Il lavoro al tempo dello smart working. La fotografia di Microsoft nella ricerca Work.Reworked

Il lavoro al tempo dello smart working. La fotografia di Microsoft nella ricerca Work.Reworked

Lo smart working è diventato la normalità per molti, dopo un passaggio brusco e dettato dalla necessità più che dalla volontà. La ricerca di Microsoft Work.Reworked scatta un'istantanea di opportunità e criticità di questo nuovo modo di lavorare

di pubblicata il , alle 16:45 nel canale Innovazione
MicrosoftSmart Working
 

La pandemia di coronavirus ha imposto un cambiamento radicale nell'approccio al lavoro, tanto che la maggior parte delle aziende operanti in Occidente è passata a una modalità di lavoro da remoto. Per capire meglio come viene affrontato questo passaggio allo smart working, che val la pena definire "epocale", Microsoft ha condotto un'indagine in cui ha intervistato 1.500 manager e 7.500 dipendenti di grandi imprese europee, tra i quali 600 in Italia, e ha pubblicato i risultati nella ricerca Work.Reworked.

Microsoft Work.Reworked: il lavoro nel 2020 tra produttività e tempo libero

L'emergenza sanitaria ha costretto tutta la società nel suo complesso a mutare sensibilmente e il cambiamento nel modo di vedere e vivere il lavoro è stato netto: in Italia solo il 15% delle aziende utilizzava modelli flessibili di lavoro nel 2019, ma tale percentuale è passata al 77% nel 2020.

In un clima di forte incertezza come quello attuale, un modello ibrido viene visto come quello che prenderà il sopravvento e diventerà la nuova normalità indipendentemente dal settore. C'è un forte consenso al riguardo, con l'88% dei manager italiani che ritiene che verranno introdotte modalità di lavoro ibride nel lungo periodo e i dipendenti che si aspettano di passare in ufficio solo un terzo del proprio tempo. Questo dato è in accordo con quello internazionale, dato che solo il 5% dei lavoratori si aspetta di tornare in ufficio come prima quando la pandemia sarà stata superata e si aspetta di passare al più un'ora su tre in ufficio.

Per quanto possa sembrare paradossale, nel 2019 un'indagine aveva rilevato che i lavoratori consideravano il 52% del tempo passato a lavorare come perso o comunque non produttivo, mentre nel 2020 questa percentuale è scesa al 40%. Ciò evidenzia come il lavoro da remoto abbia in realtà contribuito positivamente al lavoro. Aggiungiamo anche un altro dato, che è quello della produttività: l'87% degli intervistati in Italia afferma che la produttività è pari o superiore a quella della normale presenza in ufficio, confermando ancora una volta come un modello più flessibile porti anche a una maggiore capacità di concentrazione e a una migliore possibilità di dedicarsi al proprio lavoro senza interruzioni.

I vantaggi del lavoro da remoto passano anche per questioni apparentemente più frivole, ma che permettono di vivere meglio il proprio lavoro. Tra queste c'è la possibilità di vestirsi in maniera più libera per il 77%, mentre per il 39% è rilevante il poter personalizzare il proprio ambiente di lavoro. C'è poi per il 71% degli intervistati un impatto diretto sui costi, spesso legati agli spostamenti; questi sono responsabili anche di molto tempo perso, che viene però riguadagnato lavorando da casa: il 49% lo reinveste nei propri hobby, il 36% lo dedica ai figli e il 22% ai proprio animali domestici.

Non si può non pensare che il maggiore tempo a disposizione per se stessi e per le proprie attività sia direttamente collegato alla maggiore produttività: come affermava Isaac Asimov in un famoso saggio, la creatività viene stimolata quando si è da soli e lontano dagli ambienti formali, nonché quando si ha del tempo libero.

Il nuovo lavoro come sfida per l'innovazione e la gestione

Le nuove modalità di smart working e lavoro da remoto mostrano anche, però, dei limiti. Da un lato vengono mostrate le carenze della struttura di comando e della capacità di manager di adattarsi ai cambiamenti, dall'altro invece viene evidenziato come l'ufficio sia anche un luogo di incontro e scambio umano.

