E' guerra apertissima: due atti d'accusa dagli USA contro Huawei
di Andrea Bai pubblicata il 29 Gennaio 2019, alle 14:41 nel canale MarketDoppio colpo da parte delle autorità USA nei confronti del colosso cinese: un'accusa per false dichiarazioni e una per furto di segreti industriali. Ormai è guerra aperta
Nel corso della giornata di ieri le autorità statunitensi hanno emesso ben due atti d'accusa contro Huawei, uno nei confronti di Meng Wanzhou - CFO e figlia del fondatore di Huawei - come responsabile della vendita di tecnologia statunitense all'Iran in violazione delle sanzioni USA, e il secondo riguardante il furto di tecnologie di T-Mobile per il testing di smartphone. In questo secondo caso l'accusa di furto è nel senso più letterale del termine: secondo l'atto d'accusa un impiegato Huawei è entrato in un laboratorio T-Mobile, ha sottratto un braccio robotico per restituirlo il mattino seguente.
Secondo il direttore dell'FBI, Christopher A. Wray, "Huawei e i suoi dirigenti non hanno voluto rispettare le leggi degli Stati Uniti e gli standard internazionali nelle pratiche di business", ed è per questo motivo che il governo degli Stati Uniti ha deciso di attuare la misura straordinaria di depositare non uno, ma due atti d'accusa contro una società Cinese.
La vicenda che riguarda il furto di segreti industriali sembra essere degna dei migliori thriller: tutto nasce da "Tappy", un macchinario di T-Mobile provvisto di una sorta di "dito robotico" con lo scopo di simulare ore di utilizzo di uno smartphone. Il robot è stato progettato per individuare eventuali punti deboli dei nuovi smartphone prima che T-Mobile li rivendesse ai clienti, così da elevare il livello di soddisfazione del pubblico e ridurre le occasioni di restituzione. Ad alcuni produttori di smartphone, tra i quali Huawei, è stato concesso un accesso ad un laboratorio di Seattle in cui si trovava il robot, così che potesse essere usato direttamente per il test dei propri smartphone. Secondo quanto si apprende dagli atti d'accusa, Huawei è parsa immediatamente molto interessata al braccio robotico al punto da volerne uno, sia per poter condurre i test liberamente e autonomamente, sia per testare i propri telefoni da rivendere ad altri carrier.
L'accesso al laboratorio è stato permesso solo ad alcuni impiegati di Huawei e dietro rigidi accordi di riservatezza. Dopo varie vicende in cui Huawei ha mostrato una certa invadenza nei confronti di T-Mobile spingendosi fino ad azioni di vero e proprio spionaggio industriale, l'operatore ha deciso di vietare l'accesso alla maggior parte del personale Huawei, concedendolo solamente ad una persona e per quei telefoni per i quali era gia stata presa la decisione di rivendita tramite T-Mobile. Proprio quella persona, si legge negli atti d'accusa, avrebbe qualche settimana dopo sottratto il braccio dai laboratori di T-Mobile per fotografarlo e annotare dettagli tecnici nottetempo e restituirlo la mattina seguente affermando di averlo portato a casa "per sbaglio". T-Mobile ha da questo episodio vietato l'accesso al personale Huawei.
Dagli atti d'accusa emerge poi la possibile esistenza di un programma interno a Huawei con lo scopo di incoraggiare lo spionaggio industriale da parte dei dipendenti, con un vero e proprio tabellare di ricompense. La sussidiaria statunitense nega ovviamente l'esistenza di un simile programma negli USA, ammettendo però che in alcuni mercati e alcune regioni un approccio simile potrebbe essere "normale e nel normale modo di condurre gli affari in quella regione". Tuttavia secondo le autorità vi sarebbero una serie di scambi email interni all'azienda che smentirebbero quanto affermato da Huawei, specie nella vicenda riguardante T-Mobile.
