Veeam: garantire continuità e sicurezza dei servizi IT oggi è indispensabile

Veeam: garantire continuità e sicurezza dei servizi IT oggi è indispensabile

Le riflessioni di Dave Russell, Vice President of Enterprise Strategy di Veeam, su come la tecnologia guidi il business e quanto sia importante evitare i downtime e investire sulla cybersecurity per prosperare

di pubblicata il , alle 14:01 nel canale Cloud
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Il Covid ha reso ancora più evidente quanto la tecnologia ormai rappresenti le fondamenta di tutto quello che oggi diamo per scontato. Lo shopping online, che nell'ultimo anno ha visto una crescita estremamente significativa, ha permesso di affrontare con semplicità e sicurezza le tante limitazioni imposte dai Governi per gestire l'emergenza sanitaria. Grazie alla tecnologia poi le imprese hanno potuto continuare a lavorare anche senza far muovere i dipendenti dalle loro abitazioni, e i medici hanno potuto gestire alcune situazioni a distanza, senza mettere a rischio la loro salute o quella dei loro pazienti.

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"L’information technology è diventata a tutti gli effetti una utility paragonabile all’acqua, all’energia elettrica, al gas. Senza servizi di connettività, telecomunicazioni e cloud, moltissime aziende sarebbero state costrette a fermarsi e le persone non avrebbero potuto tenersi in contatto con familiari e amici, acquistare beni essenziali, usufruire di servizi di intrattenimento", afferma Dave Russell, Vice President of Enterprise Strategy di Veeam, che però aggiunge "non bisogna mai dimenticare che da un grande potere derivano grandi responsabilità".

Ridurre il rischio di downtime per garantire la continuità del business

Al giorno d'oggi, un black out che dura più di pochissimi istanti non è accettabile per un'utente domestico, figuriamoci in ambito professionale. Lo stesso vale per le infrastrutture: non è accettabile che un problema tecnico possa mettere fuori uso i sistemi aziendali. Il costo, infatti, potrebbe essere molto elevato. Eppure, questi eventi accadono con una certa frequenza, anche se spesso l'utente finale non se ne rende conto o non gli dà troppo peso: computer e router che devono essere riavviati (e non parliamo solo dei dispositivi domestici, meno sofisticati e costosi di quelli destinati al mondo business), applicazioni e servizi online che non rispondono. E non parliamo di qualche sconosciuto e-commerce, ma anche di servizi essenziali, come quelli erogati dalle istituzioni: pensiamo solo ai clic day per il Bonus 600 euro per le Partite IVA o per il Bonus bici, giusto per citare eventi recenti di grande portata e impatto mediatico. 

Secondo Russell "Affinché la tecnologia raggiunga davvero lo status di servizio di importanza critica, deve esserci un livello di servizio concordato, a fronte del quale i fornitori siano ritenuti responsabili da autorità di regolamentazione indipendenti. In poche parole, i momenti in cui un’applicazione non è raggiungibile o un sito web non può essere caricato devono diventare un ricordo del passato. Per quanto, oggi, questo scenario sia considerato poco probabile dai giganti della tecnologia, si tratta di un’aspettativa in linea con il ruolo vitale che la tecnologia svolge in quasi tutti gli aspetti della nostra vita".

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Russell si sofferma sull'importanza degli SLA (Service Level Agreement) sulle applicazioni di tipo SaaS: il 95% delle aziende a livello globale ha subito interruzioni non previste che hanno avuto una durata media di quasi due ore di qualche servizio. Downtime che hanno un costo non indifferente: parliamo mediamente di 67.651 dollari per un'ora di non disponibilità del servizio, nel caso delle applicazioni critiche, che rappresentano circa la metà di quelle usate dalle aziende. "Le aziende possono richiedere rimborsi, cambiare fornitore se non sono soddisfatte, richiedere interventi di manutenzione urgenti del sistema che ha causato il downtime, ma non esiste un modello assicurativo standard per proteggere il business" - evidenzia il dirigente - "Un passo verso una maggiore integrazione delle normative che regolano tecnologia e telecomunicazioni potrebbe essere un set di requisiti minimi di servizio, che includa un tempo massimo consentito per il downtime e per il ripristino dei dati e delle applicazioni, e sulla frequenza degli aggiornamenti software".

Respingere i cyberattacchi: la priorità per il 2021

Gestire i problemi tecnici non è l'unica sfida che devono affrontare le aziende, sempre più prese di mira dai cybercriminali. Subire un attacco informatico infatti ha due conseguenza: il costo diretto, legato al downtime causato dalla violazione di sicurezza e dal tempo necessario per ripristinare i sistemi, e quello indiretto, relativo alla perdita di fiducia da parte di utenti e clienti. Un'azienda violata non rischia solo di perdere soldi, ma anche di macchiarsi la reputazione. 

"Forse non dovremmo chiederci quale fornitore di servizi di security un’azienda usa, ma piuttosto quali protocolli di sicurezza dovrebbero implementare le aziende a seconda dei dati che elaborano", spiega Russell, citando l'esempio del GDPR, che considera come il primo passo verso un framework universale. Il fatto è che ancora oggi la cybersecurity rimane una scelta, non un'imposizione, e bisogna superare rapidamente questa visione. 

"Se la cybersecurity fosse una utility di cui le aziende hanno bisogno piuttosto che un layer dell’IT che possono scegliere, avremmo l’opportunità di istituire delle best practice a tutti i livelli. Sarà possibile rendere obbligatori dei corsi sulla cybersecurity per tutti i dipendenti, dato l’aumento del lavoro da remoto? Sarà obbligatorio per le aziende rendere pubblico un piano completo di disaster recovery, che dettagli come ripristineranno i dati, nel caso in cui andassero persi o fossero rubati? E, andando ancora oltre, sarà possibile proteggere i dati personali gestiti dalle aziende utilizzando uno standard di cybersecurity universale, per essere certi che i dati dei cittadini siano adeguatamente protetti?", conclude il Country Manager di Veeam. 

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