Lo studio di Vodafone e Deloitte: in Italia mancano 1,8 milioni di specialisti IT
di Raffaello Rusconi pubblicata il 06 Aprile 2022, alle 13:01 nel canale InnovazioneIl Bel Paese è ancora molto indietro sotto il profilo della digitalizzazione ed è ben lontano dagli obiettivi stabiliti dall'Unione Europea con il programma "Decennio Digitale", da raggiungere entro il 2030
Vodafone ha commissionato a Deloitte uno studio sui progressi ottenuti dalle aziende italiane verso gli obiettivi del Decennio Digitale 2030, la visione dell'UE per la trasformazione digitale del Vecchio Continente e per mantenere la sua competitività globale in un mondo in rapido cambiamento. La ricerca “I progressi verso l'ambizione del Decennio Digitale dell'UE” ha messo in evidenza il gap che esiste in Italia per quanto riguarda l’adozione del cloud, oltre alla mancanza di specialisti ICT necessari per rispettare gli obiettivi del Decennio Digitale.
L’Italia ha avuto una crescita di 11 punti percentuali per quanto riguarda l'intensità digitale
Secondo lo studio di Deloitte-Vodafone, in Italia solo il 38% delle imprese utilizza attualmente i servizi di cloud computing: rispetto all’obiettivo del 75% (da raggiungere entro il 2030) il gap di è di ben 37 punti percentuali. I servizi cloud risultano fondamentali per supportare la competitività dell’Europa e possono contribuire a rendere i dati più sicuri, ad aiutare le aziende a crescere, oltre a offrire nuovi insight e a ridurre i costi per le imprese.
Per quanto riguarda la percentuale di famiglie coperte da reti VHCN (Very High Capacity Network) il gap è di 66 punti percentuali (siamo solo al 34%), mentre la mancanza di specialisti ICT sta contribuendo a rallentare il percorso verso gli obiettivi del Decennio Digitale, mettendo a rischio la capacità e la stessa competività dell'Europa. Il numero di specialisti ICT nel Vecchio Contintente è attualmente di 8,43 milioni, un numero che avrebbe bisogno almeno di raddoppiare per raggiungere l'obiettivo dei 20 milioni previsti dal Decennio Digitale (in Italia deve aumentare di 1,84 milioni).
L’intensità digitale (il parametro che misura la disponibilità di 12 diverse tecnologie digitali, tra cui l'accesso alla banda larga veloce e il numero di specialisti ICT) delle PMI è rimasta praticamente immutata negli ultimi cinque anni, con un tasso medio di crescita annuale in tutta Europa tra il 2016 e il 2021 pari a solo il 2%. In alcuni casi, gli stati membri della UE sono più indietro rispetto ai loro obiettivi rispetto al 2019: per esempio, la Repubblica Ceca (-14 punti percentuali) o il Portogallo (-9 punti percentuali). L’Italia è invece tra i paesi che ha avuto una crescita di 11 punti percentuali.
Joakim Reiter, Chief External Affairs Officer del Gruppo Vodafone, ha dichiarato: "È fondamentale per l'Europa colmare le carenze sugli obiettivi del Decennio Digitale evidenziati in questo rapporto. Senza specialisti ICT e senza PMI digitalizzate e adatte al futuro, sarà difficile per l'Europa competere nei mercati globali e costruire le soluzioni industriali digitali di domani.Tutti i paesi devono partecipare al rafforzamento e al miglioramento delle capacità digitali del nostro continente. I progressi che coinvolgono solo alcuni Stati membri non saranno sufficienti per raggiungere le ambizioni digitali dell'Europa. Mentre questi gap restano, la nostra visione di un'Europa competitiva, più ”verde” e più resiliente si allontana. Infatti, il Parlamento europeo ha recentemente stimato che il costo dell'inazione sarà di 1,3 trilioni di euro entro il 2032".
