Intelligenza Artificiale

Intelligenza artificiale e futuro del lavoro: servirà un reddito di base universale? Ne parliamo con Holger Mueller di Constellation Research

di pubblicata il , alle 17:10 nel canale data Intelligenza artificiale e futuro del lavoro: servirà un reddito di base universale? Ne parliamo con Holger Mueller di Constellation Research

La popolazione invecchia e si fanno sempre meno figli. E questo porterà a una grave carenza di lavoratori in alcuni ambiti. La soluzione? Farli svolgere a robot dotati di IA. E lasciare che l'IA generi a sua volta altre IA, sempre più efficienti, in grado di gestire le supply chain. Utopia o distopia?

 

A giugno abbiamo partecipato ad AWS:ReInforce, un evento organizzato dal colosso del cluod interamente incentrato sulla cybersecurity. Qui abbiamo avuto modo di parlare con vari esperti di sicurezza informatica e, inevitabilmente, di intelligenza artificiale, una tecnologia che sta plasmando tutti i sistemi che usiamo abitualmente. Inclusa la cybersicurezza. Abbiamo anche avuto modo di incontrare Holger Mueller, analista di Constellation Research, azienda di consulenza strategica con sede a San Diego. Fra le attività di Constellation Research, che Mueller definisce come una boutique per le dimensioni limitate e l’attenzione per il cliente, le analisi sul futuro del mondo lavorativo.

Un mercato del lavoro che va verso la crisi

holger-headshot

Come abbiamo più volte sottolineato su Edge9, il problema dello skill mismatch è uno dei principali che le aziende si trovano ad affrontare. Viviamo in un periodo caratterizzato, fortunatamente, da un basso tasso di disoccupazione, ma nonostante questo le imprese affermano di avere molte difficoltà a trovare persone con le giuste competenze da inserire in organico. Un problema che è destinato a durare ancora a lungo: “molta gente sta andando in pensione, e il rapporto fra pensionati e lavoratori è in continuo cambiamento”, spiega Mueller. Evidenziando che nei Paesi occidentali si sta passando da una fase in cui c’è un pensionato ogni 6 lavoratori a una in cui ci sarà un pensionato per ogni due lavoratori. I motivi di questa tendenza sono facilmente intuibili: da un lato, aumenta continuamente l’aspettativa di vita. Dall’altro, si fanno sempre meno figli.

Come uscire de questa situazione? Secondo Mueller sarà l’intelligenza artificiale a risolvere il problema. Ed è per questo che le persone non dovrebbero temerla ma, anzi, accoglierla con entusiasmo. Certo, ancora per qualche tempo saranno necessari degli esperti per migliorare le attuali IA, invero piuttosto limitate. Ma non ci vorrà troppo prima che buona parte dei lavori vengano automatizzati. A partire dalla scrittura del codice: “entro cinque anni più del 50% delle applicazioni saranno sviluppate dall’IA”, afferma Mueller. Chiunque, secondo l’analista, potrà realizzare applicazioni da solo, senza alcun supporto e senza scrivere una riga di codice. Addirittura, senza digitare prompt ma “semplicemente parlando: ci sono 8 miliardi di persone in grado di parlare. E solo pochi milioni che sanno programmare”. Lo sviluppo, insomma, sarà democratizzato e già ora, grazie all’IA, “sviluppare un’applicazione non è mai stato così facile”. E a breve, sarà ancora più semplice, accessibile a chiunque. Ma prima di arrivare a questo, bisognerà rifinire gli attuali sistemi di IA, portarli a un livello ben superiore. E saranno fondamentali degli ingegneri esperti.

La scuola? Ha fallito!

