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AWS re:Invent 2022: il multicloud è morto, lunga vita all'hybrid cloud

di pubblicato il nel canale Cloud AWS re:Invent 2022: il multicloud è morto, lunga vita all'hybrid cloud

Si è chiusa un’edizione spettacolare di AWS re:Invent con oltre 50.000 partecipanti che hanno assistito in presenza all’evento che ha letteralmente invaso Las Vegas. Anche Edge9 era presente alla conferenza e incontrare direttamente dei manager dell’azienda, come il Vice President Francessca Vasquez, ha avuto l’effetto di modificare alcune convinzioni sul cloud stesso

 

Las Vegas, fine novembre 2022: una folla si accalca, ma in modo ordinato, per entrare nella sala. In sottofondo una cover band suona Don’t stop believing e altri pezzi storici del rock americano. Giochi di luce nella sala preparano al main event. Però non è un concerto di Adele, che nel week end si esibisce in un altro hotel poco lontano dal Venetian, uno degli alberghi più iconici di Las Vegas. Le oltre 5000 persone presenti in un’enorme ballroom del convention center del Venetian si apprestano a seguire il keynote del CEO di AWS Adam Selipsky, che apre ufficialmente i lavori di re:Invent 2022.

Oltre 50.000 partecipanti in presenza per AWS re:Invent 2022

La convention annuale di AWS, arrivata all’undicesima edizione, nel 2022 ha avuto un successo senza precedenti: oltre 50.000 partecipanti in presenza e altri 300.000 che hanno seguito l’evento online da tutto il mondo. Sono numeri molto significativi per un evento organizzato da una singola azienda, se pensiamo che il CES, che si terrà sempre a Las Vegas a inizio gennaio e che mette insieme tutte le aziende della tecnologia consumer, all’inizio del 2022 aveva raggiunto circa 45.000 partecipanti, numero ancora fortemente influenzato dalle conseguenze del Covid, e nell’edizione del 2020, subito prima della pandemia, aveva superato i 170.000 visitatori. Torneremo sui 50.000 visitatori in presenza e i 300.000 “virtuali”, perché sono numeri ancora più significativi se si analizza il profilo di chi ha partecipato.

AWS ReInvent Selipsky

Durante il keynote, Adam Selipsky è a suo agio, tranquillo, quasi compassato, anche se l’ingresso sul palco è degno di una rockstar. È una forza tranquilla quella del CEO di AWS quando presenta la moltitudine di servizi offerti dal colosso del cloud, perché oggi non è più necessario “vendere” il concetto del cloud, oggi il cloud è stato sdoganato. Chi era fra il pubblico questo lo sa bene, perché con AWS ci lavora, crea infrastrutture, sviluppa applicazioni e ha vissuto la transizione che ha portato il cloud dall’essere un concetto familiare solo per sviluppatori e tecnici, a essere sdoganato per tutte le funzioni aziendali e, soprattutto, per i vertici. Oggi tutti gli imprenditori e quelli che in USA chiamano C-level, quindi i manager apicali, sono coscienti che per garantire lo sviluppo, e anche la sopravvivenza, delle aziende è necessario poter sfruttare al meglio la tecnologia, iniziare o proseguire un percorso di trasformazione digitale. In questo contesto il cloud è diventato centrale e non c’è posto migliore al mondo di AWS re:Invent per rendersene conto in prima persona, si respira nell’aria dei corridoi del Venetian. Chiunque abbia partecipato all’evento ha ben chiaro che il cloud è ineluttabile: non è più una questione di se, ma di quando implementarlo.

AWS: dall’infrastruttura alle applicazioni, passando dai servizi

re:Invent 2022 segna un passaggio importante nell’evoluzione di AWS e del concetto di cloud che porta avanti da 16 anni, tanto che Francessca Vasquez, Vice President, Customer Experience, Solutions, and Technology, in un incontro dedicato ai giornalisti italiani, ha parlato di AWS 2.0.

