Ericsson e Nokia insieme per un appello: bisogna salvare il futuro tecnologico dell'Europa
di Riccardo Robecchi pubblicata il 20 Gennaio 2025, alle 18:51 nel canale InnovazioneEricsson e Nokia si sono unite per lanciare un appello: è necessario che l'Europa inverta la rotta e investa di più in ricerca e sviluppo per garantirsi un futuro nel mondo della tecnologia e oltre
L'Europa rischia di rimanere indietro nell'ambito della tecnologia, che è sempre più chiave in particolare per rimanere competitivi sul panorama internazionale. Ericsson e Nokia, con il supporto di ASML e SAP, hanno organizzato a Bruxelles il summit New Industrial Ambition for Europe per parlare di quali azioni siano necessarie per stimolare la crescita del settore tecnologico europeo (e non solo). Al summit hanno partecipato figure di primo piano come Henna Virkkunen, vice presidente esecutivo della Commissione Europea per la sovranità tecnologica, Dariusz Standerski, viceministro degli affari digitali della Polonia, ed Enrico Letta, ex Presidente del Consiglio italiano.
L'appello di Ericsson e Nokia per garantire il futuro tecnologico dell'Europa
Non è un mistero che l'Europa (tutta, e non solo l'Unione Europea) stia rimanendo indietro dal punto di vista tecnologico. Le principali piattaforme tecnologiche, siano esse hardware o software, sono americane, mentre la Cina sta sviluppando le proprie alternative. Le aziende europee sono indietro in termini di R&S: nel solo settore tecnologico, tale ritardo equivale a 450 miliardi di euro, secondo un rapporto di McKinsey. Lo stesso rapporto afferma che le aziende negli USA spendono il 60% in più in ricerca e sviluppo.
Ma non è tutto qui: uno degli effetti di questo divario è una produttività ridotta del 20% rispetto agli Stati Uniti. Il rischio è quello di un effetto valanga, in cui questi effetti si concatenano e si rinforzano a vicenda, portando così l'Europa a rimanere sempre più indietro.
Questa situazione ha portato Ericsson e Nokia, che dobbiamo ricordare essere rivali, a riunirsi per lanciare un appello assieme a due altri nomi di punta nella tecnologia europea, ASML e SAP. Le aziende hanno chiesto azioni concrete per far ripartire l'innovazione in Europa: mettere in pratica quanto suggerito dai rapporti di Draghi e di Letta, investire maggiormente in ricerca e sviluppo, ridurre e semplificare le normative, applicare il mercato unico digitale, riformare le linee guida sulla concorrenza per favorire le fusioni e le acquisizioni per sostenere il consolidamento del mercato, e favorire la crescita della connettività.
Le due aziende, che si occupano di telecomunicazioni, hanno chiesto un'implementazione piena della cosiddetta "5G Security Toolbox", un pacchetto di strumenti per rafforzare la sicurezza delle reti di comunicazione 5G.
Börje Ekholm, Presidente e CEO di Ericsson, ha dichiarato: "La convergenza di quattro leader tecnologici mette i decisori degli Stati Membri di fronte all’urgenza di intervenire sull’economia europea. Aziende come Ericsson investono già in misura sproporzionata in R&D in Europa. Se altre regioni continuano a correre più veloce, questo modello non può sopravvivere. Quelle regioni stanno cogliendo le opportunità disponibili con investimenti, politiche e sostegno normativo. L'Europa non lo fa. Eppure la soluzione è ben nota. L'UE deve attuare le raccomandazioni dei rapporti Draghi e Letta per consentire al settore tecnologico di fare la sua parte nel garantire la futura prosperità europea."
