Picosats, la startup italiana che vuole raggiungere lo spazio con i suoi mini satelliti
di Raffaello Rusconi pubblicata il 08 Settembre 2021, alle 16:01 nel canale StartupRendere lo spazio più accessibile e alla portata di tutti: questa è la missione di Picosats, una piccola startup di Trieste pronta a conquistare lo spazio con i suoi mini satelliti e a sfidare il colosso SpaceX di Elon Musk
Il settore dei nano/mini satelliti è uno dei più interessanti e promettenti nel campo tecnologico: la vera sfida per aziende e startup è quella di sviluppare delle soluzioni che possano rendere l'accesso allo spazio più rapido ed economico. Abbiamo incontrato Anna Gregorio, CEO di Picosats, una startup innovativa nata nel 2014 che è ora pronta mandare in orbita il suo primo mini satellite.
Per arrivare a questo ambizioso obiettivo, Picosats si è appoggiata a Innovation Factory, l'incubatore di Area Science Park. Innovation Factory è una realtà pubblica che supporta le imprese innovative nel loro percorso di crescita, aiutandole a trasformare in business le loro idee. Ciò che distingue IF da altri incubatori è che non si pone l'obiettivo di monetizzare il più possibile, puntando sulle exit. Al contrario, Innovation Factory si concentra sul percorso di crescita delle startup, aiutandole a sviluppare le competenze di business necessarie e accompagnandole sino a quando possono proseguire in autonomia, con una solida base di conoscenze e, soprattutto, connessioni con investitori e altri stakeholder. Picosats, infatti, è una delle imprese che IF porterà al CES 2022, tramite il programma MadeinIT.
Picosats i nonosatelliti Made in Italy. Intervista col CEO Anna Gregorio
Edge9: Raccontaci la storia della tua azienda, come nasce Picosats?
Anna Gregorio: Sono una professoressa del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste. Lavoro nel settore aerospaziale da oltre 20 anni e ho fatto parte di un'importante missione spaziale nel lontano 2009 (“Planck”, per l'Agenzia Spaziale Europea). Dopo aver raggiunto tutti i traguardi possibili nella mia carriera ho creato Picosats, una startup innovativa di cui sono il CEO. Nata nell’ambito di Innovation Factory, l’incubatore certificato di Area Science Park, Picosats lavora nel campo satellitare, in quello che secondo noi è il futuro del settore spaziale, ossia i nano satelliti. Questi apparecchi così miniaturizzati possono essere equiparati ai Lego non solo per le dimensioni (10 cm per lato, la metà di una scatola di scarpe) ma anche per la sovrapponibilità: infatti, come i famosi mattoncini danesi possono essere uniti per formare delle scatole più grandi, nello specifico si parla di cubi di 30 cm con una massa di 50 kg. Si tratta, quindi, di satelliti di dimensioni contenute, soprattutto se li confrontiamo con quelli sviluppati da Elon Musk e dal suo colosso aerospaziale SpaceX: i famosi Starlink, infatti, hanno una massa di 150 kg. I nano satelliti stanno cambiando la nostra visione dello spazio: se prendiamo in considerazione i Gps statunitensi o i Galileo europei, si tratta di modelli customizzati di grosse dimensioni che sono costruiti per svolgere un determinato lavoro. I nano satelliti, invece, sono degli apparecchi modulari e possono essere utilizzati un po' per tutto e, soprattutto, hanno dei tempi di sviluppo decisamente più brevi e sono costruiti con una componentistica facilmente reperibile sul mercato. Si tratta, comunque, di componenti sofisticate che debbono essere in grado di resistere, per esempio, ad ambienti particolari come le radiazioni. L'utilizzo di una componentistica di tipo commerciale per questo tipo di satelliti rappresenta un punto di svolta nel settore spaziale. Un altro cambiamento importante riguarda il sistema di telecomunicazione: nati come strumento educativo nelle università e come prodotto per gli appassionati dello spazio, i mini satelliti hanno sempre utilizzato le classiche bande dei radio amatori. Picosats ha deciso di rivoluzionare il tutto implementando un ricetrasmettitore ad alta frequenza. Lavorando con Prospera Women (il programma per l'accelerazione delle startup di Innovation Factory dedicato all'imprenditoria femminile) ci siamo accorti che gli americani, per esempio, non avevano modelli di questo tipo. Il nostro team si è posto l'obiettivo di costruire il primo prototipo e di mandarlo in orbita: stiamo attualmente discutendo i dettagli del nostro primissimo lancio spaziale.
Edge9: Qual è la mission di Picosats?