Il 61% dei manager pensa di non padroneggiare la capacità di delegare e di accrescere l'autonomia dei team, in particolare nelle società "tradizionali" dove c'è una forte catena di comando, e il 63% afferma di aver avuto problemi nell'incentivare e supportare il lavoro di squadra.

Il problema appare prevalentemente culturale: ben il 34% dei manager pensa che solo i ruoli dove ci possono essere KPI (indici di produttività) possano lavorare da remoto, anche se questo approccio è negativo perché impedisce di (r)innovare la cultura aziendale. A conferma di ciò, il 73% dei dipendenti in aziende altamente innovative afferma di lavorare nel modo voluto, mentre tale percentuale scende al 40% per le aziende con una cultura meno innovativa. Le società con più di due pratiche del manifesto Agile hanno una probabilità del 40% più alta di riportare una maggiore produttività rispetto alle aziende tradizionali.

L'aspetto che molti degli intervistati hanno evidenziato è quello della mancanza di rapporti umani nel lavoro da casa: i momenti di socialità e incontro si sono ridotti fortemente e questo ha portato a una maggiore sensazione di essere isolati e non in relazione con i colleghi. Da questo punto di vista, però, c'è positività: gli autori della ricerca affermano infatti che la situazione andrà migliorando con la normalizzazione del lavoro da remoto, che porterà a una maggiore possibilità di relazionarsi con gli altri.

Anche la percezione dell'innovazione sembra aver subito una battuta d'arresto: i manager convinti che la propria azienda abbia una cultura innovativa sono passati dal 40% del 2019 al 30% del 2020, mentre la percezione che i prodotti e servizi siano innovativi è passata dal 56% nel 2019 al 47% nel 2020.

Al di là di tutto rimane un forte problema negli investimenti dal punto di vista degli strumenti tecnologici. Il 43% dei lavoratori in media afferma di non avere gli strumenti minimi per lavorare: un dato che è spiegato dal fatto che i due terzi delle aziende spendono meno di 1.000€ l'anno per dipendente in soluzioni tecnologiche, e un quarto spende addirittura meno di 100€.

"L’emergenza sanitaria ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e lavorare, rendendo le nuove tecnologie ancora più essenziali per la nostra vita quotidiana. Grazie al supporto del nostro vasto ecosistema di partner, negli ultimi mesi abbiamo aiutato le organizzazioni italiane a lavorare, comunicare e collaborare da remoto, garantendo la loro sicurezza e quella degli asset aziendali", ha dichiarato Luba Manolova, Direttore della Divisione Microsoft 365 di Microsoft Italia. "Ma il successo di un percorso di digitalizzazione non dipende solo dagli strumenti tecnologici implementati, quanto dalla capacità di far sentire i dipendenti uniti tra loro, apprezzati e liberi di esprimere le proprie idee. La nostra ricerca mette in luce l’importanza di un approccio umano all’innovazione: i team che avranno davvero successo saranno quelli caratterizzati da un maggiore spirito di gruppo, da empatia e fiducia negli altri. Fondamentale continuare a promuovere la cultura del digitale contestualmente alla cultura dell’innovazione e mettere a disposizione tecnologie in grado di favorire l’empowerment dei singoli ma anche la collaborazione dei team."

Il whitepaper completo è disponibile a questo indirizzo.

12 Commenti
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acerbo21 Ottobre 2020, 17:22 #1
"L'aspetto che molti degli intervistati hanno evidenziato è quello della mancanza di rapporti umani nel lavoro da casa"

"Da questo punto di vista, però, c'è positività: gli autori della ricerca affermano infatti che la situazione andrà migliorando con la normalizzazione del lavoro da remoto, che porterà a una maggiore possibilità di relazionarsi con gli altri"


Ma che significa normalizzazione del lavoro remoto? Se lavori da casa i rapporti umani continui a non averli, da questo punto di vista non si potrà fare nulla.

