ServiceNow a supporto della sostenibilità: ecco come la città di Bordeaux sfrutta la piattaforma per abbattere i consumi e puntare al net-zero
di Alberto Falchi pubblicata il 10 Ottobre 2023, alle 16:31 nel canale InnovazioneEdge9 è volata in Francia, a Bordeaux, per capire come le amministrazioni locali stanno procedendo con il loro piano di decarbonizzazione. Un piano che fa leva sul digitale. Fondamentale il contributo della piattaforma di ServiceNow nella gestione delle iniziative ESG
L’area metropolitana di Bordeaux per certi versi può ricordare la nostra Toscana. Un’area ricca di verde e di campagne, oltre che di tantissimi chateaux dove viene prodotto l’omonimo vino. Proprio in uno di questi chateaux abbiamo avuto modo di incontrare alcuni esponenti di ServiceNow, fra cui la presidente EMEA Cathy Mauzaize, oltre a Jean-Noël Olivier, CIO di Bordeaux Métropole. Non per parlare di vino, ma di sostenibilità ambientale.
L’area metropolitana di Bordeax, infatti, ha avviato un importante progetto di decarbonizzazione che punta a raggiungere il net zero, cioè l’annullamento delle emissioni di CO2 nette, entro il 2050. Per farlo, sta investendo su servizi digitali (a oggi ne sono attivi circa 1.600) e sull’economia circolare. Alla base della trasformazione digitale dell’area la piattaforma di ServiceNow, adottata da più di cinque anni, che permette di far leva sui dati raccolti e di individuare le aree di miglioramento, ma anche la soluzione My IT Footprint di Aguaro.
Servizi, Robotic Process Automation e big data: così l’area metropolitana di Bordeaux guarda a un futuro più sostenibile
L’area metropolitana di Bordeaux ospita circa 850.000 residenti nei suoi 28 distretti e si è posta l’ambizioso obiettivo di arrivare al traguardo di zero emissione di CO2 nette entro il 2050. Nel 2014, infatti, la Francia ha varato nuove leggi che consentono ai comuni con più di 400.000 abitanti di essere direttamente coinvolti nello sviluppo dell’economia locale, nei progetti di transizione energetica e nelle politiche urbane. Ecco che nel 2015 questa zona inizia il suo cammino di trasformazione, partendo dalla creazione di nuovi servizi digitali. Ben 1.600 a oggi, destinati a crescere nei prossimi anni. Fra le iniziative biglietti per i mezzi di trasporto pubblici interamente digitali, per arrivare a soluzioni digitali per la gestione dei rifiuti.
Il CIO dell’area, Jean-Noël Olivier, sottolinea che non vuole trasformare la zona in una smart city, ma realizzare progetti forse meno appariscenti, ma non meno ambiziosi e soprattutto molto concreti. L’idea è quella di ridurre la necessità di doversi recare negli uffici comunali per svolgere le pratiche, facendo tutto online con un approccio self-service, e a oggi circa l’80% dei servizi ai cittadini sono accessibili in maniera digitale.
Questo però crea un’enorme complessità: gestire migliaia di servizi digitali genera una quantità enorme di dati, sia sui servizi da erogare ai cittadini, sia relativi alle sonde che misurano quanta energia viene prodotta, come, e quanta CO2 viene emessa. Per tenere sotto controllo questa mole di informazioni ed estrarne valore è necessario un supporto tecnologico, e qui entra in gioco la piattaforma di ServiceNow.
ServiceNow per la gestione degli ESG
La piattaforma di ServiceNow, nel caso dell’area metropolitana di Bordeaux, viene usata come un ESG Command Center. Si tratta di una soluzione che tiene traccia di tutte le iniziative ESG e raccoglie tutti i dati a essi relativi. Grazie a svariati pannelli di controllo, tutti quelli che vi accedono avranno visibilità sullo stato di avanzamento dei vari progetti, oltre che sui risultati di ciascuno di essi, aiutando a comprendere a colpo d’occhio cosa stia procedendo secondo i piani e dove invece è necessario intervenire. È estremamente importante per i tecnici, che possono comprendere nel dettaglio cosa sta funzionando e cosa invece deve essere ritoccato, ma anche per i dirigenti, che potranno avere una visione chiara e semplice, in tempo reale, dei progressi delle varie iniziative. Permette di simulare differenti scenari, così da comprendere l’impatto di nuovi approcci, sia in termini di costi, sia in termini di riduzione delle emissioni di CO2. E, soprattutto, è in grado di lavorare i dati grezzi provenienti da sonde o altri software così da uniformarli, standardizzarli e normalizzarli. Proprio la gestione dei dati ESG, infatti, è a oggi un’operazione complessa, sia perché le informazioni sono distribuite su svariati silos informativi, sia perché non sono direttamente confrontabili e utilizzabili ed è necessario lavorarle.
