Microsoft: da Inspire verso un futuro basato sul cloud
di Vittorio Manti pubblicato il 29 Luglio 2020 nel canale CloudSi è concluso l’appuntamento annuale di Microsoft dedicato ai partner. Quest’anno Inspire 2020 si è tenuto in forma digitale e quindi sempre in modo virtuale abbiamo incontrato Fabio Santini, Direttore della divisione One Commercial Partner di Microsoft Italia, per fare delle valutazioni sul futuro del cloud
Inspire è diventato negli anni un appuntamento sempre più importante per capire in quale direzione si sta muovendo Microsoft. È così importante perché Microsoft è sempre stata legata ai suoi partner, perché Microsoft è una “platform” company e sono quindi i partner a prendere gli strumenti sviluppati da Microsoft per trasformarli in servizi per gli utenti finali, consumatori o aziende che siano. Inspire 2020 diventa oggi, sotto tanti punti di vista, un segno dei tempi. Perché si è trasformato in un evento digitale e perché testimonia, nella sua forma virtuale, come in tempi rapidissimi l’intero tessuto industriale mondiale abbia dovuto trovare delle soluzioni per adattarsi ai cambiamenti imposti dalla diffusione del coronavirus e dalla pandemia con cui tutti stiamo ancora facendo i conti.
Inspire è un segno dei tempi anche per le tematiche trattate durante l’evento, che testimoniano come la tecnologia è stata, e sarà, uno strumento essenziale per affrontare le sfide dei prossimi mesi e dei prossimi anni. Il Cloud ibrido, un nuovo concetto di sicurezza informatica, le piattaforme di collaborazione e comunicazione sono il presente e il futuro di Microsoft e di tutta l’industria informatica.
Il futuro del cloud passa anche dall’on premise
In Microsoft Italia c’è una persona che è stata testimone e protagonista dell’evoluzione di Microsoft negli ultimi 20 anni. Oggi Fabio Santini è Direttore della divisione One Commercial Partner e quindi coordina tutte le attività di Microsoft Italia legate ai partner, ma ha un background anche tecnico e quindi il suo è un punto di vista privilegiato su come sta cambiando Microsoft e il mondo della tecnologia in generale.
Edge9: gli annunci a Inspire 2020 legati ad Azure Stack HCI hanno una valenza che va oltre gli aspetti prettamente tecnici: stiamo passando da spostare risorse dall’on premise al cloud, al cloud che entra nel data center. In futuro tutto sarà cloud, nella modalità di fruizione, indipendentemente dalla posizione fisica delle risorse?
Fabio Santini: 3 anni fa Microsoft ha cominciato a parlare di Intelligent Edge, perché era emersa la necessità di avere risorse di compute non solo nel public cloud, ma anche alla sorgente, dove il dato viene generato. Questo concetto diventa ancora più importante con l’esplosione della mole di dati che viene prodotta nel mondo, l’evoluzione dell’intelligenza artificiale e la necessità di avere bassissima latenza in molteplici scenari. Ormai è chiaro che tutti si stanno muovendo verso scenari di cloud ibrido, con il cloud pubblico che permette di scalare in modo indefinito e l’on premise che rimane essenziale per quelle risorse che devono stare fisicamente all’interno dell’azienda. Serve quindi un unico modo di vedere le risorse, di gestirle per ottimizzare sia il cloud che l’on premise. Un esempio può essere la gestione di macchinari complessi, che sono sempre attivi, perché lo spegnimento comporta costi elevati. In questo scenario devo avere delle risorse locali che mi garantiscono bassissima latenza, ma allo stesso tempo ho bisogno della scalabilità del public cloud magari per sviluppare e testare algoritmi di intelligenza artificiale che mi serviranno per gestire al meglio i macchinari. Avere un’architettura, una piattaforma, omogenea mi permette di utilizzare il cloud per sviluppare l’algoritmo e poi di farlo girare on premise, utilizzando sempre il portale di Azure per gestire tutte le risorse.
Edge9: In questo contesto Microsoft ha un vantaggio rispetto agli altri hyperscaler in funzione della sua esperienza con Windows?
Fabio Santini: Sì e sono 2 i motivi del vantaggio, legati a una definizione di cloud che possiamo dare come concetto applicabile a scale diverse. In ogni caso cloud significa astrarre le risorse fisiche e trasformarle in virtuali, dove tutto diventa un servizio e quindi questo principio si applica sia al private cloud, dove le risorse sono limitate ma con vantaggi in termini di compliance e latenza, sia al public cloud, dove è possibile scalare praticamente senza limiti. In entrambi i casi, ci sono dei servizi da gestire e si ottengono degli indubbi vantaggi utilizzando lo stesso modello di interazione del cloud. Con Microsoft si aggiungono 2 aspetti: il primo è che da sempre siamo presenti nel mondo enterprise con soluzioni di cloud ibrido e il secondo è che siamo l’unico provider a essere completamente indipendente da altre soluzioni. Microsoft governa l’intero stack della futura architettura del cloud.
La sicurezza come fondamento del cloud
Edge9: Anche in funzione dell’evoluzione del concetto stesso di cloud, la sicurezza sta diventando ancora di più un elemento essenziale, oltre alle novità in questo ambito presentate a Inspire 2020, qual è la visione di Microsoft, sia ora che in prospettiva futura, per un approccio alla sicurezza a 360°?
Fabio Santini: È innegabile che gli attaccanti siano diventati più bravi, ma soprattutto la superficie d’attacco è più ampia e tutti siamo sotto attacco. In passato attaccare un’azienda era costoso per l’attaccante e spesso i gruppi di hacker attaccavano per fare rumore e ottenere visibilità. Facendo un paragone, con la diminuzione dei costi per l’attaccante, si è passati dalla pesca all’amo alla pesca allo strascico. Quando passa la rete allo strascico ci finiscono dentro tutti, pesci grandi e piccoli, con la conseguenza che anche le aziende più piccole non possono sentirsi al sicuro solo perché non si ritengono appetibili per un attacco, con le nuove modalità di attacco tutti sono potenzialmente attaccabili e quindi tutti devono preoccuparsi della sicurezza.
