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Fastweb cancella 'il cartellino', Spotify vara lo smart working perpetuo
di Manolo De Agostini pubblicata il 13 Febbraio 2021, alle 15:01 nel canale Innovazione
La pandemia ha imposto lo smart working a molte aziende, ma in tante ne hanno riconosciuto i benefici, sia per il datore di lavoro che il dipendente. Gli ultimi due casi riguardano Fastweb e la svedese Spotify.
27 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoInfatti e non lavoro nella PA. Con queste continue generalizzazioni allora qualcuno penserebbe che anche negli ambiti sanitari c'e' stato questo problema quest'anno? Non sono dipendenti pubblici? E allora cominciano i distinguo "tutto TRANNE questi, quelli e pochi altri..". Poi si fa presente come funziona il mondo della PA e allora i distinguo aumentano "tutto TRANNE questi, quelli, quegli altri etc..." alla fine ci si rende conto che forse molti non hanno capito che il mondo della PA non e' poi' cosi' diverso dal mondo del privato con le differenze che ci sono tra una multinazionale "fantozziana" e la micro-impresa con il capo autoritario.
Per chi vive in qualcuno dei tanti Comuni es. sotto i 5000 abitanti si potrebbe anche per battuta chiedere magari all' unico dipendente che gestisce n uffici se non lavora. Magari qualche fax magicamente si mette a volare.
Io faccio smartworking per la mia azienda da inizio pandemia però ormai dopo quasi un anno sta comiciando a diventare seriamente alienante, oltre al fatto che si lavora decisamente di più. Ovviamente ha anche i suoi, indiscutibili, pregi come l'enorme flessibilità e l'annullamento dello spostamento fino alla sede lavorativa.
Diciamo che l'ideale è un 50 e 50.
Perché in questo paese arretrato lo smart working è visto come un privilegio e il più delle volte chi prova invidia ha di tutto e di più, casa, suv, ottimo stipendio, annessi e connessi.
Io mi alterno con il mio team, siamo in 5 e in base alle attività facciamo una volta a settimana 2 a casa e 3 in ufficio, adoro lo smart working anche se lavoro il doppio e di più...
Per esempio, questo WE sto lavorando ma lo sto facendo ai miei ritmi (abbastanza sostenuti) e non mi pesa.
Mi manca andare al lavoro? No ma proprio no con tutto che ho dei colleghi spettacolari con i quali vado davvero tanto d'accordo, ma lavoro molto bene da solo
Pensa che ho un amico e collega che DEVE stare tutto il giorno su FB (è nel team che amministra le pagine dell'azienda), non lo invidio, FB lo odio
Poi se vogliamo parlare di costi, l'azienda risparmia non dovendo gestire una sede fisica, ma il dipendente ha costi maggiori in termini di riscaldamenti, aria condizionata e elettricità.
Inoltre se ognuno può lavorare ovunque anche con fusi orario differente, chi impedisce ad un'azienda di assumere gente cinese o indiana alla metà dello stipendio delle persone italiane? Noi italiani lo troveremmo sempre il lavoro?
Cosa impedisce a un italiano (magari che vive in regioni dove il costo della vita è più basso di altre, penso ad esempio al meridione) di lavorare per un'azienda tedesca o svedese o americana da casa, così come oggi lavora per un'azienda italiana che lo sfrutta, lo sottopaga e spesso pretende cose che le aziende in altri paesi non si sognerebbero mai di chiedere?
Verissimo sui costi maggiori per il lavoratore, infatti sarebbe auspicabile che le aziende rimborsassero almeno i costi della connettività o concedessero bonus per riscaldamento ed elettricità.
Facendo il pendolare ferroviario e lavorando a Milano (dove tipicamente i costi per il pranzo sono stellari, a cui vanno sommati i costi per il trasporto di 108 €/mese, molto più alti per chi usa l'auto) io ho stimato un risparmio significativo lavorando da casa.
Concordo sul fatto che alla lunga sia alienante, però dobbiamo tener presente che il lavoro da casa ora è diverso da un ipotetico lavoro da casa in condizioni normali.
Limitare gli spostamenti a quelli strettamente indispensabili, non poter uscire per attività sportive di gruppo, per andare in palestra o piscina, o anche solo per bersi una birra con gli amici, sono cose che rendono questa condizioni di smart working ancora più logorante di quello che effettivamente è.
PS: parlo da lavoratore in smart working che da un anno sostanzialmente vive tappato in casa a prescindere dal "colore" della propria regione, praticamente è da un anno che esco di casa unicamente per fare la spesa...
Tranne l'aver trovato vecchi amici di scuola e qualche compleanno, per il resto FB a me non serve.
Certo non tutti i lavori posson essere convertiti ma almeno una parte si. L' importante e' comunque non perdere quella formazione che si puo' fare a contatto con i colleghi o per corsi appositi mentre invece da soli magari si possono avere piu' difficoltà. Ma in qualche modo puo' anche essere che il futuro veda meno gente in giro ogni giorno tutti i giorni avanti e indietro tutta la vita (a chi va bene) per lavorare.
