Addio alla costituzione semplificata delle startup innovative dopo sentenza del Consiglio di Stato
di Riccardo Robecchi pubblicata il 01 Aprile 2021, alle 14:41 nel canale StartupUna sentenza del Consiglio di Stato accoglie l'appello del Consiglio Nazionale del Notariato ed elimina la possibilità di costituire le startup innovative via Web e a costo zero. Bisognerà passare per i notai
Come si costituisce una startup in Italia nel 2021? Ci manca poco che venga richiesto il sigillo di ceralacca con firma dell'araldo dell'arciduca. Una sentenza del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del Consiglio Nazionale del Notariato contro la norma per la registrazione semplificata delle startup voluta dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2016, sentenziando così che servano gli atti notarili. Un altro, ennesimo ed estenuante passo indietro nel tentativo di semplificare la burocrazia nel nostro Paese che va a colpire proprio quelle realtà che, per loro natura, dovrebbero essere più snelle e libere dai lacci e lacciuoli della carta bollata.
Ennesimo passo indietro sulle startup: la sentenza del Consiglio di Stato
Come si fondava una startup tra il 2016 e il 30 marzo 2021? Il provvedimento varato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE, in breve) affermava che "l’atto costitutivo e lo statuto, ove disgiunto, sono redatti in modalità esclusivamente informatica e portano l’impronta digitale [ovvero la firma digitale, NdR] di ciascuno dei sottoscrittori apposta a norma dell’art. 24 del Cad". In altre parole era possibile registrare una società via Web, con una procedura semplice e veloce che richiedeva l'uso della firma digitale, in via gratuita.
Per avere un termine di confronto, la costituzione di una società ha costi che oscillano "tra i 1.500 e i 2.000 euro" per quanto riguarda i servizi notarili, come afferma Layla Pavone di Digital Magics, "mentre l’Unione Europea invita e sollecita tutti i Paesi a soddisfare alcuni standard per agevolare l’avvio di nuove imprese, impiegando massimo 3 giorni lavorativi per costituirle, applicando tariffari inferiori ai 100 euro, costituendo un unico organo amministrativo competente per tutte le procedure, consentendo di completare tutte le formalità di registrazione online".
Il Consiglio nazionale del Notariato aveva fatto appello al TAR del Lazio, perdendolo; in seguito aveva impugnato la sentenza, chiedendo il parere del Consiglio di Stato.
Secondo la sentenza arrivata il 30 marzo, il decreto del MiSE era in contrasto con il resto dell'ordinamento e non poteva essere prevalente rispetto alle altre fonti normative più importanti. Perno della vicenda è la norma 2009/101/CE, che afferma che "in tutti gli Stati membri la cui legislazione non preveda, all’atto della costituzione, un controllo preventivo, amministrativo o giudiziario, l’atto costitutivo e lo statuto della società e le loro modifiche devono rivestire la forma di atto pubblico". Dal momento che il nostro Paese richiede dei controlli preventivi, l'atto costitutivo non deve necessariamente rivestire tale forma: il decreto afferma invece che sia obbligatorio presentare l'atto costitutivo come atto pubblico e non prevede sia possibile, invece, passare per la costituzione tradizionale di una società.
Un ulteriore problema sta nel fatto che l'Ufficio del Registro delle Imprese era stato deputato a effettuare i controlli, ma tale ampliamento delle responsabilità era stato effettuato senza aggiornare le normative relative e creando dunque un contrasto tra la normativa preesistente e quella nuova. Il Consiglio di Stato afferma che "deve concludersi nel senso che, in primo luogo, come meglio di seguito precisato, l’atto amministrativo impugnato abbia illegittimamente ampliato l’ambito dei controlli dell’Ufficio del Registro dell’imprese, senza un’adeguata copertura legislativa che autorizzasse tale innovazione [...]; di conseguenza, alla luce della natura del controllo effettuato dall’Ufficio del Registro nel nostro ordinamento, così come innanzi delineato, non appaiono infondati i dubbi dell’appellante circa la possibilità di ovviare alla modalità tradizionali di costituzione delle società, pena il concreto rischio di porsi in contrasto con la Direttiva citata."
