Possiamo ancora fidarci degli USA? L'Europa deve seguire una sua strada, anche per la tecnologia
di Riccardo Robecchi pubblicata il 01 Marzo 2025, alle 14:13 nel canale Innovazione
I recenti avvenimenti gettano ombre estremamente lunghe sui rapporti transatlantici e sulla situazione europea dal punto di vista tecnologico. Come Europa forse non possiamo più fidarci degli Stati Uniti e dobbiamo sviluppare la nostra tecnologia
Lo spettacolo che si è consumato nella giornata di venerdì 28 febbraio alla Casa Bianca può essere descritto in molti modi: riprovevole, disgustoso, vile, meschino, abietto, indegno, vigliacco. O, stando a sentire Trump, "ottima televisione". Un fatto emerge lampante: come ha detto chiaramente l'ex-primo ministro francese Dominique de Villepin, "l'America non può più essere considerata un alleato dell'Europa", e c'è il concreto rischio che sia davvero così. Il che ha importantissime ripercussioni, non solo da un punto di vista geopolitico, ma anche sulla tecnologia che usiamo. Ci si può ancora fidare della tecnologia americana?
Un cambiamento epocale
Fonte: sito del Presidente dell'Ucraina, CC 4.0
Pochi momenti nella Storia sono stati chiaramente uno spartiacque tra un "prima" e un "dopo" tanto quanto l'incontro fra Trump e Zelenskyy. Proprio tale incontro potrebbe però essere visto come la fine dell'alleanza che ha legato Europa e Stati Uniti negli ultimi 80 anni. Una fine alquanto indecorosa che ha ramificazioni sotto tutti i profili.
Tra questi rientra anche quello tecnologico. Le nostre vite si basano ormai sull'impiego di strumenti tecnologici, da smartphone e computer ai servizi cloud. Di fronte a me, sulla mia scrivania, ho uno smartphone Google, un computer HP, un tablet e uno schermo Dell. Per comunicare con i miei colleghi uso Slack, per gli amici uso WhatsApp. La mia Xbox si appoggia ai servizi di Microsoft. Le mie email passano (molto, ma non esclusivamente) per Gmail. Sto imparando il polacco e faccio un tandem linguistico con un ragazzo in Polonia: per comunicare usiamo Facebook Messenger. I miei acquisti vengono da Amazon o da eBay. I miei giochi per PC sono (in gran parte) su Steam. Tutti i miei computer hanno processori e schede grafiche AMD, mentre i miei NAS hanno CPU Intel.
Il concetto è chiaro: le nostre vite digitali personali sono legate a doppio filo agli Stati Uniti. In Hardware Upgrade mi occupo di tecnologia per aziende e in quell'ambito la situazione di dipendenza è molto spesso ancora più forte. Basti pensare alla quantità di aziende e di enti pubblici i cui servizi passano per i cloud degli hyperscaler.
Il recente cambio di passo del governo statunitense rispetto ai rapporti transatlantici, però, ci porta a fare alcune considerazioni sulla natura di tali rapporti e sulle conseguenze di questi cambiamenti in ambito tecnologico. Perché questa dipendenza può rivelarsi disastrosa nel momento in cui il governo d'Oltreoceano decidesse che le sue aziende non possono più fornire i propri servizi e prodotti agli (ex-) alleati. Tale ipotesi può apparire remota e financo assurda, ma così apparivano anche le ipotesi di una rottura dell'alleanza transatlantica, o l'idea che il governo statunitense mettesse pubblicamente e apertamente in discussione la liceità delle decisioni di una corte in un Paese alleato (com'è stato nel caso della Romania). L'inatteso, l'assurdo, l'impensabile sembrano ora quanto mai reali e tangibili.
Il che ci proietta verso la domanda: possiamo ancora fidarci, come Europa, che gli Stati Uniti ci forniscano la tecnologia da cui dipendiamo? Possiamo ancora confidare nel fatto che non ci sarà un ordine esecutivo che imponga di "chiudere i rubinetti" verso l'Unione Europea? Visto che Trump ha dichiarato che l'UE "è stata fondata per fottere gli Stati Uniti" (e va rimarcato come questa sia la traduzione più fedele in tono all'originale, nonostante e proprio per via dell'impiego di termini volgari), la risposta non è affatto scontata. E proprio per questo motivo bisogna avere a disposizione un piano B.
