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Vendere software open source sul Microsoft Store è vietato, anzi no

di pubblicata il , alle 11:11 nel canale Innovazione Vendere software open source sul Microsoft Store è vietato, anzi no

Microsoft cambia le politiche di vendita del software open source sul Microsoft Store con un divieto completo. L'ira della comunità spinge l'azienda a ritornare sui propri passi, con velocità notevole

 

Microsoft aveva scatenato (ancora una volta) le ire della comunità open source quando, a giugno, aveva pubblicato le nuove linee guida per gli sviluppatori che volessero ospitare le proprie applicazioni sul Microsoft Store: veniva infatti fatto divieto integrale di vendere software open source. Dopo molte proteste al riguardo, l'azienda ha però fatto retromarcia e ha rivisto i suoi piani, rendendo la situazione più chiara.

Applicazioni open source sul Microsoft Store a pagamento: un problema

Uno dei problemi che il Microsoft Store ha avuto per molto tempo è quello dei programmi open source venduti da sviluppatori terzi. Gli utenti si trovano, infatti, a pagare per applicazioni normalmente gratuite. Il problema non sta nel concetto in sé, ma nel fatto che i profitti vadano esclusivamente agli sviluppatori terzi, anziché a coloro che sviluppano effettivamente le applicazioni.

Il motivo per cui non c'è un problema generale nel far pagare per le applicazioni open source è che questa è una forma di finanziamento sicura per i progetti che le sviluppano. Un esempio su tutti è Krita, applicazione per la manipolazione di immagini e la pittura digitale, che grazie ai proventi derivanti dalla vendita dell'applicazione sul Microsoft Store riesce a impiegare ben otto sviluppatori a tempo pieno. Di fatto, chi acquista Krita sul Microsoft Store paga sia per sostenere il progetto, sia per la comodità di gestire l'applicazione e i suoi aggiornamenti direttamente dallo Store, anziché dover installare manualmente gli aggiornamenti.

Il problema è quando sviluppatori terzi si spacciano per i progetti originali, magari usando anche i marchi senza averne il diritto. Proprio per arginare questi casi Microsoft aveva introdotto nuove regole piuttosto rigide che, di fatto, impedivano la vendita di software open source tout court.

Tale divieto generale ha generato molto rumore, con la comunità open source che è insorta contro il cambiamento proprio per via della presenza di progetti legittimi sul Microsoft Store. In molti hanno richiesto un cambiamento da parte di Microsoft nel modo in cui la nuova politica veniva esplicitata nel regolamento, così da permettere alle realtà legittime di continuare a vendere il proprio software.

Tale richiesta è stata accolta da Microsoft, che ha dunque modificato il regolamento rimuovendo interamente la parte relativa al prezzo del software open source e aggiungendo una sezione in cui invita a segnalare eventuali casi sospetti.

Un passo ulteriore, e un'ulteriore dimostrazione di buona volontà da parte di Microsoft, potrebbe essere l'introduzione di un sistema di verifica, così da rendere possibile per gli utenti individuare a colpo d'occhio le applicazioni open source a pagamento dietro le quali c'è effettivamente lo sviluppatore o il progetto originale. Resta comunque lodevole la velocità di reazione di Microsoft, che ha superato di qualche ordine di grandezza quella dimostrata dai due principali concorrenti, Google e Apple, nel trattare un problema sentito da molti sviluppatori.

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