Se guardiamo agli annunci fatti da Adam Selipsky durante il keynote possiamo notare che non sono stati lanciati nuovi servizi “core”, perché non ce n’era forse bisogno, visto che AWS già offre diversi tipi di database, data lake, data warehouse, analytics, machine learning, solo per citarne alcuni, oltre ai “classici” servizi infrastrutturali, con cui è nata, di compute e storage. Tutti gli annunci vanno nella direzione di offrire maggiore integrazione fra i servizi esistenti come l’integrazione zero-ETL (extract, tansform and load) fra il database relazionale Amazon Aurora e il data warehouse Amazon Redshift.

AWS ReInvent Aurora

Con servizi come questo, o come Amazon DataZone che permette di gestire in modo centralizzato e più semplice dati provenienti da varie fonti, sia di AWS come S3 o Redshift, ma anche di terze parti come ServiceNow e Salesforce, oltre a dati ospitati on-premise dal cliente, AWS sta creando un nuovo livello di astrazione che permette di implementare strategie di gestione dei dati, in modo molto più semplice e flessibile. AWS non si è limitata a presentare servizi che comunque devono essere configurati e implementati da team di sviluppo per adattarsi alle esigenze delle singole aziende. È stato fatto un passo in più, ad esempio con Amazon Supply Chain, che è una vera e propria applicazione. Dopo una fase iniziale di data ingestion, durante la quale sempre dei tecnici devono fare in modo che l’applicazione riceva i dati dall’ERP aziendale e da altri eventuali sistemi, Amazon Supply Chain diventa uno strumento che viene utilizzato direttamente dagli utenti aziendali per ottenere insight avanzati e, nella visione di AWS, non ottenibili dall’ERP o dagli altri strumenti da cui vengono presi i dati.

AWS ReInvent francessca vasquez

Abbiamo quindi chiesto a Francessca Vasquez se questi segnali che arrivano da re:Invent, dai nuovi servizi che permettono di integrare in modo più efficace gli strumenti AWS esistenti, per passare a vere e proprie applicazioni come Amazon Supply Chain, configurano una strategia che porterà in futuro AWS a offrire sempre più applicazioni preconfezionate alle aziende. La risposta è stato un secco sì, perché AWS si sta muovendo in una direzione “application centric”. Altri esempi citati da Vasquez sono Amazon Connect, il servizio di contact center in cloud lanciato nel 2017, che sta ottenendo ottimi risultati, e Amazon Omics, un servizio lanciato a questo re:Invent per l’analisi dei genomi dedicato al mondo della sanità.

La morte del multicloud come strategia

Questa evoluzione di AWS testimonia anche una grande maturità raggiunta dal cloud in generale. Possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che il passaggio al cloud è inevitabile, e lo diciamo perché riteniamo che la trasformazione digitale sia essenziale per garantire il successo (e la sopravvivenza) di qualsiasi azienda. Nell’ottica della trasformazione digitale il cloud incarna un ruolo essenziale. Se un’azienda non sente nel 2022 la necessità almeno di valutare il cloud, che presuppone avere delle nozioni sulle sue potenzialità, probabilmente non ha ancora iniziato un percorso di trasformazione digitale e quindi la sua stessa sopravvivenza, nel medio/lungo termine, potrà risultare a rischio. Fra i partecipanti a re:Invent, che fossero sviluppatori, integratori, partner o clienti, questo aspetto era ampiamente superato e dato per scontato.

AWS ReInvent numbers

Se accettiamo il concetto di ineluttabilità del cloud, da re:Invent portiamo a casa un'altra convinzione molto forte: la morte del multicloud. L’evento di Las Vegas dava voce, chiaramente, alla posizione di AWS sul tema, ma segnali in questa direzione arrivano da tutti i cloud provider. L’aspetto che più di tutti ci porta a questa affermazione è la creazione di nuovi layer di servizi e il focus sulle applicazioni che AWS mette direttamente a disposizione dei clienti.

È ormai ampiamente superato il concetto di poter ottenere un vantaggio economico scegliendo di volta in volta il servizio infrastrutturale più economico, perché oggi la competizione si è già spostata sui servizi e le applicazioni. È necessario però fare un ulteriore passo avanti per giustificare un’affermazione forte come dire che il multicloud è morto.