Non deve venir meno quel senso di "avere uno scopo" o "sentirsi parte dell' azienda" ma potrebbe essere che almeno in questo la tecnologia rinnovi anche certi settori per cui essere fisicamentei in azienda non e' valore aggiunto o lo e' solo in parte.
Idem come a te, lo uso se devo sentire amici che ho dall'altra parte del pianeta e qualche gruppo di appassionati, per il resto non ci faccio nulla
Certo non tutti i lavori posson essere convertiti ma almeno una parte si. L' importante e' comunque non perdere quella formazione che si puo' fare a contatto con i colleghi o per corsi appositi mentre invece da soli magari si possono avere piu' difficoltà. Ma in qualche modo puo' anche essere che il futuro veda meno gente in giro ogni giorno tutti i giorni avanti e indietro tutta la vita (a chi va bene) per lavorare.
Non deve venir meno quel senso di "avere uno scopo" o "sentirsi parte dell' azienda" ma potrebbe essere che almeno in questo la tecnologia rinnovi anche certi settori per cui essere fisicamentei in azienda non e' valore aggiunto o lo e' solo in parte.
Imho il successo dello smart working sarà fortemente condizionato al passaggio graduale a una concezione del lavoro diversa che responsabilizzi maggiormente il lavoratore.
Mi spiego, se da una parte abbiamo un modello "fantozziano" (tipico delle grandi aziende o degli enti pubblici) dove quello che conta non è cosa fai nelle ore di lavoro, ma che tu sia a disposizione, con precisione assoluta agli orari e rigidità totale, se poi nelle 8h non combini nulla non è un problema tuo, è l'azienda che non ti ha assegnato un compito.
Che piaccia o no questa è stata (ed è ancora oggi) la concezione del lavoro di tantissime persone in Italia, e naturalmente in quest'ottica capisco perfettamente la diffidenza da parte delle aziende nell'applicare un modello di lavoro che dia maggiore libertà e meno controlli.
Dall'altra parte abbiamo invece il lavoro per obbiettivi, orario flessibile, grande libertà ma anche grande responsabilità, e chiaramente anche grandi spazi di manovra per chi ha interesse ad approfittarne.
Da una parte trovo stupido illudersi che il primo modello (arcaico e rigido) sia sinonimo di efficienza, del resto la storia del lavoro in italia lo dimostra (PA in primis).
Dall'altra mi rendo conto che il secondo modello richieda molta fiducia da parte delle aziende, e questo non è un problema per coloro a cui piace il proprio lavoro, ne sono appassionati e lo fanno volentieri (io mi bacio i gomiti ogni mattina per essere tra questi), ma non per tutti gli altri che vivono il lavoro come una costrizione, qualcosa di noioso o brutto ma che tocca fare in attesa del week end (e a costoro va tutta la mia solidarietà perchè, piaccia o non piaccia a quasi tutti tocca lavorare per gran parte della vita, e vivere il lavoro così significa buttare gran parte della propria vita).
Riguardo agli spostamenti aggiungo che oggettivamente ci sono settori in cui da almeno 10 anni a questa parte si è veramente esagerato arrivando a risultati quantomeno bizzarri.
Uno dei partner per cui ho lavorato per anni ad esempio (probabilmente la più grande società italiana di consulenza IT) spediva regolarmente in giro per l'Italia i suoi dipendenti anche solo per la più stupida delle riunioni (immaginate ogni 2 gg fare Napoli-Milano-Napoli in giornata per dei SAL di 2h massimo).
Parliamo di migliaia di persone che giornalmente attraversavano il paese per qualcosa che già anni fa era fattibilissimo da remoto.
E l'obiezione tipica a chi osava criticare questa cosa era "eh ma non c'è niente come il contatto fisico con il cliente"...
Scusate il francesismo ma queste sono CAZZATE, per convincere il cliente che fate? Lo abbracciate? Ci limonate? Ma per cortesia...
Imho il successo dello smart working sarà fortemente condizionato al passaggio graduale a una concezione del lavoro diversa che responsabilizzi maggiormente il lavoratore.
Mi spiego, se da una parte abbiamo un modello "fantozziano" (tipico delle grandi aziende o degli enti pubblici) dove quello che conta non è cosa fai nelle ore di lavoro, ma che tu sia a disposizione, con precisione assoluta agli orari e rigidità totale, se poi nelle 8h non combini nulla non è un problema tuo, è l'azienda che non ti ha assegnato un compito.
Che piaccia o no questa è stata (ed è ancora oggi) la concezione del lavoro di tantissime persone in Italia, e naturalmente in quest'ottica capisco perfettamente la diffidenza da parte delle aziende nell'applicare un modello di lavoro che dia maggiore libertà e meno controlli.