Riguardo la mancanza di strumenti tecnologici spesso mi trovo a discutere con gente che si lamenta perché l'azienda non gli paga il monitor o la sedia adatta per lavorare, c'é addirittura gente che sta nell'it da 20 anni e non ha un PC personale in casa.
Saro' strano io ma per me investire sulla tecnologia é come investire sulla propria carriera, non aspetto certo che la società mi fornisca gli strumenti adatti, anche perché ad ogni cambio di lavoro mi tocca cambiare gli strumenti che non saranno mai dello stesso livello qualitativo di quelli che mi compro da solo.
Slater9121 Ottobre 2020, 17:37 #2
Originariamente inviato da: acerbo
"L'aspetto che molti degli intervistati hanno evidenziato è quello della mancanza di rapporti umani nel lavoro da casa"

"Da questo punto di vista, però, c'è positività: gli autori della ricerca affermano infatti che la situazione andrà migliorando con la normalizzazione del lavoro da remoto, che porterà a una maggiore possibilità di relazionarsi con gli altri"


Ma che significa normalizzazione del lavoro remoto? Se lavori da casa i rapporti umani continui a non averli, da questo punto di vista non si potrà fare nulla.

Riguardo la mancanza di strumenti tecnologici spesso mi trovo a discutere con gente che si lamenta perché l'azienda non gli paga il monitor o la sedia adatta per lavorare, c'é addirittura gente che sta nell'it da 20 anni e non ha un PC personale in casa.
Saro' strano io ma per me investire sulla tecnologia é come investire sulla propria carriera, non aspetto certo che la società mi fornisca gli strumenti adatti, anche perché ad ogni cambio di lavoro mi tocca cambiare gli strumenti che non saranno mai dello stesso livello qualitativo di quelli che mi compro da solo.


La cosa ha lasciato qualche dubbio anche a me, ma il ragionamento è che al momento ci si trova spaesati perché non si è abituati a lavorare in questo modo. Personalmente ho lavorato sempre e solo da remoto e non mi è mai mancata la socialità "fisica" perché sono riuscito a creare un buon equilibrio usando strumenti come Skype (e ora Slack, Teams, Zoom e così via). Forse è questo quello che si intende: che ci si abituerà a modalità diverse.
Dall'altro lato, non trovo corretto che tutto il peso degli strumenti di lavoro sia messo sulle spalle del lavoratore. Che uno abbia la scelta di poter utilizzare il proprio PC è un conto, ma che uno sia obbligato ad acquistare il proprio materiale proprio no. Sarebbe come chiedere ai dipendenti di acquistarsi scrivania, sedia e computer per l'ufficio. Già lavorando da remoto si pagano le bollette, aggiungerci anche i costi tutt'altro che trascurabili della strumentazione professionale non è secondo me corretto.
canislupus21 Ottobre 2020, 17:42 #3
Originariamente inviato da: Slater91
La cosa ha lasciato qualche dubbio anche a me, ma il ragionamento è che al momento ci si trova spaesati perché non si è abituati a lavorare in questo modo. Personalmente ho lavorato sempre e solo da remoto e non mi è mai mancata la socialità "fisica" perché sono riuscito a creare un buon equilibrio usando strumenti come Skype (e ora Slack, Teams, Zoom e così via). Forse è questo quello che si intende: che ci si abituerà a modalità diverse.
Dall'altro lato, non trovo corretto che tutto il peso degli strumenti di lavoro sia messo sulle spalle del lavoratore. Che uno abbia la scelta di poter utilizzare il proprio PC è un conto, ma che uno sia obbligato ad acquistare il proprio materiale proprio no. Sarebbe come chiedere ai dipendenti di acquistarsi scrivania, sedia e computer per l'ufficio. Già lavorando da remoto si pagano le bollette, aggiungerci anche i costi tutt'altro che trascurabili della strumentazione professionale non è secondo me corretto.