Per ottenere dei vantaggi dal cloud sono necessari vari elementi, che sono strettamente legati ai vantaggi che AWS e, potenzialmente, anche gli altri cloud provider, possono offrire. Possiamo riassumere i vantaggi su tre livelli: persone, servizi e tecnologia. Torneremo su come AWS ritiene di primeggiare su tutti e tre gli aspetti, ma in ogni caso ogni azienda che investe sul cloud deve fare importanti investimenti, in termini economici, di tempo e di competenze, per ottenere dei vantaggi concreti. Questi investimenti non possono essere “recuperati” passando da un cloud provider a un altro e se è vero che oggi la componente infrastrutturale, ovvero compute e storage, può essere spostata molto facilmente (anche se sempre con costi nascosti significativi), qualsiasi sviluppo che viene fatto utilizzando gli strumenti e i servizi, soprattutto quelli dei layer più “alti”, molto difficilmente potrà essere spostato senza ricominciare tutto da capo. Un esempio è il machine learning: se un’azienda ha creato un algoritmo utilizzando Amazon Sagemaker e poi lo ha applicato alla propria base di dati, avrà acquisito un valore per l’organizzazione che difficilmente potrà essere trasferito su un altro cloud provider, indipendentemente dal fatto che esista un servizio simile.

Il lock-in è un rischio che vale la pena affrontare

Scegliere un cloud provider, scegliere AWS e utilizzare tutti i servizi che mette a disposizione delle aziende, è come sposarsi prima dell’entrata in vigore della legge sul divorzio. Si fa una scelta di campo, che porta necessariamente a un lock-in, è inevitabile. Il rischio quindi è un lock-in 2.0, non sulle risorse di compute e storage, ma sui servizi. Questo nuovo concetto di lock-in è decisamente più insidioso, perché usare i servizi proprietari di AWS significa non avere una controparte diretta sugli altri provider, anche perché servono delle competenze e dei partner specifici.

AWS ReInvent Swami Keynote

Questo è il rischio che si corre, ma è un rischio che vale decisamente la pena affrontare. Nel mondo della tecnologia è sempre stato così, anzi oggi nel cloud c’è una possibilità di scelta che in passato non sempre è esistita. Per questo ci sentiamo di dire che il multicloud è morto, perché una volta scelto un provider, il cliente sviluppa competenze e relazioni con i partner che gli permettono di sfruttare a proprio vantaggio le potenzialità offerte da quel provider. Vantaggi che non potranno poi essere trasferiti passando a un altro provider.

Per chiarire ancora meglio possiamo dire che il multicloud come strategia è morto, mentre il multicloud come necessità probabilmente rimarrà. Abbiamo già parlato dell’inutilità dell’andare a cercare i prezzi migliori del cloud infrastrutturale. Esistono però delle necessità specifiche che rendono indispensabile appoggiarsi a diversi hyperscaler, come nel caso di acquisizioni in cui le aziende coinvolte utilizzano diversi cloud provider. Oppure nel caso in cui sia necessario utilizzare uno specifico servizio, che magari viene offerto da un solo provider.

Dicendo che il multicloud è morto ci riferiamo alla convinzione che non si possa sostenere una strategia best of breed che fa procedere in parallelo lo sviluppo di diverse applicazioni utilizzando i servizi di diversi cloud provider, pensando che questo possa massimizzare il valore per l’azienda.

Le competenze necessarie (che sono diverse da provider a provider, essendo competenze molto specifiche), i tempi di sviluppo (che se applicati a un cloud provider poi devono essere investiti di nuovo da zero passando a un altro cloud provider), i partner coinvolti (valgono le stesse considerazioni fatte per le competenze) sono tutti elementi specifici e diventano dei sunk cost nel momento in cui si cambia o si pensa di poter far convivere più cloud provider in una visione strategica (a parte le eccezioni di cui sopra).

