La sovranità sui dati è in cima alle priorità delle aziende, ma c'è ancora troppa confusione. Il report di Capgemini
di Alberto Falchi pubblicata il 18 Luglio 2022, alle 14:21 nel canale CloudLa maggior parte delle grandi aziende (fatturato sopra il miliardo di USD) intervistate da Capgemini mira a iniziative per garantire la sovranità sui dati. Per poter essere conformi alle normative esistenti, ma anche per garantire più trasparenza a sfruttare al meglio tecnologie come l'IA
Quello della sovranità sui dati è un tema di discussione molto dibattuto in questo periodo e l'enorme diffusione del cloud sta spingendo un numero crescente di imprese a valutare con attenzione a chi affidare i propri dati. Secondo un'analisi condotta da Capgemini, più di due aziende su tre nutrono preoccupazioni relative alla gestione dei loro dati: il 69% teme infatti il rischio di esposizione a leggi extraterritoriali, il 68% è preoccupato dalla scarsa trasparenza mentre per il 67% è la dipendenza da provider con sedi extra UE a far dormire sonni poco tranquilli.
La soluzione? Adottare il sovereign cloud, cioè affidarsi a un cloud provider che garantisca sovranità sulle informazioni caricate sulla nuvola, ma l'argomento non è così semplice da affrontare ed è evidente come ci siano differenti interpretazioni sul concetto stesso di sovereign cloud.
Sovranità sui dati: come interpretano le leggi le aziende?
L'analisi di Capgemini si basa su interviste a 1.000 dirigenti di aziende operanti in Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Regno Unito, India e Australia con un fatturato superiore al miliardo di dollari. Il 71% del campione non ha dubbi sull'adozione del sovereign cloud, un passaggio fondamentale per garantire la conformità con le normative europee, ma anche trasparenza e la sicurezza delle proprie informazioni. Quasi la metà (48%) lo sta già adottando o ha intenzione di farlo nei prossimi 12 mesi.
Sembra però esserci una notevole confusione su cosa significhi all'atto pratico garantire la sovranità sui dati. Per il 43% degli intervistati, infatti, per essere conformi è sufficiente che i dati siano salvati su server presenti geograficamente nella propria giurisdizione. Per capirci, secondo quasi metà del campione, è accettabile affidarsi ad hyperscaler come AWS, Google Cloud, Oracle o Microsoft Azure a patto che abbiano i server lì dove le aziende interessate operano.
Il 14%, invece, ritiene che questo non sia sufficiente e puntano ad appoggiarsi a cloud provider con sede legale nella stessa zona.
L'approccio preferito è il cloud ibrido
Più di un'azienda su tre (38%) prevede di adottare un approccio che fa leva sia sulle risorse cloud sia su data center locali, sposando così la filosofia hybrid cloud che oggi va per la maggiore. Un altro 30%, invece, punta ad appoggiarsi sull'entità locale di un hyperscaler, mentre l'11% punta a lavorare solamente con cloud provider che hanno sede all'interno della propria giurisdizione.
Il rispetto delle norme territoriali sui dati non è però l'unico motivo per cui le imprese sono interessate ad adottare il sovereign cloud: il 60% delle realtà prese a campoione crede che la sovranità del cloud faciliterà la condivisione dei dati con partner fidati all’interno di un ecosistema, mentre il 42% dei dirigenti intervistati ritiene che un servizio cloud interoperabile e affidabile possa facilitare l’adozione su scala di nuove tecnologie come il 5G, l’intelligenza artificiale (AI) e l’Internet of things (IoT).
“Nell’ambiente attuale, la sovranità di IT e supply chain ha assunto un’importanza davvero strategica. Le organizzazioni attualmente ancora restie a sfruttare gli evidenti vantaggi del cloud possono ricorrere al sovereign cloud come strumento per raggiungere quest’obiettivo. Di conseguenza, l’importanza del sovereign cloud sta crescendo in modo trasversale a settori e aree geografiche, fattore che consente alle organizzazioni di controllare e proteggere i propri dati in misura sempre maggiore – nel settore pubblico, con particolare attenzione a fiducia, trasparenza, scelta e portabilità. Non c’è da sorprendersi quindi che enti governativi e istituzioni siano tra i primi a prendere in considerazione il sovereign cloud nelle loro organizzazioni”, ha dichiarato Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia. “Nel progettare le proprie strategie cloud, le organizzazioni non dovrebbero concentrarsi solo sui requisiti di conformità, ma avere una vera e propria ‘visione aziendale’ dei loro dati. In questo modo potranno sfruttare appieno i vantaggi del sovereign cloud, come fiducia, collaborazione e innovazione anche per i dati più sensibili, sviluppando un vantaggio competitivo e un servizio migliore per i loro utenti”.
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