Io fortunatamente ho da sempre portatile, cellulare e connessione aziendale (router 4G)... però tutto il resto l'ho ereditato per mie precedenti situazioni...
Sicuramente sarà da comprendere se il conto economico dell'utilizzo di corrente e connessione (dove si abbia già possa compensare il risparmio derivante dagli spostamenti.
A titolo di esempio ho un collega che praticamente può arrivare a piedi al posto di lavoro... quindi per lui lavorare da casa significa solo non dover uscire dal portone...
bonzoxxx21 Ottobre 2020, 18:02 #4
Originariamente inviato da: acerbo
"L'aspetto che molti degli intervistati hanno evidenziato è quello della mancanza di rapporti umani nel lavoro da casa"

"Da questo punto di vista, però, c'è positività: gli autori della ricerca affermano infatti che la situazione andrà migliorando con la normalizzazione del lavoro da remoto, che porterà a una maggiore possibilità di relazionarsi con gli altri"


Ma che significa normalizzazione del lavoro remoto? Se lavori da casa i rapporti umani continui a non averli, da questo punto di vista non si potrà fare nulla.

Riguardo la mancanza di strumenti tecnologici spesso mi trovo a discutere con gente che si lamenta perché l'azienda non gli paga il monitor o la sedia adatta per lavorare, c'é addirittura gente che sta nell'it da 20 anni e non ha un PC personale in casa.
Saro' strano io ma per me investire sulla tecnologia é come investire sulla propria carriera, non aspetto certo che la società mi fornisca gli strumenti adatti, anche perché ad ogni cambio di lavoro mi tocca cambiare gli strumenti che non saranno mai dello stesso livello qualitativo di quelli che mi compro da solo.


Pensa che il lavoro con il mio pc (dell XPS) con i miei GB (500GB con la TIM) in tethering con il mio cell... sorvoliamo che nel 2020 ancora non abbiamo una linea internet decente.

Dal mio punto di vista ben venga il remote working, meno gente ho intorno meglio è.
acerbo21 Ottobre 2020, 18:28 #5
Originariamente inviato da: Slater91
La cosa ha lasciato qualche dubbio anche a me, ma il ragionamento è che al momento ci si trova spaesati perché non si è abituati a lavorare in questo modo. Personalmente ho lavorato sempre e solo da remoto e non mi è mai mancata la socialità "fisica" perché sono riuscito a creare un buon equilibrio usando strumenti come Skype (e ora Slack, Teams, Zoom e così via). Forse è questo quello che si intende: che ci si abituerà a modalità diverse.
Dall'altro lato, non trovo corretto che tutto il peso degli strumenti di lavoro sia messo sulle spalle del lavoratore. Che uno abbia la scelta di poter utilizzare il proprio PC è un conto, ma che uno sia obbligato ad acquistare il proprio materiale proprio no. Sarebbe come chiedere ai dipendenti di acquistarsi scrivania, sedia e computer per l'ufficio. Già lavorando da remoto si pagano le bollette, aggiungerci anche i costi tutt'altro che trascurabili della strumentazione professionale non è secondo me corretto.


