A tu per tu con Akamai per scoprire il potenziale di Gecko
di Alberto Falchi pubblicata il 21 Marzo 2024, alle 17:22 nel canale EdgeAbbiamo incontrato Alessandro Livrea, Country Manager di Akamai, e Luca Collacciani, Vice President Sales & Cloud Computing EMEA dell'azienda, coi quali abbiamo parlato della nuova piattaforma di edge computing distribuita e di come verrà utilizzata dai clienti
Come si sta evolvendo Akamai? E come utilizzerà Gecko, la piattaforma generalizzata di edge computing da poco resa pubblica? Sono le prime domande che ci sono venute in mente non appena è stato svelato il progetto Akamai’s Generalized Edge Compute (Gecko). Per avere le risposte, abbiamo incontrato Alessandro Livrea, Country Manager per l’Italia di Akamai, e Luca Collacciani, Vice President Sales & Cloud Computing EMEA dell’azienda.
Dove vuole arrivare Akamai con Gecko?
Poche settimane orsono Akamai ha annunciato una nuova piattaforma edge distribuita, che consentirà ai clienti di elaborare dati su nodi geograficamente vicini a dove ci si trova, abbattendo così le latenze. Nel comunicato iniziale la multinazionale è stata piuttosto generica sulle applicazioni possibili, indicando che potrebbe portare benefici in applicazioni di inferenza dell'IA, nei giochi multiplayer, nello streaming, nello spatial computing e anche nell’IoT. Abbiamo incontrato il Country Manager Alessandro Livrea e gli abbiamo chiesto di andare più a fondo, di spiegarci esattamente quali scenari prevede Akamai. La risposta? “Non lo so!”.
In parte Livrea ironizza, ma non mente quando afferma che nessuno internamente sa esattamente a dove porterà questo importante investimento. “Akamai è una società che negli ultimi 15 anni ha sempre innovato. O per ricerca e sviluppo o per acquisizione. Investendo parecchio. Ma in alcuni momenti innovare può essere davvero disruptive, nel senso che tante delle cose che abbiamo lanciato erano troppo evolute rispetto al momento storico che vivevamo”. Ricordiamo che, quando Akamai si era presentata sul mercato, il business era incentrato sullo streaming di contenuti video. Solo successivamente il modello di business è cambiato e la multinazionale ha iniziato a offrire servizi di CDN (Content Delivery Network). “E già questa evoluzione non era scontata”, dice Livrea. “Le performance dello streaming allora non erano al centro del dibattito. Ma con questa intuizione abbiamo anticipato un tema che sarebbe diventato fondamentale: la user experience”.
La UX non è però l’unico tema anticipato dall’azienda, che ha intuito in tempi non sospetti l’importanza di spostare la sicurezza informatica in rete con il lancio del suo communication firewall. Un’idea che allora poteva sembrare come minimo bizzarra, ma che si è rivelata un’intuizione vincente, aprendo Akamai al business della sicurezza. Ora è arriva Gecko, “la prima piattaforma che nasce per ibridazione tra il cloud computing e quello che siamo oggi, cioè una piattaforma di edge computing”. In pratica, per Livrea questo significa “spostare il meglio dei due mondi il più vicino possibile ai dispositivi degli utenti”.
Gecko, un acceleratore per il business
Come ci spiega Livrea, al momento non esistono casi d’uso specifici. Akamai si è limitata a rendere disponibile la tecnologia, come da sua tradizione, e vedere come i clienti ne fanno uso. Sicuramente, potrebbe dare vita a nuovi scenari, per esempio il retail immersivo, di cui si parla tanto ma che ancora non si è visto concretamente, se non sotto forma di esperimento. Così come altre applicazioni che fanno leva sull’intelligenza artificiale, generativa o meno, che richiede calcoli molto intensi e latenze ridotte. Ma, sottolinea Livrea, “l’evoluzione della piattaforma dipenderà da come i nostri clienti decideranno di utilizzarla”.
Differenti le reazioni dei clienti all’annuncio di Gecko: “Mi capita di vedere due tipi di reazioni. Alcuni utenti si mostrano dubbiosi. Altri, quelli più avanzati dal punto di vista tecnologico – come quelli che operano nel gaming - cercano invece di studiare modi per capire come potrebbe essergli utile”. Va detto che la nuova piattaforma non è una semplice sandbox dove sperimentare. Akamai collabora coi suoi clienti nello sviluppo di nuove soluzioni e applicazioni.
I casi d’uso concreti
Su cosa stanno lavorando i primi clienti che stanno sperimentando col la piattaforma di edge computing di Amakai? “Al momento sono parecchi i possibili casi d’uso, a partire dalle vetture connesse”, dice Luca Collacciani, Vice President Sales & Cloud Computing EMEA dell’azienda. Uno scenario prevedibile perché per far guidare un’auto da un computer la latenza è fondamentale: deve essere bassissima affinché il sistema funzioni a dovere. E non mancano casi d’uso forse meno futuristici ma estremamente importanti, come la sincronizzazione in tempo reale di database geograficamente distribuiti. “Un altro caso d’uso è nel manufatturiero, dove è necessario prendere rapidamente decisioni nello shopfloor o lungo la supply chain”. E anche lo streaming di piattaforme come Netflix potrebbe avere dei vantaggi da un’architettura come Gecko, che per esempio consentirebbe di inviare consigli su cosa proporre all’utente in base ai suoi gusti e alla sua posizione geografica. “Stiamo anche parlando con numerose aziende nel mondo del gaming”, prosegue Collacciani, “perché sono quelle che innovano e quindi tendono anche a prendersi più rischi delle altre sperimentando con nuove tecnologie. Fra queste, una delle realtà del settore videoludico più importanti al mondo, di cui però Collacciani non fa il nome. Questa realtà ha fatto alcune sperimentazioni e ha confrontato le prestazioni di Gecko con quelle dei principali hyperscaler. Scoprendo che la piattaforma di Akamai, pur basata su hardware meno potente rispetto a quello usato dalla concorrenza, è in grado di offrire prestazioni superiori. Nello specifico, Collacciani fa riferimento ad ambiti specifici del gaming, come la gestione del matchmaking.
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