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La relazione con il lavoro? Nella maggior parte dei casi è poco sana. Ecco cosa emerge dal Work Relationship Index di HP

di pubblicata il , alle 12:01 nel canale Market La relazione con il lavoro? Nella maggior parte dei casi è poco sana. Ecco cosa emerge dal Work Relationship Index di HP

Il futuro del lavoro? Secondo HP è nella personalizzazione. Per migliorare il rapporto delle persone con il proprio lavoro l'attenzione dei business leader deve essere concentrata sull'offrire esperienze su misura e personalizzate ai lavoratori

 

"Per migliorare il rapporto della società con il lavoro, il futuro del lavoro ha bisogno di un cambiamento fondamentale". Possiamo sintetizzare con questa frase quello che emerge dal Work Relationship Index, un'analisi condotta da HP per comprendere le dinamiche che si sviluppano negli ambienti di lavoro. 

I risultati non sono incoraggianti: la maggior parte delle aziende adotta ancora un approccio generico coi propri dipendenti, nell'illusione che possa adattarsi a tutte le situazioni. Ma la realtà è ben differente: i knowledge worker di oggi, infatti, preferirebbero un approccio più personalizzato ai tempi e modi.

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Tanto che l'87% di chi è insoddisfatto ammette che sarebbe disposto a rinunciare a una parte del proprio salario pur di avere un'esperienza più personalizzata. Ma cosa significa personalizzata? Sicuramente, la possibilità di adottare forme di lavoro agili, che non obblighino a una presenza quotidiana in ufficio. Ma non solo. 

HP Trend Work Index: servono esperienze personalizzate

La ricerca di HP è stata condotta su un campione di 15.600 knowledge worker (i colletti bianchi) in 12 Paesi da tutto il mondo (l'Italia non è inclusa). Per valutare il rapporto col lavoro, sono stati presi in considerazione 6 parametri: la soddisfazione, la leadership, le competenze, gli strumenti, gli spazi di lavoro e la capacità di mettere le persone al centro.

Secondo l'analisi, poter contare su esperienze personalizzate di lavoro è sempre più importante per la soddisfazione lavorativa. Così importante, che in molti accetterebbero una riduzione del salario pur di ottenere alcuni benefit. Per il 16% del campione, è importante poter lavorare dove si vuole, senza essere obbligati ad andare in ufficio o lavorare dalla loro abitazione. Sempre un 16% desidererebbe orari più flessibili, così da trovare un maggior equilibrio fra esigenze personali e lavorative.

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Ma a quanto sarebbero disposti a rinunciare? Non pochissimo: su uno stipendio annuale di 75.000 dollari, gli intervistati accetterebbero una riduzione di ben 12.000 dollari pur di poter lavorare in maniera più flessibile.

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Un 15%, infine, desidererebbe poter scegliere come lavorare, inteso come la possibilità di scegliere di lavorare in piccoli team o su specifici clienti. In questo caso, gli intervistati sarebbero disposti a rinunciare a 11.500 dollari, sempre su uno stipendio annuale di 75.000 dollari.

Come detto, l'analisi non prende in considerazione l'Italia, motivo per cui le cifre possono sembrare molto elevate. Una RAL di 75.000 dollari (67.000 euro circa) è per noi molto elevata, ben superiore alla media degli stipendi italiani, che nel 2023 era di 25.500 euro circa. Fatta la tara sulle cifre, però, le considerazioni valgono anche per il nostro Paese, dato che la tendenza è globale: i lavoratori sono tendenzialmente disposti a rinunciare a una parte dello stipendio pur di avere maggiore flessibilità su luoghi e orari di lavoro.

Il ruolo della leadership

L'empatia è fondamentale nei rapporti di lavoro, come confermato anche dal 90% dei business leader e il 78% degli intervistati in genere. Leader empatici, aiutano le persone a crescere professionalmente, a mantenere i talenti in azienda e, in generale, a migliorare il benessere del personale. 

Eppure, sono ancora parecchi i leader che non sentono di avere le giuste capacità sotto questo profilo: meno di metà del campione (47%) afferma di possederle. Approfondendo l'analisi, il 42% ritiene di avere le hard skill (quindi le competenze tecniche) necessarie al ruolo di leader, mentre se si guarda alle soft skill la percentuale è solo leggermente più alta (44%).

L'IA? Una tecnologia promettente

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Una parte del report è dedicata anche all'impatto dell'intelligenza artificiale sul mondo del lavoro. Il 69% degli intervistati che già utilizza l'IA afferma di aver incrementato la produttività utilizzandola nell'ambito lavorativo. Anche chi ancora non ha iniziato a sperimentare con questa tecnologia si rivela ottimista, con il 39% degli intervistati che sostiene che l'IA potrebbe contribuire a un'esperienza di lavoro più personalizzata. 

1 Commenti
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Giouncino24 Settembre 2024, 13:38 #1
faccio il mio personalissimo esempio:
sono separato da 6 mesi e mi occupo dei figli soltanto io.
Loro vanno alla scuola primaria con orario 8.30-16.30.
Io lavoro a 15km dalla scuola e il mio orario è 7.45-16.30. Solo facendo smart working riesco a portarli e ad andare a prenderli a scuola, altrimenti mi è impossibile fare tutte e 2 le cose.
Il pre e post scuola nella scuola dei miei figli non c'è

Poi c'è lo sport settimanale dei bimbi, i compiti, ecc... insomma non ho una vita: tra il lavoro e la gestione dei bambini non riesco a fare nient'altro in settimana, ma questa è un'altra storia....

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