L'altro atto depositato accusa invece, come già accennato, la CFO Meng Wanzhou di false dichiarazioni rilasciate ad alcune istituzioni finanziarie occidentali in merito ai rapporti con l'Iran. La vicenda ha origine nel 2012 quando l'agenzia stampa Reuters pubblicò una notizia secondo la quale Huawei era impegnata in una vendita di tecnologia americana all'Iran tramite una società fantoccio. La diffusione di questa notizia ha messo in subbuglio i partner bancari di Huawei e le leggi statunitensi vietano infatti alle società americane di vendere tecnologie all'Iran e vietano inoltre che realtà di Paesi terzi possano rivendere all'Iran tecnologie realizzate in USA. Chi fosse colto in violazione di queste norme potrebbe rischiare di perdere completamente l'accesso a tecnologie USA.
Nel corso del 2013 Meng ha incontrato i partner bancari e finanziari per tranquillizzarli, sostenendo il pieno rispetto delle leggi e negando che la società fantoccio - nella quale occupava una poltrona del consiglio di amministrazione - fosse stata creata per svicolare dalle sanzioni USA. Anche all'inizio del 2014 Meng avrebbe reiterato questa posizione. Secondo le autorità si tratterebbe di false dichiarazioni allo scopo di convincere gli interlocutori a proseguire il proprio rapporto d'affari con Huawei. Queste accuse rappresentano il fulcro su cui gli USA stanno facendo leva per ottenere l'estradizione di Meng, attualmente ai domiciliari in Canada dopo essere stata arrestata all'inizio di dicembre all'aeroporto di Vancouver. Il governo Canadese ha già dovuto affrontare le pressioni della Cina per la sua liberazione.
Sulla vicenda Huawei ha rilasciato una nota ufficiale che riportiamo integralmente:
“Huawei è delusa nell'apprendere le accuse mosse contro l'azienda oggi. Dopo l'arresto della signora Meng, l’azienda ha cercato l'opportunità di discutere con il Dipartimento di Giustizia l'indagine promossa dal distretto orientale di New York, ma la richiesta è stata respinta senza spiegazione.
Le asserzioni contenute nell’indagine su segreti commerciali promossa dal distretto occidentale di Washington sono già state oggetto di una causa civile, risolta dalle parti dopo che una giuria di Seattle non ha riscontrato alcun danno né condotta volontaria e maliziosa riguardo all’accusa di appropriazione di segreti commerciali .
La Società nega che essa stessa o la sua controllata o affiliata abbiano commesso alcuna delle supposte violazioni della legge statunitense riportate in ciascuna delle accuse, non è a conoscenza di alcuna violazione da parte della signora Meng, e ritiene che i tribunali statunitensi alla fine giungeranno alla stessa conclusione .”
17 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoQuindi Huwaei ammette lo spionaggio come modus operandi?
Ed in Italia intanto Tim sperimenta il vectoring su ONU Huawei a Torino.
Fantastico involuzione di 40 anni !
Meritiamo l'estinzione.
Fantastico involuzione di 40 anni !
Meritiamo l'estinzione.
No, sono i cinesi che dovono smetterla di rubare, sono dei ladri.
Fantastico involuzione di 40 anni !
Meritiamo l'estinzione.
Si può, per tanti motivi, essere contro gli USA e le loro politiche.
Ma stare dalla parte del regime cinese è davvero un controsenso.
E' una bella lotta tra chi è più ladro, arrogante e dittatoriale tra USA, Cina e Russia.
Diciamo che al momento gli USA lo sono un pelino meno degli altri due visto che almeno evita di ammazzare gli oppositori.
I cinesi sono il popolo il cui sfruttamento ha consentito lo sviluppo del mondo occidentale negli ultimi 30 anni. Situazione che peraltro è ancora attuale, come i polacchi e i turchi per le case automobilistiche. Ogni volta che un'economia di livello superiore produce valore in una di livello inferiore commette un "furto" di valore. L'etica del furto fisico e del furto figurato è molto molto simile.
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