Come funziona Volterra e il modello edge 2.0 in pratica: la nostra prova

Come funziona Volterra e il modello edge 2.0 in pratica: la nostra prova

Abbiamo osservato più da vicino, grazie all'aiuto di F5, come funziona Volterra e come il modello Edge 2.0 sia applicabile già da oggi per rendere l'esperienza d'uso (e la gestione) delle applicazioni migliore

di pubblicata il , alle 12:21 nel canale Cloud
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Come funziona Volterra, il sistema di distribuzione di applicazioni di F5? L'abbiamo provato con mano per capire come si sta evolvendo questo settore e quali sono le potenzialità del servizio Volterra.

Volterra: cambiano le regole della distribuzione delle applicazioni

Abbiamo avuto modo di parlare più volte di F5 e dei suoi servizi, in particolare per quanto riguarda l'ambito dell'edge computing. La visione di F5 al riguardo, che l'azienda chiama "Edge 2.0", passa per Volterra: un servizio, nonché azienda, che F5 ha acquisito mesi fa e che permette di costruire reti di application delivery che mettono nelle mani delle aziende il potere di dare ai propri utenti (che siano esterni o interni all'organizzazione) l'esperienza d'uso migliore possibile sfruttando la periferia della rete.

Una precisazione è d'obbligo in questo caso: spesso si parla di "edge" intendendo il luogo di confine della rete aziendale e, dunque, luoghi fisici come impianti produttivi, cantieri, miniere e così via, distinguendo in questo modo la periferia dove si producono i dati dal centro dove questi si elaborano e costituito dai data center, che essi siano di proprietà dell'azienda o no. In questo ambito F5 intende questo termine in maniera leggermente differente: l'edge, la periferia, è inteso a livello geografico e riguarda la posizione degli utenti che fanno uso dei servizi digitali offerti dall'azienda. Per fare un esempio pratico, dal punto di vista di un'azienda come Netflix l'edge è costituito dai luoghi dove risiedono i suoi utenti italiani. Ne avevamo parlato nel nostro pezzo dedicato all'edge 2.0 lo scorso febbraio.

Fin qui, però, noi di Edge9 non avevamo avuto l'opportunità di vedere Volterra realmente all'opera. Raffaele D'Albenzio, Manager System Engineer di F5 in Italia, ci ha dunque mostrato il funzionamento della piattaforma con un caso reale.

Il servizio di Volterra si basa su alcuni pilastri: VoltMesh, VoltStack, VoltConsole e la Volterra Global Network. VoltMesh è un servizio che permette di creare reti per connettere le applicazioni in ambienti multi-cloud ed edge (nel senso comune del termine). VoltStack invece è un insieme di tecnologie, in cui sono inclusi Linux e Kubernetes, che permette di effettuare automaticamente il deployment di applicazioni in maniera automatizzata sui nodi abilitati senza dover effettuare manualmente tutte le operazioni collegate a ciò. La Volterra Global Network è una rete fisica ad alta velocità che connette 21 punti di presenza nel mondo tra di loro e con i principali fornitori di servizi (come, ad esempio, AWS e Azure). Tutto è controllato dalla VoltConsole, una console accessibile via Web che permette di controllare i vari servizi di Volterra.

Una rete globale per la distribuzione di applicazioni

Oggigiorno non sono tanto i contenuti in sé a dover essere distribuiti come avveniva una volta, fatto che ha dato vita alle CDN (Content Delivery Network), ma sono le applicazioni stesse a dover essere avvicinate agli utenti per ridurre la latenza e garantire così una buona esperienza d'uso. Ciò è particolarmente importante per le applicazioni destinate a utenti esterni, come ad esempio quelle di e-commerce e servizi collegati come i motori di raccomandazione, ma non è meno vero per gli utenti interni di aziende distribuite a livello globale. Il servizio di Volterra ricopre esattamente questo ruolo e consente alle aziende di semplificare notevolmente la gestione della propria infrastruttura.

