Un'analisi di Veeam ci mostra che ancora oggi la maggior parte delle aziende non ha una valida politica di backup
di Alberto Falchi , Vittorio Manti pubblicata il 06 Giugno 2019, alle 10:01 nel canale CloudSecondo il Veeam Cloud Data Management Report 2019, il 73% delle aziende non è in grado di garantire agli utenti un accesso ininterrotto a dati e applicazioni, con costi che possono arrivare a 20 milioni di dollari annui in caso di disastri.
L'edizone 2019 del Veeam Cloud Data Management Report non riporta dati che ci fanno stare sicuri. Nonostante le aziende comprendano l'enorme importanza dei dati e della loro salvaguardia, ben il 73% del campione preso in esame ammette di non essere in grado di fornire un accesso ininterrotto ai dati e alle applicazioni aziendali. Praticamente 3 aziende su 4, insomma, si troverebbero a dover affrontare una crisi a causa di problemi tecnici, crisi che potrebbe arrivare a costare sino a 20 milioni all'anno.
Cosa apprendiamo dal Veeam Cloud Data Management Report?
L'edizione Veeam Cloud Data Management Report è basata sulle interviste a un campione di 1.500 business e IT leader di aziende dislocati su 13 paesi, Italia inclusa. Per quanto riguarda il nostro paese, sono state contattate 125 aziende con un numero di dipendenti compreso fra i 1.000 e i 2.999, discostandosi leggermente dalle media degli altri paesi, dove le realtà prese in esame erano prevalentemente enterprise con una forza lavoro compresa fra le 3.000 e le 5.000 unità.
I risultati fanno riflettere e nonostante la maggioranza degli intervistati comprenda perfettamente l'importanza dei dati e della loro salvaguardia, 3 su 4 ammettono di non essere in grado di soddisfare le richieste dei clienti in termini di backup e disponibilità delle applicazioni.
Questo non significa che non siano presenti politiche di gestione dei backup ma che ancora non sono efficaci come gli amministratori, e soprattutto i clienti, desidererebbero. Il 42% infatti dichiara che c'è una differenza sensibile fra il tempo effettivamente necessario a ripristinare le loro app e quello desiderabile: secondo le stime, il tempo di non disponibilità medio in questi casi è di 52 minuti e rappresenta un costo importante per le aziende, se pensiamo che mediamente si perdono 101.803 dollari all'ora in queste situazioni.
Non si tratta solo di clienti persi durante questi blackout, ma anche di danni alla credibilità dal brand, che in queste situazioni rischia di mostrarsi poco efficiente al suo pubblico, cali del valore delle stock e in certi casi anche di problemi legali dovuti all'impossibilità di assicurare il servizio. Se un tempo le policy per il backup e il disaster recovery erano limitate al poter recuperare tutte le informazioni, oggi le necessità sono mutate e non ci si può permettere di bloccare i servizi nemmeno per pochi minuti. Pensiamo a realtà come gli e-commerce, le compagnie di trasporto o banalmente i servizi di food delivery: mezzora di mancato servizio implica perdite milionarie, un collasso della fiducia del clienti e un pessimo ritorno di immagine, con feroci critiche sui social.
Analizzando la frequenza dei backup, invece, i dati ci consolano parecchio: più della metà importante delle aziende intervistate (il 51%) effettua un backup ogni 15 minuti delle applicazioni ad altra priorità e meno del 5% supera le 6 ore fra uno snapshot e l'altro.
Fa ben sperare che la totalità degli intervistati si renda conto della necessità di adottare un approccio più sofisticato alla gestione dei dati che, nel 44% dei casi, deve passare tramite qualche forma di cloud, anche se ci sono dei freni a questi progetti di miglioramento. A dispetto di quanto si può immaginare, i limiti di budget sono un problema per un intervistato su 3 (33%): il vero scoglio per il 71% è l'essere legati a soluzioni legacy, oltre che la carenza di tempo disponibile per affrontare la situazione (38%).
Il rapporto completo di Veeam è disponibile, previa registrazione, a questo indirizzo.
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