VMware Explore: il presente è in attesa ma il futuro è entusiasmante, parola di Lenovo
di Vittorio Manti pubblicato il 10 Novembre 2023 nel canale CloudL’evento annuale VMware Explore di Barcellona quest’anno si è svolto in un momento particolare per l’azienda. L’annunciata acquisizione da parte di Broadcom non è ancora stata finalizzata, ma per Lenovo l’operazione si chiuderà e si preannuncia un futuro decisamente in crescita per la nuova VMware
“VMware è il sistema operativo delle aziende di tutto il mondo.” VMware Explore Barcellona riparte da qui, da questa affermazione fatta da Jen-Hsun Huang, CEO di NVIDIA, ad agosto, durante la tappa americana dell’evento. Un’investitura importante da parte di NVIDIA, fatta in concomitanza con l’annuncio di una partnership di lungo termine con VMware sul fronte dell’intelligenza artificiale. Intelligenza artificiale e cloud sono stati gli argomenti portanti di un’edizione particolare di VMware Explore, che si è tenuta nei giorni scorsi a Barcellona e a cui Edge9 ha partecipato.
VMware Explore 2023: un’azienda in standby in attesa dell’acquisizione
Siamo andati a Barcellona con grandi aspettative, perché questo è un momento di passaggio importante per VMware. Inizialmente queste aspettative sono state in parte deluse, ma alla fine c’è stato un colpo di scena che ha dato tutta un’altra impronta all’evento. Il colpo di scena, di cui dobbiamo necessariamente svelarvi i dettagli più avanti, è legato a un interessante incontro che Edge9 ha avuto con Giovanni Di Filippo, President EMEA, Infrastructure Solutions Group, Lenovo, uno dei partner chiave per il presente e, soprattutto, per il futuro di VMware.
L’importanza del momento è essenzialmente legata all’acquisizione di VMware da parte di Broadcom, che è stata inizialmente annunciata a maggio del 2022, ma che non è ancora stata formalizzata. In un recente annuncio del 30 ottobre 2023 le due aziende hanno confermato di aver ottenuto le necessarie autorizzazioni in diversi Paesi, fra cui l’Unione Europea e il Regno Unito, aggiungendo che non ci sono “impedimenti legali” negli USA. Il comunicato dice esplicitamente che l’acquisizione verrà formalizzata “soon” (presto) e comunque entro le date previste dall’accordo fra le aziende.
Le promesse del CEO di Broadcom sul futuro di VMware
A conferma di quanto comunicato nell’annuncio del 30 ottobre, e un po’ a sorpresa, sul palco della sessione iniziale di VMware Explore Barcellona 2023 è salito Hock Tan, il CEO di Broadcom. Va ricordato che, se andrà effettivamente in porto, questa acquisizione sarà la più grande della storia nel settore tecnologico. Fra cash, per usare un termine caro al settore finanziario, e azioni la valutazione di VMware supera i 60 miliardi di dollari, quindi ben di più di quanto Elon Musk ha sborsato per acquisire Twitter.
Non era affatto scontato che il CEO di Broadcom intervenisse in questa fase, proprio perché l’acquisizione non è stata ancora formalizzata definitivamente e quindi il suo intervento è stato particolarmente significativo. Così come è stata significativa la promessa che ha fatto: continuare a innovare, supportare l’ecosistema di partner e semplificare l’esperienza utente. È inutile nascondersi dietro a un dito, la reazione del mercato all’annuncio dell’acquisizione è stata decisamente scettica, in funzione di come Broadcom si è mossa in passato dopo altre acquisizioni importanti. C’era, e c’è ancora, la paura che VMware possa diventare un “asset” da sfruttare per aumentare il valore di Broadcom e non continuare a essere quel riferimento per le “aziende di tutto il mondo”, riprendendo la dichiarazione di agosto del CEO di NVIDIA. Le parole di Hock Tan, sulla carta, sembrano rassicuranti, soprattutto sul fronte dell’innovazione, ma qui si innesta la sensazione di delusione che abbiamo provato partecipando a VMware Explore. Parliamo di sensazione, perché nei fatti degli annunci ci sono stati, come abbiamo riportato qui, primo fra tutti quello della partnership, speculare a quella siglata con NVIDIA, che è stata siglata con Intel, sempre nell’ambito dello sviluppo di soluzioni legate all’intelligenza artificiale. È rimasta, però, una sensazione di sospensione, come se ci fossero delle cose non dette, e il colpo di scena finale, di cui vi parleremo dopo, ci ha confermato che è proprio così. Oggi, fino a quel “soon” in cui si formalizzerà l’acquisizione da parte di Broadcom, VMware non può sbilanciarsi su quella che sarà la sua strategia futura e quindi a Barcellona ha dovuto necessariamente fare “soltanto” una fotografia della situazione attuale, più che proiettarsi su quello che succederà in futuro.