Avevamo accennato al tema dello skill mismatch, dovuto soprattutto al fatto che sono ancora relativamente pochi i ragazzi che seguono percorsi di studi STEM. Cosa che può sembrare incomprensibile: a oggi, ingegneri, sviluppatori, esperti di sicurezza informatica sono molto ricercati dal mondo del lavoro, e sono anche ben pagati. Cosa frena i giovani dall’iscriversi a facoltà come ingegneria? “Io penso che sia un fallimento da parte degli insegnanti”, dice Mueller. “In parte anche dei genitori, ma per questi non è facile far appassionare i figli a materie come la fisica, la chimica, la matematica. Io credo che il sistema educativo stia fallendo [la sua missione] in buona parte del Primo Mondo. La situazione è migliore in altri Paesi, come l’India o la Cina, in parte perché il benessere è inferiore rispetto al mondo occidentale, e questo spinge più persone a fare di tutto per migliorare la propria condizione. Ma in occidente, non si riesce a migliorare il sistema educativo, cosa assurda, se teniamo conto del fatto che viviamo in una knowledge society, una società basata sulla conoscenza. Eppure, facciamo fatica a far appassionare le nuove generazioni a certi tipi di conoscenza. “I ragazzi investono molto tempo sui social, su YouTube, ma questo nella maggior parte dei casi non si traduce in competenze spendibili sul mercato”.

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Anche per questo motivo, secondo Mueller, è fondamentale investire sull’IA, che svolgerà quei compiti che oggi molti non sono preparati a fare. L’IA, insomma, lavorerà al posto nostro. “Servirà un reddito di base” universale per sostenerle economicamente, spiega l’analista. Ma chi lo pagherà questo reddito? “Si tasseranno i robot”, dice Mueller. “I robot creeranno denaro, e quindi verranno tassati”. Viene però naturale pensare che questo porterà un freno all’innovazione: se pochi lavorano, da dove arriveranno gli stimoli all’innovazione? “In 20 anni ci saranno IA che a loro volta realizzeranno altre IA”, afferma Mueller. Sino al punto in cui ci saranno delle Uber AI (le definisce proprio così) che si occuperanno anche di allocare e distribuire in maniera ottimale le risorse disponibili. Un simile approccio potrebbe portare in tempi relativamente brevi a generare abbastanza risorse economiche da sostenere “il 10/20% della popolazione. E parliamo solo di automazione della supply chain”.

I robot sostituiranno le persone. Ma non sarà un problema

La visione di Mueller può apparire utopica ai più (se non addirittura distopica): l’analista, infatti, è convinto che i robot sostituiranno buona parte dei lavori. Non solo quelli faticosi, tipici delle catene di montaggio, ma anche professioni come medici, pompieri, qualsiasi cosa. E in Giappone, in effetti, la direzione presa è quella: ci sono robot ovunque, anche al posto dei camerieri. Se il Paese del Sol Levante sta spingendo molto verso questa direzione è perché lì l’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità sono fenomeni che pesano molto, e per questo si sta già lavorando per mitigare il costante calo di lavoratori, appoggiandosi ad automi. “Se vuoi capire come saranno Paesi come l’Italia o la Germania in 20 anni, vai in Giappone”, dice Mueller, evidenziando come lì i robot sono ovunque. Vengono usati per assistere gli anziani; gli operai lavorano nei cantieri con esoscheletri. E si arriverà al punto che anche i dottori saranno dei robot dotati di IA. Un futuro spaventoso? Non secondo Mueller: “Già oggi non voglio che sia un umano a guardare le mie radiografie. L’IA è più efficace. Una persona può avere una brutta giornata, distrarsi, un robot no”.

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Sintetizzando, nella visione di Mueller l’IA e i robot saranno fondamentali, ed effettivamente sostituiranno parecchie professioni. Perché sono più efficaci delle persone, ma soprattutto perché nel prossimo futuro saranno sempre meno le persone attive sul mercato del lavoro in relazione a quelle che sono in pensione. Non accadrà in un lustro, ma non ci vorranno nemmeno 50 anni. Rimane un dubbio: cosa dovrebbe fare, oggi, un ragazzo che deve decidere quale percorso di studi intraprendere? Vero che oggi le materie STEM sono quelle che offrono i maggiori sbocchi lavorativi, ma fra 10/20 anni sarà ancora così? Secondo Mueller, dovrebbero evitare di diventare dei tecnici, di specializzarsi troppo in uno specifico settore. Perché ci sarà posto solo per pochissimi ultra esperti nel mondo, e il resto sarà affidato all’IA. Ma sarà necessario avere persone che comprendono come funziona il business. E sarà più importante avere un bagaglio di conoscenze e competenze molto ampio, ma non specializzato su un singolo aspetto.