In ultima analisi, la fonte di tutti i problemi è che il Governo dell'epoca scelse di usare lo strumento del decreto ministeriale anziché propendere per una modifica della legge esistente: avesse scelto la seconda via, il problema non ci sarebbe probabilmente stato. La richiesta del Consiglio Nazionale del Notariato ha dunque una forte base su cui poggiarsi, per quanto appaia difficile da digerire. La colpa di quanto accaduto è dunque, in questo caso, del Governo che non ha utilizzato gli strumenti legislativi adeguati a introdurre una novità significativa che va in contrasto col resto dell'ordinamento, e del Parlamento che non ha completato l'opera con una modifica più profonda dello stato delle cose che integrasse il decreto ministeriale nel corpus legislativo primario, evidenziando dunque ancora una volta il pressapochismo con cui vengono effettuate le riforme nel nostro Paese. La burocrazia ha la prevalenza non solo per questioni storiche e culturali difficili da sradicare, ma perché i tentativi di combatterla non vengono fatti in maniera organica e complessiva, bensì a macchia di leopardo; se i risultati poi scarseggiano, lamentarsene è quantomeno inappropriato.
Gianmarco Carnovale, presidente di Roma Startup, commenta così: "A partire da oggi e fino a nuovo intervento del legislatore le startup italiane non potranno più costituirsi gratuitamente online, ma dovranno tornare a pagare una gabella ottocentesca. Mentre tutto il mondo va avanti, perfino nell’anno del G20 a guida italiana dobbiamo vergognarci per quelle lobby che lavorano imperterrite con il solo obiettivo di preservare le rendite di posizione e a discapito della competitività. Andiamo quindi avanti a passi del gambero giocando con la credibilità del Paese, per proteggere qualche consulenza ad una piccola casta fuori dal tempo, auspicando che non ci siano conseguenze per le startup già costituite con questa modalità.”
Il Consiglio Nazionale del Notariato afferma che "questa sentenza consente quindi di rimarcare come il Notariato non sia assolutamente contrario al modello ‘startup innovativa’ ed il fatto che il 75% di esse venga costituito attraverso l’atto pubblico notarile ne è la dimostrazione più evidente e pone l’accento sull’importanza del controllo di legalità preventivo in ambito societario al fine di mantenere l’affidabilità dei pubblici registri e non consentire ad organizzazioni malavitose di utilizzare indiscriminatamente nuovi modelli societari particolarmente appetibili in quanto significativamente agevolati, ma non adeguatamente controllati e sorvegliati".
La sentenza integrale è disponibile a questo indirizzo.
16 Commenti
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ma cosa vuoi , l' italia e' un paese in mano a lobby / ordini professionali che fondano la loro stessa esistenza su burocrazia ed autoreferenzialita' .
questo ne e' solo un ulteriore esempio
SOLUZIONE DEFINITIVA.
Abolire i notai.Problema (e non solo questo specifico tra l'altro) risolto.
Problema (e non solo questo specifico tra l'altro) risolto.
Il problema e' che i notai sono il "firewall" tra il mondo e i pubblici registri,
questa cosa dovrebbe essere fatta dallo stato ma non conviene perche cosi' la gestione e' pagata dai privati.
Oppure si potrebbe accettare che i pubblici registri siano "sporcati" da registrazioni senza capo ne coda magari contraddittorie o di origine non verificabile intasando poi la giustizia per decidere chi ha ragione.
Non c'e' una soluzione semplice.
Problema (e non solo questo specifico tra l'altro) risolto.
Che bella categoria, i notai. Per un paio di firme, partono 600 euro come acqua fresca.
Entro un secolo secondo me l'Italia diverrà paese per soli villeggianti, dove ricconi con yatch ed auto di lusso passeranno i fine settimana.
Ceto medio, disintegrato, fra tasse e altre ruberie. Sto per cambiare casa e fra annessi e connessi mi tocca pagare quasi 10 MILA EURO di burocrazie, e sono un singolo.
Pensate un pò che gettito di soldi ha lo stato ( volutamente minuscolo ) quotidianamente solo per queste cose.
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