Un ecosistema di partner sempre più ampio e variegato
Prima di entrare più nel dettaglio di questa fotografia, che ci ha descritto in modo davvero efficace Guy Bartram nell’intervista che trovate anche in video, è importante sottolineare altre due sfumature di quanto promesso da Hock Tan. La prima riguarda l’ecosistema di partner ed è importante che sia stata sottolineata la centralità dei partner nella strategia di go-to-market di VMware. Partner sempre più eterogenei, perché VMware ha siglato accordi con aziende molto diverse fra loro e in diversi ambiti, a partire dall’intelligenza artificiale. Si passa dai produttori di chip, e ci sono tutti, agli hyperscaler, ma non mancano i produttori hardware come Lenovo e Dell o le società di servizi come IBM e Kyndnryl.
Questa eterogeneità conferma la visione del CEO di NVIDIA di pensare a VMware come il “sistema operativo” del business, e allo stesso tempo rende molto sfaccettata la strategia di go-to-market dell’azienda. Più fumoso il significato della semplificazione dell’esperienza utente promessa da Hock Tan, che passa anche attraverso il miglioramento del funzionamento interno di VMware, cosa che potrebbe essere letta come un ridimensionamento dell’organizzazione. In ogni caso va ribadita l’importanza dell’intervento del CEO di Broadcom e potremo valutare solo in futuro, dopo la chiusura dell’operazione, se e come verrà tenuta fede alle promesse.
L’intelligenza artificiale nella visione di VMware: Private AI
Veniamo quindi alla fotografia attuale di VMware che ci portiamo via dall’evento di Barcellona e che è stata descritta in modo davvero efficace nell’intervista con Guy Bartram, Director of Product Marketing di VMware. Sono tre i concetti essenziali intorno ai quali ruotano tutti gli annunci di VMware Explore e, più in generale, di tutto il 2023: Private AI, Cloud-Smart e Sovereign Cloud (o Clouds, seguendo l’approccio di VMware).
Che l’intelligenza artificiale, generativa e non, sia al centro delle strategie di TUTTE le aziende tecnologiche è ormai un dato di fatto. A poco più di un anno dal lancio di ChatGPT, e casualmente in concomitanza con gli ultimi annunci di OpenAI, l’evento di Barcellona conferma che stiamo già entrando in una nuova fase di evoluzione dell’IA applicata ai processi aziendali. Il tema è quello di passare da un indubbio interesse che ChatGPT ha fatto nascere anche nelle realtà aziendali, a definire in modo più concreto come questa tecnologia “disruptive” possa effettivamente entrare nei processi aziendali. La visione di VMware è sintetizzata dal concetto di Private AI, che è visto come un approccio architetturale che porti a un bilanciamento fra i benefici offerti dall’IA con la tutela dei dati aziendali e il rispetto delle normative attuali e future. Il concetto chiave sta proprio nell’incertezza sul se e come verrà regolamentata l’IA in futuro e nelle diverse zone del mondo, incertezza che sta oggettivamente bloccando una massiccia adozione dell’IA, soprattutto generativa, da parte delle aziende. Private AI è quindi un “blueprint” (che in questo contesto ci sentiamo di tradurre come “mappa”), basato sulle tecnologie di VMware e che fa leva sulle diverse partnership, prima fra tutti quella con NVIDIA, per mettere a disposizione delle aziende tutti gli strumenti e le competenze per sviluppare soluzioni innovative di intelligenza artificiale. "Private" va letto come la possibilità di fare “grounding” dei modelli generali sui dati della singola azienda, per generare risultati non solo originali, come è nella definizione stessa di IA generativa, ma anche unici e legati al contesto della singola azienda. Private significa anche spostare la capacità elaborativa necessaria per le operazioni di training e inferenza sempre più verso la periferia della rete, nell’edge e on premise. Abbiamo già parlato di questa tendenza, che è alla base, fra le altre, della partnership annunciata sempre ad agosto con Lenovo. E si, c’è un filo conduttore non tanto sottile, che parte dalla delusione per quello che VMware non ha potuto dire a quello che invece ci ha detto Giovanni Di Filippo di Lenovo.
