Digital Care: tecnologia e terzo settore alla ricerca di sinergie

di pubblicata il , alle 11:54 nel canale Innovazione Digital Care: tecnologia e terzo settore alla ricerca di sinergie

Nella cornice della settima edizione di Smart City Now, Digital Care è stato organizzato da Consorzio Farsi Prossimo (che riunisce 12 cooperative sociali legate a Caritas Ambrosiana e offre servizi a persone fragili, dagli anziani alle persone con disabilità psichiche e fisiche, dai minori ai richiedenti asilo) in partnership con Innovabilify

 

Settimana scorsa si è svolto un interessante evento, che mi ha visto presente come moderatore. 'Digital Care' - questo il titolo dell'incontro - è stata una sorta di 'puntata zero' per esplorare quale connubio positivo ci può essere tra la tecnologia e il terzo settore. Lo ricordiamo, il terzo settore (o settore non-profit) è l'insieme di quegli enti privati che perseguono, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi.

Digital Care

Nella cornice della settima edizione di Smart City Now, Digital Care è stato organizzato da Consorzio Farsi Prossimo (che riunisce 12 cooperative sociali legate a Caritas Ambrosiana e offre servizi a persone fragili, dagli anziani alle persone con disabilità psichiche e fisiche, dai minori ai richiedenti asilo) in partnership con Innovabilify, società che organizza eventi B2B per favorire l'incontro di aziende di diversi campi con chi offre soluzioni digitali e sviluppo software.

È stata un'occasione interessante per dare uno sguardo da vicino al mondo del terzo settore e provare a capire come la tecnologia possa essere messa sempre di più al servizio delle persone. Sul palco sono saliti i rappresentanti delle cooperative Detto Fatto, Filo di Arianna, Novo Millennio, San Luigi, Sociosfera e Vesti Solidale e ci sono stati due fili rossi che hanno unito i diversi interventi.

Da un lato è emersa una forte esigenza di digitalizzazione di tutti i progetti con in mente un principio fondamentale: la tecnologia deve aiutare gli operatori (anche quelli con una formazione poco informatica) a semplificare compiti come la programmazione, la gestione di turni e processi, la reportistica. Si tratta di compiti importanti e fondamentali, ma che esula molte volte dalla missione che gli operatori sentono come primaria, quella di assistere i bisogni delle persone.

L'altro filo rosso è quello delle possibilità aperte dalla tecnologia, per creare nuovi servizi o migliorare quelli esistenti. In particolare tutti gli operatori intervenuti al convegno hanno insistito sul fatto che la tecnologia possa essere un fattore abilitante di inclusione e molte delle idee hanno ruotato attorno a questo concetto.

Tra i progetti che sono portati come casi di successo c'è Liberamente, realizzato dalla cooperativa Detto Fatto che è impegnata tra l'altro nei servizi di custodia museale.

Liberamente, creato dai giovani operatori della cooperativa, ha permesso la realizzazione di un totem multisensoriale per usufruire di opere d'arte attraverso diversi sensi e sensibilità, rendendo accessibili musei e percorsi d'arte a quelli che definiscono “pubblici straordinari”: persone con disabilità fisiche, psichiche, ma anche bambini o chiunque abbia sensibilità e abilità differenti. Il progetto è stato realizzato anche grazie alla collaborazione di educatori dell'area salute mentale della cooperativa Filo di Arianna.

Da questa puntata zero dovrebbe nascere una nuova serie di eventi che cercheranno di indagare sempre di più le possibilità di connubio tra tecnologia e terzo settore e di creare ponti e connessioni tra realtà come le cooperative sociali e enti e aziende che sviluppano soluzioni tecnologiche.

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