Dall'altra parte abbiamo invece il lavoro per obbiettivi, orario flessibile, grande libertà ma anche grande responsabilità, e chiaramente anche grandi spazi di manovra per chi ha interesse ad approfittarne.
Da una parte trovo stupido illudersi che il primo modello (arcaico e rigido) sia sinonimo di efficienza, del resto la storia del lavoro in italia lo dimostra (PA in primis).
Dall'altra mi rendo conto che il secondo modello richieda molta fiducia da parte delle aziende, e questo non è un problema per coloro a cui piace il proprio lavoro, ne sono appassionati e lo fanno volentieri (io mi bacio i gomiti ogni mattina per essere tra questi), ma non per tutti gli altri che vivono il lavoro come una costrizione, qualcosa di noioso o brutto ma che tocca fare in attesa del week end (e a costoro va tutta la mia solidarietà perchè, piaccia o non piaccia a quasi tutti tocca lavorare per gran parte della vita, e vivere il lavoro così significa buttare gran parte della propria vita).
Riguardo agli spostamenti aggiungo che oggettivamente ci sono settori in cui da almeno 10 anni a questa parte si è veramente esagerato arrivando a risultati quantomeno bizzarri.
Uno dei partner per cui ho lavorato per anni ad esempio (probabilmente la più grande società italiana di consulenza IT) spediva regolarmente in giro per l'Italia i suoi dipendenti anche solo per la più stupida delle riunioni (immaginate ogni 2 gg fare Napoli-Milano-Napoli in giornata per dei SAL di 2h massimo).
Parliamo di migliaia di persone che giornalmente attraversavano il paese per qualcosa che già anni fa era fattibilissimo da remoto.
E l'obiezione tipica a chi osava criticare questa cosa era "eh ma non c'è niente come il contatto fisico con il cliente"...
Scusate il francesismo ma queste sono CAZZATE, per convincere il cliente che fate? Lo abbracciate? Ci limonate? Ma per cortesia...
Imho piu' che a responsabilizzare spererei che possa servire in qualche modo a motivare il dipendente perche' spesso la responsabilità gia' c'e' anche laddove gli obiettivi non ci sono, anzi. Capita realtà aziendali in cui obiettivi o priorità non ce n'e' chiari ma una mole immane di attività tutte slegate da svolgere con priorita' che da 1 a 100 "sono tutte 100" (guarda un po') con la logica classica del: "Se puoi fare una cosa ne puoi fare due, se ne puoi fare due ne puoi fare tre, se ne puoi fare tre ne puoi fare quattro e cosi' via..". Ma lo stipendio non quadruplica. Resta lo stesso. Ergo qualcosa non torna.
La logica fantozziana poteva essere criticabile ma almeno manteneva come lato positivo non indifferente quel fattore umano almeno tra i colleghi di pari livello, cosa che nel recente modus di lavorare pare sparito in una sorta di continua competizione che porta il dipendente all' estremo opposto della logica fantozziana ponendolo a credersi "dirigente" mentre resta spesso l'ultima ruota del carro ma con le responsabilità di chi dirige e la retribuzione piu' bassa in organigramma.
Sulla questione riunioni concordo no-comment davvero.. ricordo riunioni decise alle 17 del pomeriggio, iniziate alle 18:30, finite alle 20.. tanti discorsi, zero decisioni. Confusione.. rabbia.. tutti che si sentono ingranaggi fondamentali, nessuno lo e' davvero ma l' importante e' crederlo.
Uno dei partner per cui ho lavorato per anni ad esempio (probabilmente la più grande società italiana di consulenza IT) spediva regolarmente in giro per l'Italia i suoi dipendenti anche solo per la più stupida delle riunioni (immaginate ogni 2 gg fare Napoli-Milano-Napoli in giornata per dei SAL di 2h massimo).
Parliamo di migliaia di persone che giornalmente attraversavano il paese per qualcosa che già anni fa era fattibilissimo da remoto.
E l'obiezione tipica a chi osava criticare questa cosa era "eh ma non c'è niente come il contatto fisico con il cliente"...
Scusate il francesismo ma queste sono CAZZATE, per convincere il cliente che fate? Lo abbracciate? Ci limonate? Ma per cortesia...
La mia ragazza ha avuto lo stesso problema. Chi lavora in consulenza/sales è fissato con il contatto umano soprattutto in settori dove si vendono prodotti fisici. Hanno provato a spedirla in Germania a Dicembre (quando era praticamente alle porte il lockdown) con quella scusa. Un bel dito medio e ora lavora in Saas per una ditta della silicon valley, dove ha trovato tutta un altra mentalità.
Riguardo i rapporti con i colleghi: se nel 2021 non si riesce a rimanere in contatto è perché non c'è la voglia di mantenere i contatti. Dai, cosa ci vuole a fare una telefonata, messaggino, videochat ogni settimana per sapere come va?
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