La piattaforma di VMware si estende nell’edge
Prima di svelare il colpo di scena dobbiamo però ancora soffermarci su due fotogrammi importanti della fotografia attuale di VMware: Cloud-Smart e sovereign cloud. Parlando di Cloud-Smart si torna alla natura originale di VMware, che non dimentichiamoci ha “inventato” la virtualizzazione e oggi è fra le poche aziende al mondo a offrire una serie di soluzioni complete per gestire in ambienti multi cloud e cloud ibridi sia gli aspetti infrastrutturali che applicativi delle piattaforme aziendali. La novità di Barcellona è che la possibilità di gestire carichi di lavoro virtualizzati su diverse piattaforme, spostando in maniera “seamless” questi carichi dall’on premise al cloud e, nel cloud, fra un provider e un altro, adesso si estende anche all’edge, con VMware Edge Cloud Orchestrator.
Senza entrare nei dettagli tecnici del servizio, questo annuncio conferma un trend sempre più diffuso, legato all’esigenza di avere sufficiente capacità elaborativa e di storage nella periferia della rete, per poter elaborare i dati direttamente dove vengono creati, ma con modalità equivalenti a quelle del cloud e dell’on premise e, allo stesso tempo, garantendo la coerenza dei dati. Questa esigenza era già presente e viene ulteriormente amplificata dalla diffusione dell’intelligenza artificiale, quindi le dinamiche legate al Cloud-smart, come descritto da VMware, vanno di pari passo all’evoluzione del Private AI.
Nell’edge si crea una convergenza fra IT e OT
Un’altra conseguenza di queste tendenze è un ulteriore avvicinamento fra il mondo IT e quello OT, tema sul quale vale la pena aprire una parentesi. Visitando lo stand di VMware abbiamo avuto modo di vedere come Audi stia lavorando a una convergenza fra OT e IT. Audi sta sviluppando un modello di fabbrica “software based”, dove la funzione di programmazione degli apparati automatici di produzione, storicamente gestito dai PLC, viene demandata a uno stack software che gira su piattaforma VMware nell’edge, riassunto nel concetto di Software-Defined Edge.
Questo prototipo di fabbrica software-based è stato realizzato da Audi per la produzione di un nuovo modello di auto elettrica: l’Audi e-tron GT. Il presupposto è stato quello di dover realizzare un modello strutturalmente diverso, perché appunto basato su un motore elettrico, che ha portato Audi a realizzare anche un sito produttivo completamente nuovo, perché le fabbriche tradizionali, pensate per modelli strutturalmente diversi, rischiavano di non essere adatte. Il risultato è, nell’ottica OT, davvero rivoluzionario e apre le porte a un ripensamento strutturale di come è progettata una fabbrica. Nel frattempo, Henning Loeser, Senior Manager di Audi Production Lab, ci ha raccontato come la tecnologia VMware di virtualizzazione del desktop stia aiutando a gestire i siti produttivi “legacy” basati su PLC. In pratica, in ogni fabbrica Audi l’automazione è gestita da PLC che comandano le catene di montaggio e ogni PLC, la cui vita può arrivare anche a trent’anni, è gestito da un PC stand alone di cui è necessario effettuare la manutenzione. Fino a oggi i tecnici dovevano fisicamente spostarsi nella fabbrica per raggiungere i vari PC, sia per la manutenzione programmata sia per intervenire in caso di guasti o problemi. È stato testato con successo un sistema che ha virtualizzato questi PC di controllo, rendendone molto più semplice e veloce la gestione e la manutenzione e creando un primo anello di congiunzione fra OT e IT anche in fabbriche, per quanto automatizzate, concepite prima dello sviluppo delle attuali tecnologie IT. Queste macchine virtuali sono ospitate su server dedicati, che vengono posizionati nei data center on premise, sempre presenti nelle fabbriche Audi. Per garantire la sicurezza degli apparati OT, la rete di trasporto di questi dispositivi è fisicamente e logicamente separata dalla rete IT e quindi il server dedicato alla virtualizzazione dei PC che gestiscono i PLC è posizionato fisicamente nei data center per garantirne le migliori condizioni d’uso, ma è collegato esclusivamente alla rete OT per questioni di sicurezza.
