Imprenditoria al femminile e gender gap: le iniziative per l'inclusività di Huawei
di Alberto Falchi pubblicato il 29 Ottobre 2021 nel canale MarketHuawei conferma il suo impegno per garantire una maggior presenza del pubblico femminile nel settore ICT tramite una serie di iniziative a livello globale pensate per semplificare l'accesso e supportare la crescita di donne in un ambiente storicamente dominato da una presenza prevalentemente maschile. Ne abbiamo parlato con Enrica Banti, Head of Corporate Communications di Huawei Italia
La presenza femminile in alcuni settori è oggettivamente limitata, in particolare nel settore ICT e della tecnologia in generale, un mondo che storicamente ha sempre visto una partecipazione prevalentemente maschile. Negli ultimi anni, però, c’è una forte spinta al cambiamento in questo senso e, complice anche l’introduzione dei parametri ESG (Environmental, Social, and Corporate Governance), la maggior parte delle imprese sta attivando iniziative per incrementare la presenza femminile.
Non fa eccezione Huawei, che ha avviato una serie di iniziative per spingere verso il cambiamento. Un cambiamento che può essere stimolato tramite speciali programmi mirati ad aumentare la partecipazione femminile. Abbiamo approfondito l’argomento con Enrica Banti, Head of Corporate Communications di Huawei Italia.
La situazione del gender gap in Italia: la visione di Enrica Banti
Edge9 ha avuto modo di fare una chiacchierata con la Head of Corporate Communications di Huawei Italia, Enrica Banti, che ci ha delineato il quadro della situazione italiana, in generale.
“Attualmente ci sono vari segnali della maggiore attenzione alla questione della parità di genere anche nel settore della tecnologia”, spiega Banti. “Quasi tutte le aziende sono infatti impegnate nel supportare in particolare le donne e valorizzarle nel mondo del lavoro”. Se però le aziende e le istituzioni stanno lavorando sodo per garantire maggiori opportunità al mondo femminile e ridurre il gender gap, dall’altro, secondo Banti, il cambiamento deve essere anche culturale. A partire dall’educazione che si riceve in famiglia, per poi arrivare al linguaggio, fin troppo spesso ancorato a vecchi retaggi storici. Non solo: bisogna anche comunicare meglio alcuni dettagli. Nel board di Huawei ad esempio, c’è da anni una presenza femminile che ben rappresenta l’attenzione della nostra realtà a questo tema. Fra queste Catherine Chen, Senior Vice President e Director of the Board di Huawei che ricopre anche il ruolo di Ambassador di tutte queste tematiche.
Fra le numerose iniziative di Huawei, il programma Seeds for the Future prevede che il 30% dei posti siano dedicati alle ragazze ma non è semplice riuscire a coinvolgerle. Si tratta infatti di un programma che premia le competenze e ancora oggi la partecipazione ai corsi di studio STEM è limitata, soprattutto per quanto riguarda il pubblico femminile. Le cosiddette “quote rosa”, insomma, potrebbero non bastare e per certi versi rischiare di essere controproducenti per le stesse donne. Secondo Banti è il merito che dovrebbe essere premiato mentre la presenza obbligatoria di percentuali di genere metterebbe in secondo piano la bravura e la competenza delle ragazze che ce l’hanno fatta. Tuttavia, Banti sottolinea come al tempo stesso le quote minime per legge possano essere un valido alleato per stimolare il cambiamento nelle sue fasi iniziali. Ben oltre il riservare alle ragazze quote dedicate, l’obiettivo di Huawei è infatti che queste giovani donne diventino vere e proprie ambasciatrici della causa a sostegno della parità e dell’inclusione di genere in modo da spronare altre a seguire le loro orme, così da creare un effetto moltiplicatore.
Dopo queste premesse, Banti è passata a illustrarci le principali iniziative di Huawei per ridurre il gender gap, sia in Italia sia a livello globale.
Huawei a supporto dell’inclusività di genere: l’iniziativa Seeds for the future
Da una decina di anni circa, Huawei ha attivato a livello globale il programma Seeds for the future, che ha come obiettivo quello di formare direttamente in sede alcuni fra gli studenti più meritevoli di ogni Paese. Un’iniziativa che a oggi ha già permesso di formare più di 150 persone nella sola Italia, e che è stata recentemente modificata per introdurre quelle che potremmo definire delle quote rosa: l’obiettivo è quello di dedicare almeno 30% dei posti alle donne. Una percentuale che però in alcuni Paesi è salita al 50% e oltre. Contrariamente a quello che si può pensare, i Paesi dove questa iniziativa ha coinvolto la percentuale maggiore di donne non sono in nazioni dove la presenza femminile sul mondo del lavoro è ancora limitata e dove le leggi e la cultura locale faticano ancora a riconoscere a pieno il ruolo della donna, come per esempio Qatar, Sud Africa, Tunisia, Sri-Lanka.
Per l’edizione italiana del 2021, il programma Seeds for The Future mira a formare 50 studenti. Le persone interessate (che devono essere iscritte a Ingegneria delle Telecomunicazioni, Ingegneria Informatica, Ingegneria Elettronica e altre facoltà universitarie che offrono percorsi in ambito ICT) possono candidarsi a questo indirizzo entro il 25 ottobre. I 50 candidati selezionati avranno poi modo di partecipare al programma di training che si svolgerà su una piattaforma online fra l’8 e il 15 novembre. Tramite la piattaforma, gli studenti selezionati potranno seguire in diretta corsi sul 5G e le relative applicazioni, su IA e machine learning, sulle architetture cloud, la cybersecurity e molto altro. Come già detto, l’obiettivo dell’iniziativa è di avere almeno il 30% di ragazze all’interno di questi corsi.
