CentOS diventa CentOS Stream. Red Hat stravolge il progetto e gli utenti si rivoltano
di Riccardo Robecchi pubblicata il 11 Dicembre 2020, alle 08:21 nel canale InnovazioneRed Hat ha annunciato che il progetto CentOS perderà il suo ruolo attuale di alternativa gratuita a Red Hat Enterprise Linux e diventerà il lugo dove verranno testati i futuri aggiornamenti. La comunità degli utenti non l'ha presa bene
Nel mondo Linux si sta consumando un importante scontro tra le esigenze aziendali e quelle della comunità: Red Hat ha annunciato cambiamenti sostanziali a CentOS, tali per cui la distribuzione perderà la sua identità attuale e diventerà il luogo dove verranno testati i cambiamenti da introdurre in Red Hat Enterprise Linux (RHEL). La reazione degli utenti non si è fatta attendere ed è stata piuttosto negativa.
CentOS: l'alternativa a Red Hat che non c'è più
Il progetto CentOS nacque nel 2004 con l'intento di fornire un'alternativa supportata dalla comunità a Red Hat Enterprise Linux, altrimenti a pagamento: si trattava di fatto dello stesso software da cui venivano, però, rimossi i riferimenti a Red Hat e che veniva fornito gratuitamente e senza supporto. Nel 2014 il progetto è stato inglobato in Red Hat, con la promessa di mantenere le due realtà separate. Nell'annuncio originale si può leggere che "il muro tra Red Hat Enterprise Linux e CentOS rimarrà. [...] In breve: manteniamo un upstream" (ovvero un progetto da cui derivare il proprio software).
Tale promessa è però stata disattesa con l'annuncio che CentOS non sarà più quella che è di fatto una versione gratuita di RHEL, ma sarà la distribuzione in cui verranno sperimentati i cambiamenti da introdurre in RHEL. CentOS sarà disponibile solo come CentOS Stream, il cui ruolo è quello di far "decantare" le nuove versioni dei vari pacchetti software per raggiungere il livello di stabilità necessario in ambito aziendale. In questa nuova veste, i pacchetti disponibili saranno di fatto un'anteprima della versione successiva di RHEL: ad esempio, se RHEL sarà alla versione 8.1, CentOS Stream sarà alla versione 8.2. CentOS Stream è già disponibile da qualche tempo, ma ha rappresentato finora un'aggiunta alle versioni "tradizionali".
Non esisterà dunque più una versione stabile e consolidata di CentOS che riproponga in tutto e per tutto quanto disponibile nel mondo RHEL. La comunità degli utenti non ha preso affatto bene questa novità, anche perché assieme ad essa è stato annunciato il termine del supporto di CentOS 8 nel 2021: la fine "naturale" avrebbe dovuto essere nel 2029, a dieci anni dal rilascio avvenuto nel settembre 2019.
L'annuncio ufficiale della novità è stato tempestato da messaggi di protesta e sono in diversi a domandarsi quale sarà il futuro dell'ecosistema. CentOS ha infatti da sempre costituito un'importante via di accesso all'ecosistema Red Hat, dato che permetteva a sviluppatori e sistemisti di lavorare con una versione liberamente disponibile di RHEL creando, così, quello che in inglese si chiama mindshare, ovvero un'ampia diffusione delle conoscenze dell'ecosistema.
La ragione per questa decisione sembra però stare proprio nella volontà di Red Hat, ora parte di IBM, di “ricondurre le pecore all’ovile” grazie all’esodo da CentOS riportando al centro della propria offerta RHEL, che diventerà di fatto l'unica opzione possibile. Ironicamente, l'annuncio riporta che "[questa novità] elimina la confusione riguardo il significato di 'CentOS' nell'ecosistema delle distribuzioni Linux", ma finisce in realtà per creare molta confusione in un contesto in cui non ce n'era alcuna.
Proprio questa confusione potrebbe finire per ritorcersi contro Red Hat. La mancanza di una prospettiva chiara per molti utenti potrebbe infatti portare al già citato esodo da CentOS che, però, potrebbe portare molti utenti, in mancanza di un'alternativa ben definita, ad abbandonare completamente l'ecosistema Red Hat e a migrare verso Ubuntu, SUSE e Debian.
Quale alternativa a CentOS?
Esisteva un'alternativa diretta a CentOS chiamata Scientific Linux, sponsorizzata anche dal CERN, che però ha chiuso i battenti lo scorso anno. L'unica alternativa che rimane è Oracle Enterprise Linux. Come scrive la stessa Oracle con una certa dose di autoironia, "il supporto è a pagamento. Se volete solo il software, è al 100% gratuito. [...] Il codice sorgente è gratuito, i binari sono gratuiti, gli aggiornamenti sono gratuiti, è liberamente e gratuitamente redistribuibile, è gratuito anche per l'uso in produzione. Sì, sappiamo che è un prodotto Oracle, ma è veramente gratuito. Sul serio." È possibile effettuare il passaggio da CentOS a OEL con due soli comandi mantenendo praticamente intatto il proprio sistema.
C'è, però, chi sta pensando a un progetto completamente nuovo che rimpiazzi CentOS. Gregory Kurtzer, uno dei fondatori iniziali del progetto, ha infatti scritto che "sto considerando di creare un'altra rebuild di RHEL e potrei anche riuscire ad assumere alcune persone a questo scopo." Per quanto fiocchino i commenti negativi riguardo la scelta di Red Hat, la comunità sembra intenzionata a trovare una soluzione. Rimarrà da capire quale forma prenderanno questi sforzi.
Resta poi disponibile il vasto mare di distribuzioni Linux, con tre a rappresentare le principali alternative in ambito aziendale: Debian, Ubuntu e SUSE. In questo caso, però, non si tratta di un passaggio indolore: gli ecosistemi sono completamente differenti e serve uno sforzo notevole per effettuare il passaggio verso una di queste alternative.
