Red Hat punta sulla modularità per RHEL 9
di Riccardo Robecchi pubblicata il 29 Giugno 2020, alle 18:41 nel canale DeviceRed Hat sta da tempo spingendo per l'introduzione del concetto di "modulo" all'interno di Red Hat Enterprise Linux, riuscendoci con RHEL 8. A partire dalla versione 9 dovrebbero però esserci significativi cambiamenti per migliorare l'esperienza d'uso
Un sistema operativo modulare, che possa installare solo le componenti necessarie a un determinato caso d'uso con configurazioni già pronte all'uso, sembra essere il futuro per le distribuzioni Linux nell'orbita di Red Hat. L'azienda, ora parte del gruppo IBM, ha annunciato che continuerà a investire nella modularità e che Red Hat Enterprise Linux 9 (RHEL 9) si allineerà in questo a Fedora, da tempo impegnata nel rendere modulare l'offerta dei programmi.
Fedora è sponsorizzata da Red Hat ed è utilizzata da diverso tempo per sperimentare le nuove funzionalità che verranno poi introdotte in RHEL, così da poter avere una distribuzione che non punta integralmente sulla stabilità e su cicli di rilascio lenti, ma nella quale è possibile sperimentare novità con un ritmo più elevato.
Red Hat punta sulla modularità per RHEL 9
È di ormai quasi tre anni fa l'annuncio dell'abbandono di Fedora 27 Modular Server e da allora l'approccio ai moduli in casa Red Hat è cambiato significativamente, con un progresso notevole sul fronte dello sviluppo. Da allora c'è un nuovo team di sviluppatori a seguire il progetto, che è progredito a sufficienza da diventare una parte importante dei piani per RHEL. Una prima versione dei moduli è stata integrata in RHEL 8, ma per RHEL 9 si prevede una maggiore importanza e una maggiore pulizia nell'implementazione, che ha attirato diverse critiche al momento del lancio.
Red Hat ha ora annunciato che svilupperà i moduli come parte di Fedora, portando poi i cambiamenti all'interno di Red Hat. In questo modo Fedora fungerà da "banco di prova" per le novità che saranno introdotte in RHEL.
"La modularità è importante per RHEL e questo impegno [per renderla realtà] è già avviato", scrive Josh Boyer, capo architetto di Red Hat Enterprise Linux. "Utilizzeremo i moduli in RHEL 9 dove ha più senso. Questo [approccio] è incentrato sul nostro concetto di Application Streams, che è stato ricevuto molto bene dai nostri clienti. Fornire un'esperienza coerente ma migliore è il requisito di base che ci permetterà di dare continuità al passaggio da RHEL 8 a RHEL 9 e ridurrà gli ostacoli da superare per i nostri clienti quando questi aggiornano da una versione principale a un'altra."
La situazione dei moduli è ancora lontana dall'essere perfetta e sarà necessario parecchio lavoro prima che possa essere definita pronta all'uso aziendale. Tuttavia il progresso è innegabile, tanto che Red Hat sta investendo risorse aggiuntive per rendere questo approccio percorribile nella prossima versione di RHEL, attesa per il 2023.
C'è ancora, quindi, diverso tempo perché l'approccio modulare diventi realtà. Il principale vantaggio che questo offre è la più facile gestione in ambito aziendale di applicazioni e aggiornamenti, così da abbassare i costi di migrazione e di manutenzione del software. Il tutto all'interno della più ampia strategia di Red Hat di puntare su container e multi-cloud, ambiti in cui avere a disposizione immagini dei sistemi modulari e più facilmente modellabili secondo le esigenze aiuta nella gestione dell'infrastruttura IT.
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