33 Commenti
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silvanotrevi18 Luglio 2024, 17:27 #1
Il problema è che noi in Italia abbiamo una tradizione umanistica troppo forte e un patrimonio classico, storico, letterario e artistico invasivo, invadente, permeante e omnipresente che scoraggia i ragazzi dall'intraprendere percorsi di studio STEM, bombardandoci ogni giorno con la cultura classica greco-romana.

Ecco poi perché in troppi si iscrivono a lettere, giurisprudenza, conservazione dei beni culturali, filosofia e altre materie inutili che non danno sbocchi lavorativi, mentre le aziende ricercano oggi tantissimi ingegneri e informatici, sono pagati bene e hanno contratti stabili.

Pensate che dall' ultima prova nazionale ministeriale Invalsi è emerso che oltre il 60 percento degli studenti italiani non hanno nemmeno competenze elementari in matematica. Capre, capre, direbbe Sgarbi.

Io le toglierei proprio le facoltà umanistiche, visto che sono inutili nel mercato del lavoro. Se uno vuole se la legge nel suo tempo libero la divina commedia o un classico di Cicerone. Ma poi per il mio futuro e per il mio percorso di studi intraprendo qualcosa di utile e redditizio come una facoltà in informatica o chimica o economia. Tutti quelli che conosco laureati in facoltà umanistiche sono a spasso o lavorano nei call center o come commessi e baristi a nemmeno mille eur al mese, ovviamente precari
Miccia18 Luglio 2024, 18:45 #2
Non si può pensare che il mondo giri solo attorno al lavoro e agli affari.
Le facoltà umanistiche serviranno sempre, a maggior ragione in Italia quelle collegate alla conservazione dei Beni Culturali.
Però io metterei decisamente un numero chiuso.
Vuoi studiare in simili facoltà? Valutiamo che della tua figura serviranno 1000 persone? Bene, numero chiuso per 1500 persone e tutti gli altri studino altro o si trovino un lavoro.
das18 Luglio 2024, 19:25 #3
Originariamente inviato da: silvanotrevi
Il problema è che noi in Italia abbiamo una tradizione umanistica troppo forte e un patrimonio classico, storico, letterario e artistico invasivo, invadente, permeante e omnipresente che scoraggia i ragazzi dall'intraprendere percorsi di studio STEM, bombardandoci ogni giorno con la cultura classica greco-romana.

Ecco poi perché in troppi si iscrivono a lettere, giurisprudenza, conservazione dei beni culturali, filosofia e altre materie inutili che non danno sbocchi lavorativi, mentre le aziende ricercano oggi tantissimi ingegneri e informatici, sono pagati bene e hanno contratti stabili.

Pensate che dall' ultima prova nazionale ministeriale Invalsi è emerso che oltre il 60 percento degli studenti italiani non hanno nemmeno competenze elementari in matematica. Capre, capre, direbbe Sgarbi.

Io le toglierei proprio le facoltà umanistiche, visto che sono inutili nel mercato del lavoro. Se uno vuole se la legge nel suo tempo libero la divina commedia o un classico di Cicerone. Ma poi per il mio futuro e per il mio percorso di studi intraprendo qualcosa di utile e redditizio come una facoltà in informatica o chimica o economia. Tutti quelli che conosco laureati in facoltà umanistiche sono a spasso o lavorano nei call center o come commessi e baristi a nemmeno mille eur al mese, ovviamente precari


Stando a quello che dice l'articolo, gli unici studi che avrebbe senso rimanessero sono quelli umanistici. Per tutto ciò che è tecnico ti basterà saper scrivere per digitare su ChatGPT:
"Mi crei un gioco fps ambientato in un mondo postapocalittico?"
E subito ti farà scaricare il setup.exe, installi e via. E così per qualunque software.

