L'importanza di proteggere i dati: l'opinione di Dell

L'importanza di proteggere i dati: l'opinione di Dell

I dati sono la colonna portante di numerose imprese, l'elemento che permette alle aziende di ottenere un vantaggio competitivo. Nella maggior parte dei casi, però, le attuali soluzioni per la protezione del dato iniziano a diventare strette

di pubblicata il , alle 15:41 nel canale Security
Dell Technologies
 

Il mercato italiano sta mostrando una forte sensibilità sul tema security e un numero significativo di aziende sta predisponendo strutture informatiche per rispondere adeguatamente alle diverse esigenze e attivare meccanismi concreti di protezione.

Quanti dati vengono prodotti a livello globale? Dell si è posta la domanda e, sulla base dei report, ha dato la risposta: entro la fine del 2020, il digital universe, la quantità di dati prodotto e copia globalmente, rappresenterà qualcosa come 44 zettabyte di dati. Per usare un'unità di misura di più semplice comprensione, 44 miliardi di terabyte. Volendoli raccogliere in un solo posto, sarebbero necessari più di un miliardo di hard disk da 4 terabyte, senza contare  backup e ridondanza. 

Molte aziende, grazie anche alla diffusione di tecnologie abilitanti come l'AI e l'Internet of Things, stanno basando la loro strategia e la loro crescita sui dati, che inevitabilmente diventano un bene prezioso da proteggere dai sottrazioni e da perdite. Secondo i responsabili di queste imprese, però, nella maggior parte dei casi le attuali soluzioni per la loro protezione non sono adeguate, a quanto emerge dalla ricerca Global Data Protection Index 2020 Snapshot commissionata da Dell Technologies.

Global Data Protection Index 2020 Snapshot: il rapporto di Dell in sintesi

Il report di Dell Technologies individua un trend abbastanza chiaro: la aziende stanno spostando i loro dati più importanti (quelli generati da CRM, l'ERP, applicazioni per la produttività) su ambienti cloud pubblici e privati. Per essere precisi, la maggior parte del campione preso in esame dalla ricerca lo sta già facendo, mentre altri stanno pianificando di farlo entro breve. 

Global Data Protection Index 2020 Snapshot

Il dato più interessante, però, è che il 98% del campione sta valutando le tecnologie emergenti per la protezione del dato, dato che più della metà degli intervistati (il 52%) sostiene che manchino soluzioni di protezione adeguate alle nuove tecnologie, come le infrastrutture edge, i dati relativi ai modelli di machine learning, le applicazioni SaaS, i container e via dicento. 

"L’elemento “dato” sta sempre più entrando tra i pillar strategici delle aziende per ottenere un concreto vantaggio competitivo sul proprio mercato di riferimento. Di conseguenza, una strategia coerente e ben orchestrata di protezione dei propri dati è ormai irrinunciabile per le aziende di tute i settori" - ha dichiarato Paolo Lossa, Sales Manager DPS di Dell Technologies Italia - "La minaccia maggiore per tutti questi dati sembra essere il crescente numero incidenti derivanti, dai cyber- attacchi informatici alla perdita di dati ai tempi di fermo dei sistemi. Non stupisce, quindi, che la maggior parte delle imprese (82% nel 2019 contro il 76% nel 2018) dichiari di aver subito un evento dirompente negli ultimi 12 mesi. Inoltre, un ulteriore 68% del panel teme che la propria organizzazione possa subire un evento critico nei prossimi 12 mesi".

 

Global Data Protection Index 2020 Snapshot1

 

Lo studio evidenzia un aspetto non sempre considerato, che è la maggiore difficoltà di proteggere i dati utilizzando soluzioni multi-vendor rispetto a quelle fornite da un'unico produttore. In media, chi utilizza soluzioni multi-vendor ha infatti dichiarato di aver perso 2.30 TB di informazioni, contro gli 1.30 TB di chi invece ha puntato su soluzioni integrate da un'unico marchio. Più che la quantità di dati persi, però, è importante guardare al danno scaturito: nel caso delle soluzioni multi-vendor si supera il milione di dollari, (1.090,436 $), ai quali si aggiungono altri 881.207 dollari di danno causato dal downtime. Un abisso rispetto a chi si è affidato a un solo venditore per la protezione dei dati, che riporta cifre sensibilmente inferiori: la perdita dei dati è costata 227.781 dollari, mentre il downtime 473.512 dollari. Tutti i dati, sono riferiti agli ultimi 12 mesi. 

Paolo_Lossa

Secondo Lossa "Il mercato italiano sta mostrando una forte sensibilità sul tema security e un numero significativo di aziende sta predisponendo strutture cyber per rispondere adeguatamente alle diverse esigenze e attivare meccanismi concreti di protezione", precisando però che "Il fenomeno è più marcato se si prendono in analisi le aziende di grandi dimensioni, mentre le piccole e medie imprese sembrano ancora operare con ritardo sul tema. Nelle grandi aziende i budget sono aumentati coerentemente con i rischi e l’organizzazione si è strutturata di conseguenza. Parallelamente, in Italia un’azienda su cinque è priva di un budget dedicato per il cyber: una tendenza che riguarda in particolare le piccole aziende, che ancora stentano a proseguire con convinzione sulla strada della trasformazione digitale".

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