La scelta di Red Hat di trasformare CentOS avrà un forte impatto sul mondo Linux e i suoi effetti si vedranno nel corso dei prossimi mesi e anni. Non è improbabile che mutino molti equilibri e non è affatto detto che lo facciano a favore di Red Hat.
17 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoCENTOS aveva uno ruolo notevole, e ora chiaramente non sarà la stessa distro.
Un'altra delle già poche certezze del mondo Linux che scompare.
Basti pensare che il CERN aveva da poco abbandonato Scientific Linux per CENTOS...
La scusa che hanno accampato poi per giustificare lo shift è da barzelletta.
Per fortuna gli ex founder di CentOS han già detto che forkeranno e si tornerà ad avere una distro che è un semplice rebuild di RHEL.
Di sicuro Oracle può tenersi il suo fork, neanche morto mi fiderei ad usare una distro sponsorizzata da quei vampiri assatanati di $
Mi pare che Fedora sia sempre di RedHat, che fine farà?
Noto con dispiacere che le distro KDE sono sempre meno, se viene a mancare fedora rimane solo kubuntu e opensuse con il rischio che quest'ultima faccia la fine di Centos.
non ti piace KDE ?
Onestamente ho sempre pensato che alla gente l'unica cosa che interessi è avere la pappa pronta senza dover spendere niente. Con l'abbandono di RedHat qualsiasi fork CentOS dovrà cercare anche fondi (monetari o forza lavoro) e lì si vedrà quanto la gente crede nel progetto.
Onestamente ho sempre pensato che alla gente l'unica cosa che interessi è avere la pappa pronta senza dover spendere niente. Con l'abbandono di RedHat qualsiasi fork CentOS dovrà cercare anche fondi (monetari o forza lavoro) e lì si vedrà quanto la gente crede nel progetto.
Perbacco sono stato anticipato. Volevo scrivere la stessa cosa
Comunque è vero, pure a me sembra che sia iniziata la corsa degli scrocconi. Il software costa, piaccia o no. Quindi o si lascia che qualcuno lo sviluppi professionalmente, ma allora si paga ( o si finisce per diventare il prodotto, vedi Google, Facebook e masnadieri assortiti ). Oppure ci si lavora e si collabora al suo mantenimento.
Perchè dico questo? Perchè mi suona strano che la distro più usata in ambito enterprise fosse Centos e non Debian. Forse perchè Debian, appunto, va sviluppata e mantenuta dalla comunità, e gli scrocconi non c'hanno ovviamente voglia.
Però si lamentano quando qualcuno gli ricorda che sviluppare il software costa...
Detto questo, è comunque assurda la mossa di Redhat, visto che fanno una barcata di soldi con RHEL, CentOS o non CentOS. Così facendo si stanno solo creando una pessima reputazione. E danneggeranno pure gli altri loro progetti. Gnome, Systemd, Pulseaudio, Pipewire.
Già c'è un sacco di gente, con la bava alla bocca, che vorrebbe seppellire Poettering...se gli offrono pure il destro!
A me KDE piaceva tantissimo...fino alla versione 3!! Il dopo è stato una caduta dalla cima dell'Everest.
Possibile che ogni volta che lo riprovo, su varie distro e vari computer, debba crasharmi la dock entro i primi 10 minuti? Non scherzo. Ci sono troppi bug e troppo fastidiosi. E non vanno via.
Invece di aggiungere millemila nuove funzioni ad ogni minor release, perchè non si fermano a fare un pò di debugging? E vale pure per QT, che soffre dello stesso problema...a meno che non si abbia una licenza a pagamento...in quel caso i bug vengono squashati alla velocità della luce. Ma mi chiedo se quelle patch finiscano in upstream.
Onestamente ho sempre pensato che alla gente l'unica cosa che interessi è avere la pappa pronta senza dover spendere niente. Con l'abbandono di RedHat qualsiasi fork CentOS dovrà cercare anche fondi (monetari o forza lavoro) e lì si vedrà quanto la gente crede nel progetto.
Prima che confluisse in Red Hat nel 2014, il progetto CentOS era praticamente indipendente e molti suoi contributori erano impiegati dal progetto stesso. Solo dopo l'unione sono stati assunti da Red Hat.
Possibile che ogni volta che lo riprovo, su varie distro e vari computer, debba crasharmi la dock entro i primi 10 minuti? Non scherzo. Ci sono troppi bug e troppo fastidiosi. E non vanno via.
Invece di aggiungere millemila nuove funzioni ad ogni minor release, perchè non si fermano a fare un pò di debugging? E vale pure per QT, che soffre dello stesso problema...a meno che non si abbia una licenza a pagamento...in quel caso i bug vengono squashati alla velocità della luce. Ma mi chiedo se quelle patch finiscano in upstream.
Curioso, uso KDE da anni su quattro computer diversi senza nessun problema. Non so da quanto tempo non lo provi, ma le ultime versioni si sono concentrate per la maggior parte proprio sulla sistemazione di bug, sulla correzione del codice e sul consolidamento delle funzioni. Di cose veramente nuove ne sono arrivate ben poche, si è sempre trattato di novità abbastanza minori. Ti consiglio di seguire il blog di Nate Graham a questo proposito, ti dà un'idea del lavoro che c'è dietro (al quale, per inciso, partecipo anche io).
Noto con dispiacere che le distro KDE sono sempre meno, se viene a mancare fedora rimane solo kubuntu e opensuse con il rischio che quest'ultima faccia la fine di Centos.
KDE Neon usa praticamente il KDE vanilla, l'hai provata?
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