Women in technology: tutti i programmi di “empowerment” di Huawei
Seeds for the Future è stato avviato da una decina di anni e recentemente aggiornato per potenziare la partecipazione femminile, ma nel 2021 Huawei ha attivato una serie di iniziative specifiche per l’empowerment delle donne.Un esempio è Summer School for Female Leadership in the Digital Age, lanciato questa estate a Lisbona con l’obiettivo di ridurre il gender gap. Una giuria ha selezionato 27 ragazze fra 1.200 studentesse di tutta Europa, che hanno potuto partecipare a un programma della durata di una settimana che includeva masterclass, progetti di gruppo ed esperienze culturali.
Anche il programma Huawei HMS App Innovation Contest – 2021 Apps Up quest’anno è stato aggiornato per riflettere l’impegno di Huawei nei confronti della partecipazione femminile sul lavoro. È stato infatti introdotta una nuova categoria di premio, Tech Women’s Award, pensata per sostenere e incoraggiare le donne più talentuose a fare la differenza nel settore dell’ICT.
Huawei Women Developers, invece è un’iniziativa inedita lanciata a maggio 2021. Si tratta di un programma globale per avvicinare le donne allo sviluppo di applicazioni, offrendo loro gli strumenti necessari e un ambiente favorevole, in grado di stimolare la condivisione di idee e il networking. Un programma che proseguirà anche in futuro e che include training, seminari online e offline, presentazioni di casi d’uso o best practice: l’obiettivo finale è quello di creare una piattaforma di dialogo e di empowerment femminile.
Women in the Digital Era punta invece a risolvere un problema comune a un po’ tutti i Paesi, cioè la scarsa presenza di ragazze nei corsi STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). L’obiettivo è quello di creare nuove opportunità di lavoro per le donne in un settore che tradizionalmente vede una partecipazione prevalentemente maschile, anche lavorando su modalità che consentano di migliorare il bilanciamento fra lavoro e vita privata, e mettendo a disposizione delle donne le tecnologie necessarie a partecipare pienamente alla vita economica e sociale del Paese. Non si tratta di un vero e proprio corso di formazione, quanto di una piattaforma che raccoglie le storie delle donne che sono riuscite a imporsi nel settore tecnologico, storie che possono essere di esempio per altre ragazze e ispirarle a percorrere la stessa strada.
Digital Training Bus, infine, è un’iniziativa lanciata da Huawei in Bangladesh, dove l’azienda ha collaborato con le istituzioni locali per costruire 6 autobus ciascuno dei quali dotato di 23 postazioni di lavoro. Lo scopo è quello di contribuire allo sviluppo delle competenze digitali delle donne che vivono nelle aree rurali del Bangladesh. A oggi sono già state formate 63.000 donne, ma l’obiettivo è di estenderlo ad altre 166.000 entro la fine del 2033.
10 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoAvanti così per la parità!!
Avanti così per la parità!!
Ma infatti!
Deve essere terribilmente difficile per qualcuno accettare che magari alle donne piacciano determinate facoltà e non altre.
Eh no, dobbiamo per forza essere tutti uguali.
Deve essere terribilmente difficile per qualcuno accettare che magari alle donne piacciano determinate facoltà e non altre.
Eh no, dobbiamo per forza essere tutti uguali.
Peccato che questa incredibile verità non viene accettata da molti, che insistono nel fare questi patetici tentativi che sfociano in stupide forzature, tipo combattere le "discriminazioni" (presunte o vere che siano) inserendo altre discriminazioni.
Semplicemente certe facoltà e certi lavori non risultano interessanti per molte donne che preferiscono altro. La cosa importante è che non venga mai negato a chiunque la possibilità di seguire una data facoltà.
Poi se a molte donne non piace l'elettronica o l'informatica, non credo che sia colpa di qualcuno o qualcosa.
Basta leggere certi articoli per avere i conati di vomito: "La dispersione scolastica è un grande problema per l’Italia e ci costa ogni anno almeno un miliardo e mezzo di euro, ma se a scuola ci fossero SOLO ragazze il tasso di abbandono crollerebbe drasticamente.....Sono, infatti, le percentuali di abbandoni e bocciature dei maschi a determinare il gap che c’è tra noi e gli altri paesi d’Europa....Sembra, insomma, che le nostre studentesse dimostrino una maggiore diligenza e costanza nell’impegno e più motivazione"
In sintesi: gli uomini abbandonano la scuola? Ecchissenefrega.
Ma certo. Solo che, in Italia, si sbaglia sempre la parità nelle POSSIBILITA' (accesso alle facoltà con la parità nei RISULTATI (donne laureate in STEM). E' ovvio che se 100 uomini e 5 donne si iscrivono ad Ingegneria Meccanica ci saranno meno donno laureate in quella disciplina.
Ma vaglielo a spiegare ai media e alle femministe.
Si chiamano "Azioni Positive", c'è anche la voce su Wiki.
Che riporta anche questo simpatico fatto: "Partendo da una prospettiva utilitarista, uno studio della rivista The Economist ha evidenziato la perdita di competitività sul mercato delle aziende che hanno messo donne in posizioni dirigenziali sulla base di quote rosa IMPOSTE per legge, piuttosto che secondo la normale SELEZIONE del personale più PREPARATO".
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