Il pannello di controllo di VoltConsole, interamente basato su tecnologie Web e pertanto accessibile da qualunque dispositivo dotato di un browser moderno, mette a disposizione la possibilità di configurare e monitorare la propria infrastruttura con controlli semplici e cruscotti informativi. Tra i vari pannelli a disposizione ne troviamo uno per gestire e monitorare i vari siti e le connessioni tra di loro, uno per la gestione della sicurezza, uno per gestire le varie impostazioni (come le credenziali di accesso ai servizi cloud), nonché uno per gestire le fleet di Kubernetes, assieme a una sezione dedicata alle applicazioni.

L'aspetto interessante del pannello di controllo di Volterra è che permette di configurare le varie impostazioni non solo tramite file JSON, ma anche tramite un'interfaccia grafica semplice e intuitiva. Proprio tale interfaccia è uno dei punti di forza di questa soluzione, dato che permette di avere a disposizione a colpo d'occhio tutte le informazioni necessarie per comprendere lo stato dell'infrastruttura. Da una visione su un planisfero dei vari siti a una schematizzazione delle connessioni tra di essi, le visualizzazioni aiutano a comprendere immediatamente se ci siano problemi e dove siano, nonché in quale relazione siano le varie componenti.

All'interno dello stesso pannello è possibile accedere anche a una visualizzazione specifica per applicazione. Attraverso tale vista si può vedere la propria infrastruttura organizzata non a livello fisico, con data center e dispositivi, ma a livello logico, con i siti coinvolti nell'esecuzione di una specifica applicazione e il loro stato. Attraverso questa interfaccia è possibile definire i passaggi logici che le applicazioni devono eseguire per il proprio funzionamento, ad esempio dedicando un'istanza di AWS all'elaborazione di certi dati (come quelli per le raccomandazioni) e, invece, un'istanza su Azure ai database; con l'interfaccia di Volterra è possibile collegare a livello logico queste due istanze in maniera molto semplice e senza lunghi passaggi manuali. È inoltre possibile definire load balancer, mesh (ovvero uso di più punti di elaborazione interconnessi tra loro per fornire il servizio), nonché regole di sicurezza.

Dal momento che il servizio sfrutta Kubernetes, è possibile definire dei cosiddetti "siti virtuali", ovvero siti logici che aggregano più siti fisici in funzione del tipo di elaborazione che devono eseguire; ad esempio, è possibile aggregare istanze su AWS nei data center di Parigi, Francoforte e Milano sotto uno stesso sito virtuale che si occupa di eseguire un'applicazione dedicata al mercato europeo, mentre la stessa applicazione per il mercato americano può essere raccolta sotto l'ombrello di un sito virtuale con data center in Ohio e in Virginia del Nord. La scelta non è limitata ad AWS, che usiamo solo come esempio: è possibile includere data center o dispositivi edge propri, così come istanze in Azure e in Google Cloud. È poi possibile aggiungere l'accesso anche a cluster K8s indipendentemente dal fornitore dei servizi.

Durante la demo abbiamo potuto apprezzare la semplicità con cui è possibile effettuare queste configurazioni con pochi click, lavoro che altrimenti potrebbe richiedere anche ore nel caso delle configurazioni più complesse. La quantità di informazioni che il pannello mette a disposizione è davvero elevata e permette di raccogliere utili indicazioni anche sull'utilizzo che viene fatto dei servizi, fatto particolarmente importante per regolare al meglio la propria infrastruttura.

Volterra è uno strumento di grande profondità ed efficacia, che consente di semplificare in maniera notevole il lavoro degli amministratori di sistema che devono gestire infrastrutture distribuite. La sua visualizzazione a livello logico per applicazione consente di astrarre alcune delle complessità legate alla gestione tradizionale delle infrastrutture per concentrarsi, invece, sull'aspetto realmente interessante e significativo per le aziende, ovvero proprio le applicazioni.

Il modello di edge 2.0 proposto da F5 risponde in effetti a molti dei problemi che le aziende che operano in maniera distribuita sul territorio devono affrontare e lo fa in maniera convincente; l'implementazione in Volterra mostra che tale modello è applicabile anche nella realtà e che le aziende possono sperimentarlo già oggi.

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