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Il colosso petrolifero Shell entra nel mondo del liquid cooling. Perché e dove vuole arrivare?

di pubblicata il , alle 17:38 nel canale Cloud Il colosso petrolifero Shell entra nel mondo del liquid cooling. Perché e dove vuole arrivare?

Abbiamo intervistato Mario Viarengo, General Manager Marketing, Industrial Sector di Shell, per scoprire come funzionano le nuove soluzioni per il raffreddamento a liquido dei data center che sta sviluppato l’azienda

 

Idrocarburi e sostenibilità. Possono sembrare due termini apparentemente opposti, ma bisognerà avere a che fare con entrambi ancora a lungo. Da un lato, infatti, è fondamentale puntare sulla sostenibilità ambientale per ridurre le emissioni di CO2 e quindi dare un freno al riscaldamento globale. Dall’alto, gli idrocarburi ricopriranno un ruolo ancora fondamentale nel mix energetico per parecchi anni.

Shell è uno dei principali attori nel settore petrolchimico e sta investendo massicciamente nella ricerca sul raffreddamento a liquido per i data center.  Perché l’azienda è entrata in questo settore? Quali sono le sue ambizioni? “Abbiamo deciso di entrare in questo settore perché c'è chiaramente un bisogno nel mercato”, spiega Mario Viarengo, General Manager Marketing, Industrial Sector di Shell.

La domanda di energia per alimentare data center crescerà vertiginosamente nei prossimi anni

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Il bisogno a cui fa riferimento è quello dell’energia richiesta dai data center: queste infrastrutture a livello globale consumano ben 250 TWh, l’1,3% della domanda mondiale di energia elettrica, praticamente i consumi energetici dell’intera Italia. E “da qui al 2030 secondo McKinsey la domanda di energia aumenterà del 240%”, sottolinea Viarengo. Insomma, “c’è una richiesta a livello globale” di soluzioni per il raffreddamento dei data center, che da sole assorbono circa il 40% dei consumi di queste infrastrutture. Già questo sarebbe un ottimo motivo per investire in questo ambito, ma non è l’unico. “C’è un’esigenza interna. Noi siamo come azienda dei grandi produttori e consumatori di dati e quindi abbiamo sperimentato, diciamo, in prima persona il bisogno di avere soluzioni efficienti, ma allo stesso tempo anche sostenibili per quanto riguarda i data center”, prosegue Viarengo.

Di conseguenza, Shell ha iniziato a investire su soluzioni di raffreddamento più efficienti. Non cercandole sul mercato, ma sviluppandole internamente. Questo perché il reparto Ricerca & Sviluppo dell’azienda ha scoperto che uno dei brevetti interni, il Gas to Liquid, poteva svolgere un ruolo chiave proprio in questo ambito, rivelandosi molto efficace nei sistemi di raffreddamento basati sull’immersione. “Questo prodotto è dielettrico, quindi non conduce elettricità”, spiega Viarengo, aggiungendo che è anche Single Phase, cioè non cambia stato a seconda della temperatura, rimanendo insomma allo stato liquido.

Non parliamo di un prodotto sperimentale che arriverà chissà quando sul mercato: viene infatti già adottato all’interno di alcuni data center della multinazionale da più di un anno. Data center che sono fondamentali per Shell, dato che è qui che vengono elaborati i complessi calcoli necessari a valutare lo stato dei giacimenti. “Questi server sono stati messi in una in una soluzione di immersion cooling che abbiamo chiamato Skybox”.

Skybox, la soluzione a immersion cooling sviluppata da Shell

I vantaggi? Prima di tutto, Skybox permette di ridurre del 95% l’utilizzo di acqua. Per quanto riguarda i consumi elettrici, invece, la riduzione è più modesta ma sempre elevatissima: parliamo del 35%. I data center che adottano questa soluzione sono anche silenziosissimi, anche rispetto alle infrastrutture raffreddate a liquido tramite tecnologia direct to chip, perché anche in questo caso sono sempre necessarie delle ventole, che invece possono essere eliminate del tutto con la tecnologia sviluppata da Shell.

Un altro vantaggio è la rapidità con cui è possibile implementare Skybox in data center già esistenti. Al contrario di altre soluzioni, che prevedono di ripensare l’edificio stesso, qui “bastano una decina di giorni”. La parte più complessa è la costruzione della vasca che andrà a contenere le apparecchiature, che viene realizzata su misura, sulle specifiche del cliente “come un vestito”. Una volta definita questa parte, si può iniziare a lavorare sui collegamenti idraulici ed elettrici necessari.

Collaboriamo con tutti!

Si potrebbe pensare a Shell come un concorrente di Vertiv o Schneider Electric, ma la realtà è differente. Il mondo dei data center è infatti una sorta di ecosistema nel quale convivono svariati attori. Ci sono i produttori di chip (Intel, Nvidia, AMD, per esempio), chi realizza i server (Cisco, HPE, Lenovo), i produttori delle vasche per l’immersione. E ancora gli integratori, che mettono insieme il tutto. E chi gestisce i data center, propri o per conto terzi. “Noi collaboriamo con tutti”, afferma Viarengo. “Per esempio, sulla parte di chip manufacturer, noi siamo l'unico produttore di fluidi che ha ottenuto la pre-approvazione di Intel per la compatibilità del nostro fluido con i loro con i loro chip. Prevediamo di avere la certificazione finale nel corso del 2025”.

I costi? Difficile dire se un’installazione di questo tipo è più o meno costosa rispetto ad altre soluzioni, ma il punto è un altro, secondo Viarengo: “noi guardiamo al TCO per l’operatore finale. E anche alla sostenibilità”.  Insomma, se anche l’installazione potrebbe in alcuni casi essere più costosa, il risparmio energetico e la maggiore sostenibilità rendono questo approccio conveniente anche dal punto di vista economico, sul lungo termine. 

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