Anche per i progetti:
"ChatGPT, mi fai scaricare i file in formato Solidworks di un auto lunga 4.5m con 120cv di potenza e con capacità di carico di 6 persone?
Mi mostri varie ipotesi di estetica che così scelgo?"

Invece se fai un'opera d'arte, sarà diversa da qualunque altra. Anche ChatGPT la potrà fare: ma siccome l'arte si compra per motivi diversi dall'utilità pratica, se a qualcuno piace la tua opera, comprerà eaattamente la tua, perchè vuole quella e basta.

Resta da capire perchè una macchina, intelligente più degli umani, dovrebbe accettare di continuare ad obbedirgli
Doraneko18 Luglio 2024, 21:35 #4
Se vuoi capire come saranno Paesi come l’Italia o la Germania in 20 anni, vai in Giappone


Link ad immagine (click per visualizzarla)

Comunque se è vero che un domani l'intelligenza artificiale ed i robot sostituiranno le persone, da domani sarebbe da fermare totalmente l'immigrazione, altrimenti ci portiamo in casa i disoccupati di domani.
Doraneko18 Luglio 2024, 21:37 #5
Originariamente inviato da: Miccia
Non si può pensare che il mondo giri solo attorno al lavoro e agli affari.
Le facoltà umanistiche serviranno sempre, a maggior ragione in Italia quelle collegate alla conservazione dei Beni Culturali.
Però io metterei decisamente un numero chiuso.
Vuoi studiare in simili facoltà? Valutiamo che della tua figura serviranno 1000 persone? Bene, numero chiuso per 1500 persone e tutti gli altri studino altro o si trovino un lavoro.


Purtroppo le facoltà umanistiche, in Italia, sono proprio quelle con la disoccupazione più alta.
blobb18 Luglio 2024, 21:49 #6
Originariamente inviato da: silvanotrevi
Il problema è che noi in Italia abbiamo una tradizione umanistica troppo forte e un patrimonio classico, storico, letterario e artistico invasivo, invadente, permeante e omnipresente che scoraggia i ragazzi dall'intraprendere percorsi di studio STEM, bombardandoci ogni giorno con la cultura classica greco-romana.

Ecco poi perché in troppi si iscrivono a lettere, giurisprudenza, conservazione dei beni culturali, filosofia e altre materie inutili che non danno sbocchi lavorativi, mentre le aziende ricercano oggi tantissimi ingegneri e informatici, sono pagati bene e hanno contratti stabili.

Pensate che dall' ultima prova nazionale ministeriale Invalsi è emerso che oltre il 60 percento degli studenti italiani non hanno nemmeno competenze elementari in matematica. Capre, capre, direbbe Sgarbi.

Io le toglierei proprio le facoltà umanistiche, visto che sono inutili nel mercato del lavoro. Se uno vuole se la legge nel suo tempo libero la divina commedia o un classico di Cicerone. Ma poi per il mio futuro e per il mio percorso di studi intraprendo qualcosa di utile e redditizio come una facoltà in informatica o chimica o economia. Tutti quelli che conosco laureati in facoltà umanistiche sono a spasso o lavorano nei call center o come commessi e baristi a nemmeno mille eur al mese, ovviamente precari


hai ragione buttiamo giù tutti i monumenti ,opere d'arte e reperti archeologici, smettiamo di studiare la storia e leggere i classici tanto non servono a nulla, ci dobbiamo concentrare solo nel fare soldi ...
silvanotrevi18 Luglio 2024, 21:55 #7
Il guaio è che in una classe di quinto liceo, su 20 alunni ben 13-14 si iscrivono a lettere, giurisprudenza, filosofia e scienze della comunicazione. Se va bene 1-2 si iscrivono ad ingegneria o chimica o farmacia. Mentre 4-5 non continuano neanche gli studi e si fermano al diploma. Ora, che ce ne facciamo di quei 13-14 laureati in facoltà umanistiche moltiplicati per tutti gli studenti di tutta Italia? Sono troppi.