È previsto un aumento dei fondi e delle sovvenzioni da parte della Commissione Europea per tutti gli stati membri il cui PIL è crollato più del previsto durante la pandemia. La Germania, il Portogallo e la Spagna potrebbero vedere i maggiori aumenti relativi delle sovvenzioni, mentre l'Irlanda, la Romania e i Paesi Bassi potrebbero vedere le maggiori diminuzioni relative delle sovvenzioni a causa di aumenti del PIL migliori del previsto. Per realizzare gli obiettivi del Decennio Digitale il rapporto ha messo in evidenza quattro strumenti politici chiave. In primis, il coordinamento tra i governi: una collaborazione efficace potrebbe garantire investimenti digitali più mirati, sincronizzati e tempestivi. Collegamento degli ecosistemi digitali: i governi possono facilitare l'emergere di organizzazioni che lavorano insieme. Condivisione dei dati: per facilitare la condivisione e sostenere gli ecosistemi digitali (comprese le smart city, la sanità digitale, la smart energy e la mobilità) è necessario che i dati siano accessibili, riutilizzabili e sicuri. Dimostrazione del Digital Value: per sbloccare ulteriori investimenti pubblici è importare dimostrare il valore degli investimenti digitali attraverso progetti pilota e una valutazione dei benefici concreti.
28 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoPer fortuna che ho deciso di mollare tutto anni fa e trasferirmi in Inghilterra dove non ho neanche dovuto sbattarmi per trovare io lavoro: appena arrivato, fatto il NIN e iscritto al Job Centre mi hanno contattato dopo appena due giorni per offrirmi loro proposte di lavoro, ben pagate, molto qualificate e con contratti trasparenti, un sacco di benefits, e perks varie. Qui il mondo del lavoro è meritocratico, trasparente, remunerativo. Consiglio a tutti di lasciare l'Italia, non vi merita, non vi fate mettere i piedi in testa, andate via e tornateci soltanto per le vacanze o le visite ai parenti ma non per lavorare
Vero !!
Aggiungici pure certificazioni Cisco, Sql, e Java tutte insieme.
Però se cercano un responsabile IT, sono disposti a pagare 900€.
probabilmente nel numero c'è dentro un po' di tutto
gli occupati sono mi pare 23 milioni, stiamo dicendo che il 10% lavora in ambito IT ma dipende appunto da cosa includono perché se ci mettono pure uno che fa data entry allora ci sta tutto
io sto notando in questo periodo un gran movimento a livello occupazionale, rispetto ai livelli pre covid ricevo almeno il doppio delle offerte di lavoro su LinkedIn e noi stessi stiamo facendo una fatica enorme a trovare personale per rimpiazzare chi va via o per crescita organico
c'è stato tantissimo movimento durante e post pandemia per via del lavoro da casa, solo nel mio team 2 sono andati via per avere il full remote dato che qui ormai si torna in presenza e molti candidati chiedono di lavorare da casa (spesso da fuori regione) o di venire il meno possibile
Per fortuna che ho deciso di mollare tutto anni fa e trasferirmi in Inghilterra dove non ho neanche dovuto sbattarmi per trovare io lavoro: appena arrivato, fatto il NIN e iscritto al Job Centre mi hanno contattato dopo appena due giorni per offrirmi loro proposte di lavoro, ben pagate, molto qualificate e con contratti trasparenti, un sacco di benefits, e perks varie. Qui il mondo del lavoro è meritocratico, trasparente, remunerativo. Consiglio a tutti di lasciare l'Italia, non vi merita, non vi fate mettere i piedi in testa, andate via e tornateci soltanto per le vacanze o le visite ai parenti ma non per lavorare
6 anni in UK e stessa situazione, ma vivendo lontano da Londra ora il prossimo passo è trovare un lavoro a Londra, remoto e continuare a crescere.
Un altro motivo è che mi rivogliono in ufficio 2 giorni alla settimana e non ne ho la minima intenzione
Considerando che in germania, austria, svizzera per la stessa professione si prende come minimo il doppio. Alzate gli stipendi e torneremo!
Non è che manchino...
E' che non trovano il 1.8 milioni di persone da pagare 500 euro al mese per 12 ore al giorno, ferie e festivi inclusi.Devi effettuare il login per poter commentare
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