Pekka Lundmark, Presidente e CEO di Nokia, ha affermato: "la competitività europea ha già un piede nella fossa. Il nostro PIL reale è inferiore del 30% a quello degli Stati Uniti, la quota dell'UE nella classifica Fortune Global 500 è ancora in calo e il nostro futuro digitale sembra meno sicuro che mai. La buona notizia è che possiamo ancora invertire la rotta. L'Europa deve creare un ambiente in cui le imprese vogliano investire, soprattutto in tecnologie come l'intelligenza artificiale, il cloud e la connettività avanzata. Questo non può essere fatto nel corso di un decennio. L'Europa deve agire subito su questioni come il 5G Toolbox e le operazioni di fusione tra aziende telco. Se l'Europa riesce a gestire bene questo passaggio, ha un'opportunità enorme. Draghi e Letta hanno già fornito il quadro di riferimento. Quindi, agiamo."
Gli investimenti privati che mancano
L'appello di Ericsson e Nokia solleva punti molto importanti riguardo l'attuale stato dell'economia europea e le sue prospettive future. Spesso, parlando dell'economia e della cultura aziendale italiane, si ripete che le aziende hanno la tendenza a investire poco in ricerca e sviluppo, ma il problema si estende ben oltre i confini del Bel Paese e coinvolge tutta l'Europa.
Si dice spesso che nel Vecchio Continente gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo siano sottodimensionati e che servano maggiori fondi da parte degli Stati e dell'Unione Europea per finanziare la ricerca. Tuttavia, come scrive Pieter Garicano per Silicon Continent, "contrariamente a quanto si pensa comunemente, l'Europa non ha carenze in investimenti governativi per la scienza. In rapporto al PIL, l'Europa spende circa lo 0,74% in ricerca e sviluppo per il pubblico, mentre gli Stati Uniti spendono lo 0,69%. [...] La distanza reale è nella spesa del privato, dove l'Europa spende l'1,3% del PIL contro il 2,4% degli Stati Uniti. Tale distanza vale 341 miliardi in ricerca e sviluppo nel 2021."
Più della metà di questa differenza può essere attribuita alle prime 10 aziende tecnologiche statunitensi. Le prime sette, da sole, investono il 50% dell'intera spesa in R&S dei settori pubblico e privato europei messi insieme. Il dato che emerge chiaramente, però, è che l'Europa fa maggiori investimenti pubblici nella ricerca di quanti ne facciano gli USA.
È necessario, dunque, che s'inverta questa tendenza: oltre ai cambiamenti normativi citati da Ericsson e Nokia, deve cambiare (molto) anche la cultura d'impresa in Europa, che è avversa ai rischi e punta dunque sul sicuro, col risultato che la spesa in ricerca viene spesso ridotta, con danni evidenti per l'innovazione e per l'economia più in generale.
Ci sono molti aspetti che richiedono attenzione e risolvere questo puzzle non è semplice, ma c'è ancora speranza di recuperare terreno. Grace Hopper ha detto "'qui abbiamo sempre fatto così' è la frase più pericolosa della lingua inglese" e non possiamo che concordare: serve cambiamento, e serve ora.
2 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoRiguardo ai temi degli investimenti aziendali in R&D, due osservazioni:
- da noi un certo ceo da poco silurato che inizia per Tav e finisce per ...ares licenziava qui per prendere ingegneri in marocco per spendere meno..
Ve le immaginate google/apple ecc che licenziano in usa e aprono in messico?
- il confronto con gli usa è impari, le big tech (le prime 6 del grafico) capitalizzano circa metà del listino americano, per forza investono di più, da sole valgono più di tutto il listino europeo, oltre a essere tech company perciò innovatrici per nascita (e piene di soldi da sprecare, vedi google col cimitero dei progetti, meta col metaverso, ecc.). Tolte quelle le altre nei settori più tradizionali sono più o meno alla pari, per esempio VW e Bmw investono più di GM.
In pratica qui manca del tutto il settore "silicon valley", che è stato il traino mondiale degli ultimi 20 anni, e soprattutto le big del settore che da sole sbilanciano i conti di qualunque nazione/continente.
Sarebbe interessante lo stesso grafico con anche la cina...
Interessante il sito citato, silicon continent.
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