miseramente (boh, poco male, si ritorna a FF). Una fondazione? Creata da chi? Finanziata come?
ad una azienda di dare via un prodotto non la trovo per niente corretta.
ad una azienda di dare via un prodotto non la trovo per niente corretta.
Corretta per l'azienda no, per i consumatori si.
Devi solo scegliere se stare dalla tua parte o dalla loro, a me non sembra una scelta difficile, tuttavia la realtà riserva sempre sorprese.
e perchè no? non è la prima volta e non sarà l'ultima. E nota che sono cose che capitano da decenni nella patria assoluta del libero mercato. (oltre alla già citata bell, farei anche l'esempio della Standard Oil di Rockefeller.)
Devi solo scegliere se stare dalla tua parte o dalla loro, a me non sembra una scelta difficile, tuttavia la realtà riserva sempre sorprese.
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