E badate bene che nemmeno mettere le facoltà umanistiche a numero chiuso è una soluzione adeguata al problema perché spesso in Italia i numeri chiusi li mettono alla caxxo di cane e non in base alle reali esigenze di mercato. Già da anni ci sono facoltà umanistiche a numero chiuso sparse per le varie città italiane ma nonostante questo il problema non è stato risolto perché il mercato non riesce comunque ad assorbire quei laureati così "deboli". Quindi il problema è a monte. Bisogna fare nel nostro paese un processo doloroso di autocritica e staccarsi dal passato, dal nostro pesante patrimonio culturale classico e far capire ai nostri ragazzi che il loro futuro professionale è nelle materie Stem. È anche una questione educativa: prendi un genitore che d'estate al mare invoglia suo figlio adolescente a leggere I promessi sposi o un classico di Platone; e prendi un altro genitore invece che invoglia suo figlio sotto l'ombrellone a leggere un saggio di biologia o un libro di Piero Angela sulle applicazioni pratiche della scienza nella nostra vita di tutti i giorni. I ragazzi vanno anche guidati, educati. Similmente a come li si educa ad es. ad avere un'alimentazione salutare e corretta. Sono tutte azioni importanti per il loro futuro e per la qualità della loro vita
GLaMacchina18 Luglio 2024, 23:25 #8
Tralasciando la questione della presunta inutilità degli studi classici e tornando all'articolo: questo signore dice che la popolazione del primo mondo diminuisce ma non é vero, la popolazione mondiale cresce e quella europea anche, semplicemente l'immigrazione sta diventando sempre più importante a fronte di una popolazione autoctona che non si riproduce a sufficienza.
Quindi non capisco su cosa si basi tutto questo costrutto.
Per altro con il riscaldamento globale é previsto che a breve regioni intere del mondo, ad oggi molto popolose, diventeranno invivibili, quindi in Europa (che dovrebbe mantenere un clima mite, sebbene molto meno stabile che ora) con ogni probabilità la crescita della popolazione accelererà rispetto ad ora.
Ma poi lui immagina che le macchine provvederanno alla ricchezza del 10-20% della popolazione, e il resto?
Francamente non concordo minimamente con questa analisi.
Sulla questione di cosa studiare credo che il problema vero, più che la scelta di materie umanistiche versus scientifiche, sia quello di essere in grado di determinate i propri desideri, le proprie ambizioni e magari anche le proprie attitudini. In pochissimi riescono a farlo, ma costoro eccelgono, a prescindere dall'ambito.
Quelli che vanno a studiare lettere, filosofia o scienze politiche (per esempio) solo perché non hanno ambizioni di nessun tipo se non quella di giocare a fare gli studenti per un po' e poi so vedrà, loro si che non trovano lavoro e raramente si realizzano.
simon 7219 Luglio 2024, 08:27 #9
peccato che senza filosofia non sarebbe nata la logica, la matematica, la geometria, la scienza, il diritto, la medicina e tutto ciò che cerca (o cercava) di capire l'uomo, la natura e le rispettive implicazioni. Il caos politico e scientifico attuale deriva proprio dall'avere abbandonato una ricerca "umanistica" prima di tutto rivolta alla comprensione della nascita del proprio processo pensante e nella relazione/evoluzione con i propri simili e con l'universo di cui facciamo parte. Che senso ha p.e. una A.I. educata con gli stessi parametri culturali che stanno conducendo il mondo verso il baratro? Che senso ha una neuroscienza che studia gli effetti materiali di un processo non-materiale come il pensiero? Ma dai troppo astratto, troppo faticoso guardarsi dentro, continuiamo a cercare di curare i sintomi della decadenza invece di cercare le cause, almeno la filosofia espande le capacità mentali e questo è ciò che servirà più a un ragazzo che vuole orientarsi in un mondo nuovo e fluido rispetto al solito tecnico che verrà soppiantato dalla A.I.
UtenteHD19 Luglio 2024, 09:01 #10
Ovvio che non sara' un problema, se sei Proprietario di una Ditta, Societa', e similari.

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