Cosa significa sovereign cloud per Vmware
Chiusa la parentesi sull’OT, il terzo e ultimo elemento della fotografia attuale di Vmware è quello del Sovereign Cloud, argomento molto “caldo” in questo periodo, che ha trovato molto spazio su Edge9, ad esempio per gli annunci della sovereign region di AWS o dell’apertura a Oracle Cloud Infrastructure da parte dell’Unione Europea. L’approccio di Vmware, anche in questo caso, è sistemico perché mette a disposizione dei cloud provider una serie di strumenti, anche di autovalutazione, per creare cloud sovrani, certificati da VMware. Un aspetto interessante sottolineato da Guy Gartram durante la nostra intervista è che si possono delineare diversi livelli di sovranità, a seconda del livello di riservatezza necessaria, e la tecnologia VMware e le linee guida che ha definito permettono di implementare soluzioni che si adattano a questi diversi livelli di sovranità.
VMware Explore 2023: un’azienda in standby in attesa di Broadcom
Tirando le file, la fotografia che è possibile fare oggi di VMware, tornati da Explore Barcellona 2023, è quella di un’azienda che è riuscita a far evolvere le proprie tecnologie da un lato e a rafforzare le partnership con praticamente tutti gli operatori del mercato dall’altra. È una fotografia che sembra scattata con un obiettivo grandangolare, molto estesa, forse troppo. Perché VMware cerca davvero di essere presente in ogni aspetto della tecnologia a servizio delle aziende. Tornando alla definizione, così efficace, del CEO di NVIDIA, nel cercare di essere il sistema operativo delle aziende si rischia di perdere un’identità precisa, che in passato è stata quella di aver virtualizzato l’infrastruttura hardware e che oggi, senza avere la possibilità di descrivere quale sarà la direzione che verrà seguita in futuro, rischia di non dare un quadro completo e di non definire un filo conduttore comune.
Questo è probabilmente quello che si porta a casa chi ha partecipato all’evento, aspettando il momento in cui verrà finalizzata l’acquisizione da parte di Broadcom, per scoprire quale strada deciderà di percorre la nuova VMware e per fugare i dubbi sulle conseguenze che potrà avere l’acquisizione.
Il colpo di scena: uno scorcio sul futuro nella visione di Lenovo
C’è chi invece, già oggi, forse perché ha già potuto intravedere quale sarà questa strada, scommette senza riserve su VMware. È Giovanni Di Filippo, President EMEA, Infrastructure Solutions Group, Lenovo, che abbiamo intervistato a chiusura del nostro viaggio a Barcellona. Infrastructure Solutions Group è la divisione di Lenovo che si occupa di soluzioni infrastrutturali e per data center, in sostanza server, storage e tutto quello che ci gira intorno, una componente che sta diventando sempre più centrale nelle soluzioni offerte da Lenovo e in cui VMware giocherà un ruolo importante. Per contestualizzare meglio, Lenovo è diventata numero uno al mondo nella vendita dei PC alla fine del 2020, risultato non così scontato per un’azienda nata nel 1984 e che nel 2005 aveva rilevato il business PC da IBM, producendo da quel momento i famosi PC a marchio ThinkPad. Per Di Filippo sono due le chiavi di questo successo: la natura globale di Lenovo e un KPI non così scontato. Che Lenovo sia diventata, a tutti gli effetti, una vera azienda globale è ancora meno scontato rispetto al fatto di aver raggiunto la prima posizione nel mercato dei PC. Lenovo nasce in Cina, ma è riuscita nel difficilissimo compito di coniugare il retaggio della cultura di quel Paese con l’apertura agli input che possono arrivare da culture ed esperienze diverse. È stato proprio il modo con cui è stata gestita l’acquisizione del ramo d’azienda di IBM a creare le condizioni per questa evoluzione, perché Lenovo non ha acquisito sono degli asset, ma anche un team che portava competenze ed esperienze diverse e la decisione di integrare queste persone nel team di Lenovo si è rivelata vincente. Lenovo oggi dichiara, sempre attraverso Di Filippo, di avere due headquarter, uno in Cina e uno negli USA, a testimoniare il preciso intento di dare un orizzonte globale e multiculturale all’azienda. L’altra chiave del successo di Lenovo per Di Filippo è l’unico KPI che viene dato da Yuanqing Yang, CEO di Lenovo, al Global Leadership Team: crescere più della media del mercato. Decisamente più facile a dirsi che farsi, ma emblematico di come poi tutta l’organizzazione e qualsiasi divisione sia focalizzata nel trovare soluzioni che portano necessariamente a una crescita costante. E quindi, anche per la divisione ISG, l’obiettivo a medio/lungo termine è diventare numero uno nel mercato dei server. Di Filippo è cosciente che la strada è ancora lunga, ma la storia di Lenovo dimostra che non è un obiettivo impossibile.