È quindi necessario fare una scelta di campo e non esiste una scelta migliore in assoluto. Valgono gli stessi principi appena enunciati per fare la scelta giusta, oltre a valutare i servizi offerti, anzi prima vanno valutate le competenze e i rapporti esistenti e decidere di conseguenza.

Le persone al centro di qualsiasi strategia cloud

Visto che di matrimonio si tratta, torniamo a quelli che AWS ritiene essere i suoi vantaggi rispetto alla concorrenza. Sicuramente il primo, e forse il più importante sono le persone. In primo luogo le persone che lavorano in AWS e che portano avanti le varie, innumerevoli, divisioni dell’azienda. A Las Vegas abbiamo avuto l’onore di incontrarne due di queste persone, particolarmente significative: Simone Severini, Director, Quantum computing, e Clint Crosier, Director, Aerospace and Satellite Solutions.

AWS ReInvent space

Il primo è un italiano, ex professore di fisica, che ha creato da zero la divisione quantum computing in AWS. La sua visione sull’evoluzione del quantum è molto pragmatica, perché è convinto delle grandissime potenzialità della tecnologia, ma allo stesso tempo ritiene che oggi sia impossibile prevedere quando avrà uno sbocco commerciale. La strategia che ha impostato corre su due binari paralleli: da una parte lo sviluppo dell’AWS Center for Quantum Computing, ospitato presso il Caltech, dove si sta lavorando alla creazione di un quantum computer proprietario di AWS; dall’altra con l’iniziativa Amazon Braket, che mette a disposizione di diverse realtà attive nel campo l’infrastruttura di AWS e la visibilità che una partnership con AWS può offrire. Severini ha anche creato il gruppo di consulenza Amazon Quantum Solutions Lab, che lavora con diversi clienti per progetti di ricerca (ad esempio con BMW per la quantum challenge) con l’obiettivo di avvicinare l’industria alla scienza. Inoltre, è attivo un progetto con l’università di Harvard per sviluppare reti di computer quantistici.

Clint Crosier, invece, è un ex generale dell’aviazione americana che nella sua carriera ha gestito svariate missioni spaziali e, prima di passare ad AWS, è stato il lead planner della creazione, nel 2019, della nuova US Space Force. Secondo Corsier le tecnologie cloud possono offrire dei grandi vantaggi alle missioni spaziali ed era necessario affiancare alle consolidate competenze di AWS un team che avesse una radicata esperienza nel settore spaziale. Il team guidato da Croiser è presente a livello globale ed è in forte crescita. L’ultimo progetto, in ordine di tempo, su cui il team ha lavorato ha coinvolto l’azienda italiana D-Orbit, per cui AWS ha sviluppato delle componenti software dedicate che permettono di utilizzare tecnologie cloud ed edge per elaborare direttamente sul satellite le immagini che vengono catturate e poi scaricare solo quelle significative. Questo ha permesso sia di ottenere una diminuzione del 42% delle immagini che vengono scaricate, sia di massimizzare l’efficienza, perché vengono appunto scaricate solo immagini significative.

Questi due esempi testimoniano come in AWS lavorino persone con un background e un’esperienza notevole, le cui competenze vengono poi messe a disposizione dei clienti e dei partner che lavorano con AWS. Sempre in questo contesto è poi molto significativo il numero dei partecipanti a re:Invent che citavamo all’inizio dell’articolo. 50.000 partecipanti in presenza e 300.000 da remoto dimostrano quanto sia ampia la comunità di professionisti che ruotano intorno ad AWS. Se il passaggio al cloud è ineluttabile e la scelta di un provider è un matrimonio, scegliere AWS significa entrare in contatto con una comunità così numerosa e avere la garanzia di poter individuare i giusti partner, che sono essenziali nel passaggio al cloud.

Partner anche italiani, perché a re:Invent sono state protagoniste due realtà del nostro paese. Reply ha vinto il premio come System Integrator and Security Partner of the Year per la regione EMEA (Europe, Middle East and Africa) e beSharp il premio come AWS Partner of the Year per l’Italia.