AG: Nella creazione di Picosats ci siamo concentrati fondamentalmente su due aspetti. Il primo è l'innovazione. Essendo uno spin-off universitario (io sono tuttora un professore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste), con Picosats il nostro obiettivo era quello di creare qualcosa di diverso dalle solite aziende hi-tech. Abbiamo iniziato a lavorare su un ricetrasmettitore ad alta frequenza: i sistemi di telecomunicazioni di questo tipo, infatti, possono trasmettere più dati ed essere molto performanti. Oltre a lavorare ad alta frequenza, il nostro apparecchio doveva soddisfare un altro importante requisito: le dimensioni. Non è stato facile miniaturizzare il tutto ma ci siamo riusciti. Infatti, noi siamo stati i primi in Europa a realizzare un ricetrasmettitore ad alta frequenza di questo tipo. L'altro aspetto fondamentale per la nostra startup è l'etica. Per Picosats è fondamentale creare qualcosa che possa essere utile per la società in cui viviamo. Le telecomunicazioni sono un sistema primario e circa 4 miliardi di persone non hanno - tuttora - accesso alla banda larga. Con i nostri mini satelliti si potrebbe facilmente risolvere il problema. Elon Musk lo sta facendo a suo modo con SpaceX, anche se i suoi servizi sono piuttosto costosi e il suo scopo è diverso da quello che dichiara ufficialmente.
Edge9: Trattandosi di satelliti di piccole dimensioni, oltre al classico missile lanciatore esistono anche altri metodi per raggiungere l'orbita spaziale?
AG: Esistono quelli che noi chiamiamo “contenitori” che mettono insieme un certo numero di apparecchi di questo tipo. Lanciarne uno da solo è piuttosto problematico: il nano satellite dovrebbe, innanzitutto, interfacciarsi con il missile lanciatore ed essere collegato all'ogiva. La connessione, poi, sarebbe sottoposta a stress di diverso tipo (la temperatura, per esempio) e solo un contenitore può proteggere un mini satellite da questo ambiente. Attualmente, ci sono dei missili lanciatori in grado di spedire questi piccoli satelliti nelle orbite più basse.
Edge9: Quali sono gli ambiti applicativi per i mini satelliti?
AG: Un po' tutti. I sistemi di telecomunicazione, per esempio: il nostro è ricetrasmettitore ad alta frequenza che riceve e trasmette. Oppure i sistemi di osservazione della Terra con cui abbiamo potuto controllare i livelli di inquinamento durante il lockdown o la smart agriculture. Se facciamo il calcolo dei device che ci serviranno in futuro, dobbiamo andare nello spazio non solo per la navigazione autonoma delle navi o delle auto ma, soprattutto, per l'IoT (Internet delle cose). I sistemi satellitari producono una grande quantità di dati e noi stiamo scoprendo nuovi possibili utilizzi.
Edge9: Questi mini satellitari sono modulari. Come funzionano?
AG: L'antenna di un mini satellite occupa 3 unità di un parallelepipedo di base quadrata e di altezza di 30 cm. Se, per esempio, si vuole costruire un satellite di 6 unità, le prime 3 saranno occupate dalla radio mentre le altre 3 potranno essere utilizzate per aggiungere un telescopio per osservare la Terra, un computer di bordo, dei pannelli solari per autoalimentarsi, l'assetto del satellite e altro. Questi sistemi hanno dei motori veri e propri miniaturizzati che forniscono loro una certa autonomia nei movimenti. Picosats è in grado di assemblare il mini satellite in base alle esigenze del cliente. Siamo ritornati al concetto del “plug and play”, un po' come assemblare il proprio computer.
Edge9: Per quanto riguarda Prospera Women, qual è la tua opinione?
AG: Tra i diversi premi di formazione che abbiamo vinto, il programma Prospera Women si è rivelato fondamentale per il nostro progetto. Grazie al supporto prezioso di Innovation Factory, Picosats ha avuto la possibilità di entrare nel programma Prospera Women. Abbiamo avuto a disposizione un prezioso tutor che ci ha seguiti e aiutato a comprendere le dinamiche del mercato statunitense e a migliorare i nostri pitch per risultare attraenti agli occhi dei possibili investitori (soprattutto a stelle e strisce). Ci vorrebbe un equivalente europeo del programma Prospera Women. Per esempio, stiamo discutendo la valutazione di Picosats con potenziali investitori di mercato europei: fossimo negli Stati Uniti il nostro valore sarebbe superiore. Nel nostro settore programmi come Prospera Women sono ancora numericamente troppo pochi. Negli Stati Uniti ce ne sono di più, perché la tecnologia rappresenta un modo per consolidare la propria leadership. In un momento storico come quello che stiamo vivendo, disporre di una leadership nel settore tecnologia può fare la differenza.
Edge9: L'IT della vostra azienda è una leva importante. Che tipo di piattaforma utilizzate nella gestione dei dati?
Essendo una realtà relativamente piccola, il team di Picosats non è ancora in grado di gestire da solo il flusso dei dati. Nel mondo odierno i dati ormai valgono più dell'hardware che è costoso ed è difficile da produrre. Noi abbiamo scelto la via più complicata, quella di produrre dell'hardware. Dopo aver costruito il nostro mini satellite ci dedicheremo alla creazione di un sistema integrato. A Trieste per nostra fortuna c'è un ecosistema particolare, un centro tecnologico adatto per questo tipo di sviluppo.
Nel frattempo, Prospera Women ha selezionato Picosats per un evento dedicato alle startup che si terrà negli Stati Uniti a partire dal prossimo ottobre. Vi aggiorneremo sull'esito dell'evento.
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