L'Europa deve ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti
È da tempo la mia opinione personale che l'Europa sia troppo dipendente dagli USA e che debba invece imparare a stare in piedi da sola, senza appoggiarsi alla stampella americana. È così anche, e forse soprattutto, in ambito tecnologico, che è quello di cui ho il piacere e il privilegio di occuparmi quotidianamente come osservatore e commentatore. Ed è proprio da questa posizione di privilegio che lancio l'appello a ridurre per quanto possibile la nostra dipendenza dagli USA. Tale appello va non solo verso i nostri Governi europei, ma anche a tutti i cittadini nei loro diversi ruoli e funzioni: dalle scelte personali e che riguardano la propria vita privata fino a quelle che riguardano invece le aziende presso cui si lavora.
Ho citato prima tutti i servizi e prodotti da cui dipendo, ma nel tempo ho cercato di adottare alcune alternative non (strettamente) statunitensi: uso Nextcloud per gestire una parte importante della mia vita digitale (file, fotografie, calendari, contatti, note), come sistema operativo per i miei computer uso Linux, per comunicare con la famiglia uso Telegram, per gestire i miei progetti uso ZenKit To Do. Acquisto CD e Blu-Ray per non dipendere interamente da Netflix o Prime Video. Uso here Maps (che ora si chiama "here WeGo"). Acquisto giochi da GOG (anche per lo stesso motivo per cui acquisto CD e Blu-Ray: perché così ho effettiva proprietà di quanto acquisto). Sul mio server casalingo uso Proxmox VE anziché VMware. Non uso Microsoft 365, ma mi appoggio a LibreOffice.
Questi sono solo piccoli esempi di come posso intervenire direttamente nel non usare servizi e prodotti statunitensi, anche se si tratta quasi esclusivamente di software e servizi. Va però specificato che per alcuni ambiti non esistono attualmente alternative: le CPU e le GPU dei miei computer rimangono americane, e così restano quelle dei servizi cloud, anche qualora si scelgano quelli europei. Quello dell'hardware è uno degli ambiti (ma ce ne sono ovviamente altri) dove l'Europa è totalmente dipendente dagli USA. Laddove ci sono delle alternative, però, ritengo sia a questo punto fondamentale esplorarle; in questo momento ciò equivale a parlare di software, ovvero servizi e applicazioni. È ora che l'Europa si svegli e smetta di dipendere dagli USA anche sull'hardware.
Non si tratta di un processo facile, né indubbiamente indolore. Sono tuttavia e nondimeno convinto che sia necessario. Il rischio che qualcuno decida di "staccare la spina" lasciandoci al buio è troppo forte e, alla luce degli ultimi eventi, non possiamo più dare per scontato che ciò non avverrà.
Sono un forte sostenitore dell'idea che gli enti pubblici debbano liberarsi dal giogo del software proprietario: come dice qualcuno, "soldi pubblici, codice pubblico". Più che mai oggi questa diventa non una posizione ideologica, ma una necessità pratica. E anche il settore privato europeo può, e ritengo che a questo punto debba, lavorare per svincolarsi dalla posizione d'inferiorità in cui attualmente spesso è rispetto alle soluzioni statunitensi.
In inglese c'è un modo di dire: "I hope you will live in interesting times", "spero tu possa vivere in tempi interessanti". Nel caso non fosse chiaro, abbonda di sarcasmo: i "tempi interessanti" sono raramente piacevoli da esperire in prima persona. Viviamo indubbiamente in tempi interessanti ed è ora che ce ne rendiamo conto e agiamo di conseguenza.
25 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoPS: dall'Unione Europea mi aspetto solo una cosa, un clamoroso collasso.
Il problema è convincere la gente ad usarle. Ma, di questo passo, qualcosa potrebbe muoversi.
Mai sentito tanto parlare di boicottare i prodotti Usa come in questo periodo...
Altro che ucraina... ha ottenuto molto di piu'
Occidente a pezzi
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