Lenovo punta su VMware: innovazione, visione e un nuovo go-to market
Perché, vi chiederete, è rilevante la storia di Lenovo per il futuro di VMware? Perché per Di Filippo VMware è la prima priorità per garantire oggi il KPI di crescere più del mercato e domani diventare numero uno nel mercato dei server. Il riferimento diretto è alla partnership siglata sempre lo scorso agosto fra Lenovo e VMware per offrire sul mercato soluzioni chiavi in mano dedicate al cloud ibrido e allo sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale. Soluzioni sempre più orientate all’edge, che come dicevamo prima diventerà il luogo dedicato allo sviluppo di soluzioni legate all’intelligenza artificiale.
Durante la nostra intervista, Di Filippo è andato oltre e ha spiegato meglio la valenza dell’accordo con VMware, indicando indirettamente la strada che in futuro seguirà VMware:
“Penso che l’accordo (con Broadcom, ndr) andrà in porto. Oggi VMware domina il mercato della virtualizzazione e siamo stati informati di ciò che avverrà in futuro. Abbiamo firmato un “growth plan” che prevede una crescita 10x in cinque anni con VMware perché abbiamo capito dove andrà l’azienda e la sua roadmap si adatta perfettamente alla nostra. VMware cambierà il suo modello di “go-to market” e ha bisogno di un’organizzazione come Lenovo per scalare e crescere. Loro fanno innovazione e continueranno a farla, e noi come Lenovo desideriamo continuare a innovare insieme a VMware. Abbiamo un accordo congiunto, laboratori congiunti in diverse aree in cui stiamo costruendo la prossima generazione di soluzioni per il data center e per l’edge”.
La visione di Lenovo per l’intelligenza artificiale è decisamente in sintonia con quella di VMware e Di Filippo ha fatto riferimento al modello di sviluppo dell’IA presentato a TechWorld (l’evento annuale di Lenovo) da Yong Rui, CTO di Lenovo, basato su tre pilastri: personal, private e public. Un modello su più livelli, pensato per garantire la riservatezza dei dati e, allo stesso tempo, risultati originali e personalizzati. Molto simile a quanto riassunto da VMware nella visione del Private AI, con un forte sviluppo previsto per la componente edge e comunque visto in un ambito di cloud ibrido.
Presto sapremo quale sarà il futuro di VMware
La dichiarazione di Di Filippo permette di guardare da una prospettiva diversa quello che è stato annunciato da VMware a Explore Barcellona 2023. La roadmap c’è e si incastra in uno scenario strategico che sembra delineare concretamente l’intenzione di Broadcom di continuare a investire sull’innovazione. Il ruolo dei partner, e anche la loro identità, subirà un’evoluzione significativa, perché se il partner di domani diventerà un’azienda come Lenovo, arriveranno sul mercato delle soluzioni sinergiche, in cui l'hardware non potrà più essere visto come distinto dal software. Queste soluzioni potranno poi semplificare l’esperienza d’uso dei clienti. Una visione che ancora a terra le promesse fatte da Hock Tan sul palco di Explore e crea le basi per una nuova fase, post acquisizione, che si delinea in modo decisamente più chiaro. Restano chiaramente aperte molte domande, a cui potremo dare risposta solo nei prossimi mesi, ma se il presente di VMware è in standby, in attesa che l’acquisizione si finalizzi, il futuro sembra decisamente entusiasmante, parola di Lenovo.
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