Kaspersky e la telemedicina: i dottori la usano, ma non utilizzano app adeguate a garantire la privacy

Kaspersky e la telemedicina: i dottori la usano, ma non utilizzano app adeguate a garantire la privacy

Secondo un'indagine condotta da Kaspersky, la metà dei dottori italiani per la telemedicina non utilizza app sviluppate appositamente per questi fini, ma preferisce alternative come Zoom, Messenger, WhatsApp, Facetime, con conseguenti rischi per la privacy

di pubblicata il , alle 10:51 nel canale Cloud
Kaspersky
 

Più del 70% degli operatori sanitari italiani è a conoscenza dei rischi legati alla gestione dei dati sanitari, avendo ricevuto una formazione specifica sul tema, eppure la metà di chi si appoggia alla telemedicina ignora le indicazioni ricevute. Questo è quanto emerge da un rapporto di Kaspersky, condotto su un campione di 389 decision maker in ambito sanitario a livello globale. Il problema principale? Nessuno dei fornitori di servizi sanitari in Italia è certo che il personale medico abbia una buona comprensione di come sono protetti i dati dei pazienti. Fondamentalmente, nonostante la formazione impartita, ci sono ancora enormi lacune da colmare, a partire dalle best practice.

La telemedicina in Italia? Si fa con le app di messaggistica e videocomunicazione (non certificate)

Come gli insegnanti, anche i medici hanno dovuto adeguarsi alla situazione generata dalla pandemia e, quando possibile, hanno avuto rapporti a distanza coi pazienti. Questo di per sé è un dato molto positivo e dimostra che il sistema sanitario, così come i pazienti, ha saputo reagire velocemente alla difficile situazione. Purtroppo, per le sessioni a distanza la metà dei medici (inclusi quelli italiani) utilizza app che non sono pensate per la telemedicina, e quindi sviluppate in modo da proteggere in maniera robusta le informazioni, ma si affidano ad app comuni come Zoom, WhatsApp, Facetime, Facebook Messenger.

Telemedicima kaspersky

Questo pone inevitabilmente alcun rischi per la privacy delle informazioni sanitarie, come spiega il Dr. Peter Zeggel, CEO di arztkonsultation.de, il principale fornitore di telemedicina in Germania: "Le applicazioni di telemedicina sono progettate e certificate specificamente per salvaguardare i dati personali sensibili. Bypassare questo alto livello di protezione significa rischiare di incorrere in una perdita di fiducia, nonché in misure disciplinari e sanzioni pesanti. Chi non utilizza i giusti strumenti potrebbe anche violare i requisiti di fatturazione per la telemedicina e perdere funzionalità create appositamente per il settore, come le integrazioni per le cartelle dei pazienti o la condivisione sicura di dati in tempo reale da dispositivi remoti”.

Sicuramente utilizzare app con le quali il grande pubblico ha già confidenza semplifica l'interazione a distanza, ma utilizzando questi sistemi si mette a rischio la riservatezza di informazioni estremamente sensibili. Oltre a scoraggiare alcuni pazienti: il report evidenzia come a livello globale, il 52% dei fornitori di servizi di telemedicina ha sperimentato situazioni in cui i pazienti hanno rifiutato videochiamate con il personale medico, adducendo timori per la privacy e la sicurezza delle loro informazioni sanitarie

Il problema della gestione sicura dei dati però non è limitati ai contatti coi pazienti: il 29% del campione ha inviato dati riservati a terze parti per ricerche mediche o di marketing via e-mail, senza nemmeno proteggere gli allegati con una password. Non solo: secondo il 42% degli intervistati, la maggior parte del personale medico non ha ben chiari i meccanismi di protezione dei dati dei pazienti. 

Più la tecnologia è complessa e critica, maggiore è la consapevolezza che viene richiesta alle persone che ci lavorano. Ciò è particolarmente importante per il settore sanitario, che sta entrando in una nuova fase digitale e si troverà ad affrontare sempre più problematiche legate alla privacy e alla sicurezza. Ma non si tratta solo di consapevolezza: affinché qualsiasi formazione sulla sicurezza sia efficace, non dovrebbe solo fornire informazioni aggiornate, ma anche ispirare e motivare concretamente le persone a comportarsi in modo sicuro", spiega Denis Barinov, Head of Kaspersky Academy.

2 Commenti
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giovanni6928 Dicembre 2021, 11:07 #1
Certo che i pazienti possono aver ragioni nel rifiutare videochiamata con Zoom o altre app le cui condizioni di privacy è discutibile.

Poi magari sono i primi ad usare whatsapp per comunicare con medici, farmacie ed altro.

Ma dove sono gli ordini dei medici a dare direttive? Dovrebbe esserci al loro interno le competenze informatiche e legali per redigere delle norme di comportamento. Ed invece, ancora una volta, tutto gira attorno alla comodità di quelle app . Come se non ci fossero già problemi a far comunicare i FSE delle diverse regioni tra di loro.

Ci sono fiori di ospedali IRCSS che consentono la trasmissione di dati via WeTransfer... perchè formalmente non hanno una struttura di telemedicina per le consulenze. E nessuno dice niente.
Sandro kensan28 Dicembre 2021, 18:21 #2
Kaspersky è ovviamente russo, è per questo che rileva come anche i dati sanitari siano ormai nelle mani delle agenzie di sicurezza americane attraverso l'uso che fanno i nostri dottori di strumenti delle multinazionali americane per contattare i pazienti.

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