Kaspersky: un paziente italiano su quattro ha rifiutato i servizi di telemedicina

Kaspersky: un paziente italiano su quattro ha rifiutato i servizi di telemedicina

Per comprendere come sta procedendo la trasformazione digitale nel settore medicale, l'azienda di sicurezza informatica ha realizzato una ricerca intervistando i principali decision maker del settore sanitario

di pubblicata il , alle 14:31 nel canale Security
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L'emergenza sanitaria ha sconvolto la vita di tutti noi e, soprattutto, ha cambiato la percezione delle persone nei confronti dei servizi medici. Le organizzazioni sanitarie si sono dovute adattare alle nuove condizioni e, da quanto è emerso da uno studio di Kaspersky, il 56% di loro sta pianificando di aumentare i propri investimenti in soluzioni di telemedicina e assistenza virtuale.  

Kaspersky ha deciso di intervistare i decision maker dell’industria sanitaria per comprendere come sta procedendo la trasformazione digitale e per capire quali problematiche dovranno essere risolte. La ricerca ha coinvolto un campione di 389 fornitori di servizi sanitari di 36 paesi: l’89% delle organizzazioni sanitarie italiane (91% a livello globale) ha già implementato servizi di telemedicina e il 50% (44% a livello globale) ha iniziato a utilizzarli dopo la pandemia. Allo stesso tempo, il 25% degli intervistati italiani ha dichiarato di aver rifiutato servizi di questo tipo per paura di rischi legati alla sicurezza.

I servizi di telemedicina sono sempre più richiesti dai pazienti di tutte le fasce d'età

In base al report di Kaspersky, il 40% degli intervistati italiani (71% a livello globale) è convinto che entro i prossimi 5 anni i servizi di telemedicina saranno fondamentali in campo sanitario. Infatti, quasi la metà delle organizzazioni (42% a livello globale e 25% in Italia) ritiene che la maggior parte dei loro pazienti sia più propensa a fare visite a distanza che di persona. La possibilità di risparmiare tempo e denaro e scegliere chi consultare sono gli aspetti che influiscono maggiormente sull’opinione positiva dei pazienti nei confronti della telemedicina.

A tal proposito, i servizi di telemedicina sono sempre più richiesti dai pazienti di tutte le fasce d'età, specialmente dagli anziani: infatti, solo il 38% (51% a livello globale) degli utilizzatori di format virtuali ha meno di 50 anni. Per quanto riguarda le tipologie di servizi, i più utilizzati sono il monitoraggio da remoto del paziente tramite dispositivi indossabili (41% a livello globale vs 44% in Italia) e la telemedicina sincrona (51% a livello globale vs 44% in Italia), ossia la comunicazione in tempo reale con i pazienti (videochiamate o chat). La tecnologia di telemedicina asincrona (39% a livello globale vs 11% in Italia) è la più utilizzata tra i servizi alternativi: in questa caso vengono raccolti i dati dei pazienti in una piattaforma cloud. 

Nonostante i vantaggi offerti da queste tecnologie, il 75% degli intervistati italiani (74% a livello globale) si è trovato di fronte a pazienti che hanno rifiutato di fare una videochiamata con il personale medico. Nello specifico, c'è una mancanza di fiducia nei servizi di telemedicina (33% a livello globale - 25% in Italia), riluttanza ad apparire in video (32% a livello globale – 50% in Italia) e una preoccupazione per l'assenza di attrezzature adeguate (30% a livello globale – 25% in Italia). Purtroppo, non sono solo i pazienti a essere preoccupati per la loro privacy: il 50% degli operatori sanitari italiani (81% a livello globale) ha dichiarato che i medici della loro organizzazione hanno espresso preoccupazioni sulla protezione dei dati dei pazienti e solo il 22% degli intervistati (36% a livello globale) ritiene che la propria organizzazione disponga delle misure di sicurezza necessarie.

Evgeniya Naumova, Executive Vice President Corporate Business di Kaspersky, ha commentato questi risultati: “La fiducia è sempre stato un fattore fondamentale per il settore sanitario. Tenuto conto che oggi sempre più strutture mediche si affidano alla tecnologia e al digitale per supportare i propri servizi, i pazienti chiedono che la privacy dei loro dati medici venga rispettata. Ciò significa che il livello di fiducia all'interno del settore è intrinsecamente legato alla capacità dei provider di garantire la sicurezza delle informazioni sensibili che raccolgono, condividono e archiviano. Il rapido sviluppo del settore sanitario e la sua crescente complessità lo rendono più redditizio per i malintenzionati, per questo è necessario che le istituzioni sanitarie facciano della sicurezza informatica la loro priorità assoluta. Dovrebbero valutare il loro attuale livello di difesa e adottare sapientemente le soluzioni e gli strumenti più appropriati. In questo modo, potranno costruire un futuro migliore in cui la distanza o i rischi per la sicurezza informatica non costituiranno una barriera e tutti potranno ricevere assistenza medica di alta qualità".

Per consultare il report completo, ecco il link.

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