La piattaforma di ServiceNow offre anche un altro vantaggio per chi affronta progetti relativi agli ESG: semplifica e automatizza le operazioni di reportistica, che possono essere estremamente complesse in questo ambito. Il motivo è che ci sono tantissimi fattori da tenere conto: se produciamo una bottiglia di vino, per esempio, dobbiamo tenere conto dell’energia investita per produrre il vetro, per trasportarlo, delle emissioni generate dai dai trattori per la semina e la raccolta, l’elettricità e il carburante utilizzati. E, andando ancora più a fondo, andare a valutare l’impatto in termini ambientali su tutta la catena di approvvigionamento. Se questo è già complesso, immaginiamo di dover rendicontare gli ESG di un’intera area metropolitana: un lavoro che senza una piattaforma dedicata sarebbe praticamente impossibile.
L’acquisizione dei dati: il ruolo di Aguaro
Un ruolo importante nella politica di transizione energetica dell’area metropolitana di Bordeaux lo gioca Aguaro, azienda che ha sviluppato una soluzione chiamata My IT Footprint. Come suggerisce il nome, si tratta di una piattaforma (disponibile come add-on di ServiceNow) in grado di calcolare le emissioni di CO2 derivanti dalle infrastrutture IT: server, data center, cloud e via dicendo. Perché come spiega Mattias Hummel, Digital Commons Director di Bordeaux Métropole, “la prima cosa da fare in un processo di digitalizzazione è misurare”. È infatti inutile mettere in piedi migliaia di servizi digitali se poi ci si rende conto che l’impatto sull’ambiente è enorme, e che non risolvono il problema.
Inevitabilmente, la digitalizzazione ha un suo costo in termini energetici e di emissioni, ma se questi investimenti permettono di ridurre le emissioni totali di CO2 grazie a una maggiore efficienza, a un minor utilizzo di materiali e a minori spostamenti, allora il gioco vale la candela. La soluzione di Aguaro offre una vista molto approfondita, che include non solo le emissioni durante l’utilizzo, ma anche quelle necessarie alla produzione e al trasposto di questi dispositivi.
L’economia circolare di Bordeaux
I rifiuti elettronici sono un problema enorme: tonnellate e tonnellate di materiali non sempre facili da riciclare, e molto costosi (sempre in termini energetici) da smaltire. L’area metropolitana di Bordeaux ha adottato un approccio particolare, creando un centro dedicato al riciclo e al ricondizionamento dei vecchi dispositivi elettronici: EcoMicro. A tutti gli effetti parliamo di una discarica locale di materiale elettronico (computer, smartphone, monitor, stampanti, console e molto altro) dove si cerca di allungare il più possibile il ciclo di vita dei prodotti. I tecnici che lavorano qui si occupano di analizzare il materiale elettronico ricevuto da aziende e privati e valutano il da farsi.
Ove possibile, i prodotti vengono ricondizionati, aggiustandoli se non funzionanti e distruggendo i dati di eventuali hard disk e schede di memoria. Una volta ricondizionati, una parte viene donata a enti di beneficenza o a persone con difficoltà economiche. Il restante viene venduto, ovviamente con garanzia. I prodotti che non sono riparabili, invece, vengono smaltiti, cercando di recuperare la maggior parte dei materiali che possono venire riciclati, a partire dalle fondamentali terre rare. L’iniziativa sembra essere molto apprezzata dalla comunità locale, che la supporta attivamente.
L’aspetto più interessante è che nonostante ci sia dietro un grando lavoro, questo centro non ha bisogno di sovvenzioni statali per mantenersi in vita: la vendita dei dispositivi ricondizionati genera infatti abbastanza entrate da renderlo autosufficiente e anche guadagnare, non pesando quindi sulle casse dell’amministrazione locale.
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