La nuova frontiera è superare il concetto di login, ma sviluppare dei sistemi che siano in grado di rilevare con esattezza chi sta effettuando l’accesso, andando oltre le modalità disponibili oggi. Windows Hello è un esempio di come Microsoft si sia mossa in questa direzione, ma con l’evoluzione dello smart working, anche l’autenticazione a due fattori o l’utilizzo di dati biometrici come l’impronta digitale non sarà più sufficiente. Si stanno studiando dei nuovi modi di dire “che tu sei tu” e che permetteranno di identificare con certezza chi sta accedendo a una determinata risorsa.
Edge9: E poi c’è Teams… prima del lockdown avevamo intervistato Jared Spataro, corporate vice-president di Microsoft 365, che aveva descritto Teams come il “nuovo Windows”. L’accelerazione nell’utilizzo delle piattaforme di collaboration dovuta all’emergenza sanitaria ha confermato questa affermazione?
Fabio Santini: Mi spingo oltre dicendo che Teams sarà molto più di Windows. Oggi Windows è un sistema operativo che permette di creare software, ma c’è un elemento del DNA di Windows che non consente alle applicazioni di interagire oltre un certo livello. Le applicazioni lavorano in parallelo ma non si parlano una con l’altra, nonostante Windows metta a disposizione degli sviluppatori degli strumenti di integrazione.
In prospettiva sarà Teams a diventare la piattaforma di integrazione delle applicazioni. In primo luogo, perché Teams, come strumento di collaborazione, svolge già a livello logico il compito di aggregatore delle informazioni. È su Teams che le persone collaborano e quindi è nella sua natura potersi trasformare in una piattaforma di integrazione dove le differenti applicazioni potranno connettersi.
Ecco perché è più di Windows. Immagino un futuro in cui Teams diventerà per il mondo aziendale quello che WeChat è in Cina per il mondo consumer. Tutto avviene dentro WeChat, dalla comunicazione ai pagamenti, all’utilizzo dei servizi più disparati, perché WeChat è una piattaforma di integrazione dove di volta in volta attivo diversi agenti per ottenere quello di cui ho bisogno.
Il presente e il futuro di Microsoft passa attraverso i partner
Edge9: Diversi annunci di Inspire sono andati nell’ottica di agevolare la ripresa delle attività produttive in questa nuova fase di convivenza con il virus. Quali sono i punti essenziali per Microsoft per ritornare a un certo livello di normalità? Ormai è diventato scontato dirlo, ma quanto di quello di cui si è avuto esperienza nel lockdown rimarrà anche in futuro?
Fabio Santini: Questi mesi, dal lockdown in poi, hanno modificato la nostra consapevolezza a livello profondo, anche perché sono stati un segnale di quello che potrebbe accadere nuovamente in futuro. Non sarà necessariamente un nuovo virus, ma ci saranno altre situazioni che ci obbligheranno a lavorare in modo diverso. L’emergenza legata al coronavirus è stata una novità assoluta ed è accettabile che non fossimo pronti a lavorare in modo diverso, ma la prossima volta dovremo essere pronti. Non solo per affrontare l’emergenza, ma per trovare un meccanismo bilanciato fra vecchie e nuove modalità di lavoro e anche per essere pronti ad avere tutti che lavorano da casa da un giorno con l’altro.
La soluzione passa necessariamente attraverso il cloud e anche in scenari ibridi il 70/80% delle risorse sarà nel public cloud. La sfida sarà organizzare quel 20/30% che deve rimanere necessariamente nel data center per essere comunque accessibile e gestito.
Da sempre le crisi obbligano al cambiamento e come Microsoft, che da sempre lavora con un ecosistema di partner per portare le soluzioni ai nostri clienti, siamo orgogliosi del lavoro fatto dalle realtà italiane in questa fase così complessa. Parallelamente all’evento mondiale, in occasione di Inspire 2020 abbiamo organizzato un evento con oltre 200 partner nazionali. È stata l’occasione per premiare i partner più meritevoli e assegnare a Cluster Reply il riconoscimento di Microsoft partner of the year.
4 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoin una sola parola... Terribile!
Poi va giù l'armadio Telecom e sei fottuto. La tua azienda colerà a picco, peggio di quelle colpite dal COVID.
Distopia totale. Programmi opachi. Hardware opachi. Spionaggio a go go. I nostri dati in mano ad un manipolo di sciacalli. Praticamente la dittatura de facto. Basata sul controllo delle informazioni, invece che su gruppi di guardie che vanno in giro a menare i poveri servi della gleba.
Onestamente me ne frego. Datemi un compilatore e scriverò da me i miei programmi. E ce li scambieremo sulle darknet. Non possono certo rendere illegali i programmi che girano in locale.
Stadia sta facendo schifo. Tra prestazioni indecenti e lag vergognosi...
Tra pochi mesi avremo problemi più grossi, visto che gli eserciti di mezzo mondo stanno scaldando i motori.
Ritengo più probabile uno scenario futuro stile Mad Max.
E' colpa del caldo o qualcos'altro di pesante?
Complottismo. As usual.
Il compilatore te lo darò su cloud.
Gli dai in pasto i tuoi sorgenti, e lui ti restituisce l'eseguibile.
Il servizio di nVidia è di gran lunga meglio, infatti.
Ritengo più probabile uno scenario futuro stile Mad Max.
Di nuovo complottismo...
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