Beh da diversi anni a questa parte le aziende hanno abbandonato le postazioni con il pc fisso per passare ai portatili con docking station, monitor, mouse e tastiera esterna sia per potersi collegare quando si va in riunione e sia per poterselo portare a casa quando si lavora in remoto.
Il problema é che certa gente si é ritrovata in casa durante il lockdown con il portatile aziendale da 13 o 14 pollici con conseguente impossibilità di lavorare in maniera efficace.
Personalmente ho sempre avuto un fisso e quando le politiche del cliente lo consentono preferisco lavorare sul mio PC in VPN e non sui cessi aziendali riempiti di software inavisivi dove il tuo utente non é neanche amministratore di sistema, inoltre hai tutta l'attività tracciata compresi i siti internet che visiti.
Ho colleghi che sono rimasti per 3 mesi sul tavolo della cucina con il thinkpad aziendale, non si sono comprati neanche un monitor esterno
E' vero che non devono essere i lavoratori a sobbarcarsi tutta la spesa ma cristo, non devi spendere neanche i soldi dell'abbonamento della metro o della benzina, spendili 300 euro per un monitor e per una tastiera!!!
Gello21 Ottobre 2020, 18:56 #6
Son 10 anni che lavoro in remoto, in Italia siete/siamo 30 anni indietro e il gap vs paesi "moderni" sara' sempre piu' grande.
canislupus21 Ottobre 2020, 19:56 #7
Originariamente inviato da: acerbo
Beh da diversi anni a questa parte le aziende hanno abbandonato le postazioni con il pc fisso per passare ai portatili con docking station, monitor, mouse e tastiera esterna sia per potersi collegare quando si va in riunione e sia per poterselo portare a casa quando si lavora in remoto.
Il problema é che certa gente si é ritrovata in casa durante il lockdown con il portatile aziendale da 13 o 14 pollici con conseguente impossibilità di lavorare in maniera efficace.
Personalmente ho sempre avuto un fisso e quando le politiche del cliente lo consentono preferisco lavorare sul mio PC in VPN e non sui cessi aziendali riempiti di software inavisivi dove il tuo utente non é neanche amministratore di sistema, inoltre hai tutta l'attività tracciata compresi i siti internet che visiti.
Ho colleghi che sono rimasti per 3 mesi sul tavolo della cucina con il thinkpad aziendale, non si sono comprati neanche un monitor esterno
E' vero che non devono essere i lavoratori a sobbarcarsi tutta la spesa ma cristo, non devi spendere neanche i soldi dell'abbonamento della metro o della benzina, spendili 300 euro per un monitor e per una tastiera!!!


Originariamente inviato da: Gello
Son 10 anni che lavoro in remoto, in Italia siete/siamo 30 anni indietro e il gap vs paesi "moderni" sara' sempre piu' grande.


Io ho il portatile perchè nel mio lavoro spesso mi capita di doverlo fare da casa (anche in sede mi collegavo a sistemi remoti... quindi il luogo è sempre stato indifferente).
Devo obbligatoriamente utilizzare il portatile aziendale per ragioni di sicurezza e quindi mi faccio bastare il 15"... collegato ad un comodo 26"
sbeng22 Ottobre 2020, 09:17 #8
Mi fa ridere quando si parla di mancanza di rapporti umani. In questo periodo storico dove rimanere in contatto è praticamente gratis (connessioni flat, sms illimitati) ci sono colleghi che non si fanno mai praticamente mai sentire se non li chiami te, non per questioni di antipatia ma di apatia. Quindi che rapporti umani vuoi coltivare con persone apatiche che non ci pensano minimamente a farti una telefonataa o inviarti un messaggio perché "sono oberato di lavoro"? Lo smart working è riuscito ad applicare un filtro che ci ha permesso di evitare di frequentare gente falsa e arrivista.
bonzoxxx22 Ottobre 2020, 09:21 #9
Originariamente inviato da: sbeng
Mi fa ridere quando si parla di mancanza di rapporti umani. In questo periodo storico dove rimanere in contatto è praticamente gratis (connessioni flat, sms illimitati) ci sono colleghi che non si fanno mai praticamente mai sentire se non li chiami te, non per questioni di antipatia ma di apatia. Quindi che rapporti umani vuoi coltivare con persone apatiche che non ci pensano minimamente a farti una telefonataa o inviarti un messaggio perché "sono oberato di lavoro"? Lo smart working è riuscito ad applicare un filtro che ci ha permesso di evitare di frequentare gente falsa e arrivista.


THIS! Allora non sono l'unico a pensarlo
sbeng22 Ottobre 2020, 09:28 #10
Originariamente inviato da: bonzoxxx
THIS! Allora non sono l'unico a pensarlo


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