Il lavoro al tempo dello smart working. La fotografia di Microsoft nella ricerca Work.Reworked
di Riccardo Robecchi pubblicata il 21 Ottobre 2020, alle 16:45 nel canale Innovazione
Lo smart working è diventato la normalità per molti, dopo un passaggio brusco e dettato dalla necessità più che dalla volontà. La ricerca di Microsoft Work.Reworked scatta un'istantanea di opportunità e criticità di questo nuovo modo di lavorare
La pandemia di coronavirus ha imposto un cambiamento radicale nell'approccio al lavoro, tanto che la maggior parte delle aziende operanti in Occidente è passata a una modalità di lavoro da remoto. Per capire meglio come viene affrontato questo passaggio allo smart working, che val la pena definire "epocale", Microsoft ha condotto un'indagine in cui ha intervistato 1.500 manager e 7.500 dipendenti di grandi imprese europee, tra i quali 600 in Italia, e ha pubblicato i risultati nella ricerca Work.Reworked.
Microsoft Work.Reworked: il lavoro nel 2020 tra produttività e tempo libero
L'emergenza sanitaria ha costretto tutta la società nel suo complesso a mutare sensibilmente e il cambiamento nel modo di vedere e vivere il lavoro è stato netto: in Italia solo il 15% delle aziende utilizzava modelli flessibili di lavoro nel 2019, ma tale percentuale è passata al 77% nel 2020.
In un clima di forte incertezza come quello attuale, un modello ibrido viene visto come quello che prenderà il sopravvento e diventerà la nuova normalità indipendentemente dal settore. C'è un forte consenso al riguardo, con l'88% dei manager italiani che ritiene che verranno introdotte modalità di lavoro ibride nel lungo periodo e i dipendenti che si aspettano di passare in ufficio solo un terzo del proprio tempo. Questo dato è in accordo con quello internazionale, dato che solo il 5% dei lavoratori si aspetta di tornare in ufficio come prima quando la pandemia sarà stata superata e si aspetta di passare al più un'ora su tre in ufficio.
Per quanto possa sembrare paradossale, nel 2019 un'indagine aveva rilevato che i lavoratori consideravano il 52% del tempo passato a lavorare come perso o comunque non produttivo, mentre nel 2020 questa percentuale è scesa al 40%. Ciò evidenzia come il lavoro da remoto abbia in realtà contribuito positivamente al lavoro. Aggiungiamo anche un altro dato, che è quello della produttività: l'87% degli intervistati in Italia afferma che la produttività è pari o superiore a quella della normale presenza in ufficio, confermando ancora una volta come un modello più flessibile porti anche a una maggiore capacità di concentrazione e a una migliore possibilità di dedicarsi al proprio lavoro senza interruzioni.
I vantaggi del lavoro da remoto passano anche per questioni apparentemente più frivole, ma che permettono di vivere meglio il proprio lavoro. Tra queste c'è la possibilità di vestirsi in maniera più libera per il 77%, mentre per il 39% è rilevante il poter personalizzare il proprio ambiente di lavoro. C'è poi per il 71% degli intervistati un impatto diretto sui costi, spesso legati agli spostamenti; questi sono responsabili anche di molto tempo perso, che viene però riguadagnato lavorando da casa: il 49% lo reinveste nei propri hobby, il 36% lo dedica ai figli e il 22% ai proprio animali domestici.
Non si può non pensare che il maggiore tempo a disposizione per se stessi e per le proprie attività sia direttamente collegato alla maggiore produttività: come affermava Isaac Asimov in un famoso saggio, la creatività viene stimolata quando si è da soli e lontano dagli ambienti formali, nonché quando si ha del tempo libero.
Il nuovo lavoro come sfida per l'innovazione e la gestione
Le nuove modalità di smart working e lavoro da remoto mostrano anche, però, dei limiti. Da un lato vengono mostrate le carenze della struttura di comando e della capacità di manager di adattarsi ai cambiamenti, dall'altro invece viene evidenziato come l'ufficio sia anche un luogo di incontro e scambio umano.
Il 61% dei manager pensa di non padroneggiare la capacità di delegare e di accrescere l'autonomia dei team, in particolare nelle società "tradizionali" dove c'è una forte catena di comando, e il 63% afferma di aver avuto problemi nell'incentivare e supportare il lavoro di squadra.
Il problema appare prevalentemente culturale: ben il 34% dei manager pensa che solo i ruoli dove ci possono essere KPI (indici di produttività) possano lavorare da remoto, anche se questo approccio è negativo perché impedisce di (r)innovare la cultura aziendale. A conferma di ciò, il 73% dei dipendenti in aziende altamente innovative afferma di lavorare nel modo voluto, mentre tale percentuale scende al 40% per le aziende con una cultura meno innovativa. Le società con più di due pratiche del manifesto Agile hanno una probabilità del 40% più alta di riportare una maggiore produttività rispetto alle aziende tradizionali.
L'aspetto che molti degli intervistati hanno evidenziato è quello della mancanza di rapporti umani nel lavoro da casa: i momenti di socialità e incontro si sono ridotti fortemente e questo ha portato a una maggiore sensazione di essere isolati e non in relazione con i colleghi. Da questo punto di vista, però, c'è positività: gli autori della ricerca affermano infatti che la situazione andrà migliorando con la normalizzazione del lavoro da remoto, che porterà a una maggiore possibilità di relazionarsi con gli altri.
Anche la percezione dell'innovazione sembra aver subito una battuta d'arresto: i manager convinti che la propria azienda abbia una cultura innovativa sono passati dal 40% del 2019 al 30% del 2020, mentre la percezione che i prodotti e servizi siano innovativi è passata dal 56% nel 2019 al 47% nel 2020.
Al di là di tutto rimane un forte problema negli investimenti dal punto di vista degli strumenti tecnologici. Il 43% dei lavoratori in media afferma di non avere gli strumenti minimi per lavorare: un dato che è spiegato dal fatto che i due terzi delle aziende spendono meno di 1.000€ l'anno per dipendente in soluzioni tecnologiche, e un quarto spende addirittura meno di 100€.
"L’emergenza sanitaria ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e lavorare, rendendo le nuove tecnologie ancora più essenziali per la nostra vita quotidiana. Grazie al supporto del nostro vasto ecosistema di partner, negli ultimi mesi abbiamo aiutato le organizzazioni italiane a lavorare, comunicare e collaborare da remoto, garantendo la loro sicurezza e quella degli asset aziendali", ha dichiarato Luba Manolova, Direttore della Divisione Microsoft 365 di Microsoft Italia. "Ma il successo di un percorso di digitalizzazione non dipende solo dagli strumenti tecnologici implementati, quanto dalla capacità di far sentire i dipendenti uniti tra loro, apprezzati e liberi di esprimere le proprie idee. La nostra ricerca mette in luce l’importanza di un approccio umano all’innovazione: i team che avranno davvero successo saranno quelli caratterizzati da un maggiore spirito di gruppo, da empatia e fiducia negli altri. Fondamentale continuare a promuovere la cultura del digitale contestualmente alla cultura dell’innovazione e mettere a disposizione tecnologie in grado di favorire l’empowerment dei singoli ma anche la collaborazione dei team."
Il whitepaper completo è disponibile a questo indirizzo.