Anche AWS parla di hybrid cloud

Passando agli altri due vantaggi di AWS, dei servizi abbiamo ampiamente parlato. Per quanto riguarda la tecnologia AWS sta investendo molto su soluzioni hardware proprietarie (ne abbiamo parlato qui) che nella visione dell’azienda permettono di ottenere un contenimento dei costi, a parità di prestazioni. Che siano macchine basate su AWS Graviton, o su architettura x86, è indubbio che il cloud di AWS permette di poter scalare le prestazioni praticamente all’infinito. A re:Invent abbiamo assistito a una sessione in cui era protagonista Wētā FX, società specializzata negli effetti speciali e nella post produzione di film hollywoodiani. Nello specifico, grazie al passaggio al cloud di AWS durante la lavorazione di Avatar 2, che uscirà al cinema fra qualche giorno, è stato ottenuto un incremento di prestazioni del rendering nell’ordine di 10x, che ha permesso di accorciare drasticamente i tempi di realizzazione del nuovo film di Cameron e di rispettare i tempi di produzione previsti.

AWS ReInvent monday night

Prima di concludere il nostro resoconto di AWS re:Invent 2022 torniamo al nostro incontro con Francessca Vasquez per sottolineare un aspetto non scontato quando si parla di AWS. Per anni era stato portato avanti il concetto di "cloud only", per cui nella visione di AWS ogni azienda, di qualsiasi dimensione e storia, avrebbe ottenuto il massimo vantaggio passando completamente al cloud. Oggi questa visione si è evoluta e anche AWS parla di hybrid cloud, perché il processo di trasformazione delle aziende da un lato e la complessità del mercato dall’altra, con alcuni settori in particolare che hanno delle stringenti esigenze di governance, rendono necessario un periodo di transizione in cui sistemi legacy e cloud dovranno necessariamente coesistere. Per Vasquez “viviamo in un hybrid cloud world” e il fatto che AWS faccia questa affermazione è un ulteriore segnale di maturità, sia dell’azienda sia del mondo cloud in generale. In ambito hybrid cloud è importante sottolineare l’integrazione fra AWS e VMware, che permette di gestire workload fra cloud e on premise.

In questo contesto si innesta la nomina di un nuovo General Manager, a tutti gli effetti il country manager, di AWS per l’Italia. Si chiama Julien Groues, che negli ultimi anni è stato responsabile di AWS in Francia, Paese di cui mantiene la carica. In un incontro dedicato alla stampa italiana presente a Las Vegas, Groues ha sottolineato come, con l’apertura due anni fa della Region italiana a Milano, è iniziato un processo nel nostro Paese che da allora al 2029 porterà AWS a investire 2 milliardi di Euro, con una contribuzione al PIL stimata in 4 miliardi. Investimento che testimonia l’importanza dell’Italia per AWS, che Groues vede molto aperta, nel suo tessuto imprenditoriale, ai processi di trasformazione digitale che vedono il cloud protagonista.

Chiudiamo citando un’iniziativa molto importante portata avanti negli ultimi mesi da AWS e che a re:Invent ha visto una tappa significativa. Dall’inizio del conflitto che vede coinvolte Russia e Ucraina, AWS ha supportato il governo ucraino, rendendo possibile in tempi molto rapidi la migrazione di una gran parte dei dati governativi dai sistemi on premise utilizzati precedentemente al cloud AWS.

Durante re:Invent 2022 è stato firmato un memorandum fra AWS e il governo ucraino che prevede la prosecuzione di questa collaborazione. Presente all’evento il vice primo ministro ucraino e ministro della digital transformation Mykhailo Fedorov che ha dichiarato che il supporto di AWS ha letteralmente salvato l’economia e il funzionamento stesso del governo. Per AWS ha firmato il memorandum Liam Maxwell, Director of Government Digital Transformation.

AWS ReInvent ucraina

Va sottolineato che AWS, oltre al supporto tecnico, ha garantito un supporto economico al governo ucraino, offrendo dei crediti per l’utilizzo delle risorse messe a disposizione.

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