SFScon 2022: oltre al software anche l'hardware deve essere libero
di Alberto Falchi pubblicata il 17 Novembre 2022, alle 17:01 nel canale InnovazioneEdge9 torna a Bolzano per seguire la SFScon 2022, conferenza annuale dedicata al mondo del software libero e organizzata da Tech Park. Abbiamo chiacchierato con il fondatore della manifestazione di Bolzano e con Giovanni Giannotta, di Gruppo FOS
È tornata, con la sua 22esima edizione, la SFScon, la conferenza dedicata al mondo del Software Libero organizzata da NOI Techpark di Bolzano, l’hub dell’innovazione dell’Alto Adige. Un summit internazionale che anche quest’anno ha ospitato centinaia di speaker e partecipanti da tutta Europa per parlare di Open Source e Free Software.
Attenzione: libero, non vuol dire gratuito. Quando si parla di libertà, infatti, non si intende tanto la possibilità di utilizzare un programma senza pagare: il punto è quello di avere la garanzia di poterlo usare senza limitazione, anche di poterlo modificare, avendo accesso al codice sorgente. Un concetto che sempre di più si deve estendere anche all’hardware con l’open hardware, così da poter replicare e modificare schemi elettrici e PCB a proprio piacimento per poterli produrre in-house, senza dover dipendere dai capricci delle classiche catene di approvvigionamento che nell’attuale situazione globale stanno mostrando i loro limiti.
Quest’anno Edge9 è tornata a Bolzano per seguire l’evento, come già fatto nel 2019, notando il crescente interesse verso la manifestazione. “20 anni fa eravamo in 20 in tutta la conferenza. Oggi, solo alla cena degli speaker siamo in più di 100”, esclama Patrick Ohnewein, Head of Tech Transfer Digital del NOI Techpark, nonché la persona che ha dato vita alla SFScon di Bolzano 20 anni fa. Ohnewein è stato infatti il fondatore del Linux User Group Bozen-Bolzano-Bulsan, da cui poi è nata la conferenza il cui obiettivo principale è proprio stimolare la partecipazione, la collaborazione, lo scambio di idee fra gli attori del settore. Tante sono, infatti, le figure di spicco anche di grandi aziende, sia del settore Open Source, come KDE, SUSE, Red Hat o la Eclipse Foundation, sia colossi come Intel, Huawei, Siemens, Gruppo FOS.
SFScon 2022: open source e open hardware, ma anche hackathon e formazione
La SFScon di Bolzano è una due giorni che prevede numerosi interventi da parte dei relatori sul tema dell’open source, con numerose sessioni tecniche di una ventina di minuti dove vengono presentati progetti specifici o messi in evidenza dettagli tecnici di specifiche soluzioni.
A margine della conferenza è stato organizzato, come tutti gli anni, un hackathon dedicato ai ragazzi delle superiori che hanno avuto 24 ore per sfidarsi su un progetto che è rimasto segreto sino all’ultimo. Un modo per avvicinare i giovani alle materie STEM e per scovare i talenti del futuro. Anche perché NOI Techpark è un luogo dove si fa business: qui vengono supportate e incubate le startup della zona, e si fa anche trasferimento tecnologico, tanto che negli spazi del parco tecnologico trovano spazio anche alcuni laboratori del centro di competenza per l’industria 4.0 SMACT di Padova, specializzato sulla trasformazione digitale e sulla convergenza degli ambienti IT e OT.
Analytics trasparenti e software poco energivoro: a tu per tu con Patrick Ohnewein
“Secondo alcuni sviluppatori, chi programma dovrebbe utilizzare il computer meno potente possibile”, ci racconta Ohnewein, sottolineando come troppo spesso l’inefficienza del software è anche dovuta al fatto che chi sviluppa non è spronato a ottimizzare il codice al massimo, sapendo di avere a disposizione una potenza di calcolo ben superiore al necessario.
Questo non significa doversi limitare a computer con troppi anni alle spalle, ma è uno stimolo a sfruttare al meglio l’hardware che possediamo e a progettare il software in maniera differente, più efficiente dal punto di vista energetico. Tema che è stato al centro della sessione tenuta da Joseph P. De Veaugh-Geiss di KDE, che ha spiegato i principi della KDE Eco Initiative. Il focus è sul riutilizzo dell’hardware con qualche anno di età, ma anche sullo sviluppare i software in modo che consumino meno.
Dalle analisi di KDE, infatti, emerge come alcuni word processor commerciali consumino molta più energia di alternative open source, pur svolgendo gli stessi compiti. E decarbonizzare il settore ICT diventa sempre più importante, se consideriamo che si stima sia responsabile di una percentuale compresa fra l’1,8% e il 3,9% delle emissioni globali di CO2 (inclusa la produzione dell’hardware, le infrastrutture cloud, i data center e naturalmente gli endpoint). Per fare un confronto, l’industria dell’aviazione pesa solo per il 2,5% delle emissioni di anidride carbonica. Non stupisce di conseguenza che uno dei workshop organizzati durante la SFScon 2022 fosse incentrato proprio su come riutilizzare vecchio hardware, nello specifico i cellulari Android.
Un tema che sta molto caro a Ohnewein, e che è stato uno di quelli portanti di questa edizione, è quello della sovranità sui dati. Non parliamo solo di cloud, ma anche di altri aspetti, come quello legato agli analytics. “Siamo passati da tempo a Matomo al posto di Google Analytics per le nostre attività”, sottolinea Ohnewein, evidenziando la necessità di far crescere queste soluzioni aperte per meglio integrarle nelle suite di business più diffuse che, a oggi, fanno prevalentemente leva sulla piattaforma di Google, che è lo standard de facto a livello globale.
Il progetto di Gruppo FOS per il controllo delle frane
Fra i supporter di SFScon c’è Gruppo FOS, realtà che da 20 anni sostiene le aziende sviluppando nuove soluzioni tecnologiche come risposta a problemi complessi. Gruppo FOS opera in tutta Italia e anche fuori dai confini nazionali, anche tramite le sue controllate: ha sedi a Roma, Torino, Genova, in Lituania e, dal 2016, anche a Bolzano.
“Quando arriviamo in un territorio non abbiano intenzione di metterci in concorrenza con le entità locali, ma vogliamo collaborare con loro”, ci spiega Giovanni Giannotta, Site Manager del Gruppo FOS. “Il primo approccio è creare i contatti con le istituzioni, come possono essere le università e i centri di ricerca e sviluppo, e avviare dei progetti che vadano a soddisfare quelle che sono le esigenze del territorio. Vogliamo supportare il territorio con le nostre conoscenze e capacità. Una volta che ci siamo fatti conoscere, iniziamo a collaborare con altre aziende, spesso facendo partnerariati”.
Un esempio dei lavori di FOS è il Nuovo Ponte Morandi: in collaborazione col competence center genovese Start 4.0, FOS ha realizzato il gemello digitale dell’infrastruttura, con l’obiettivo di semplificarne la manutenzione. E a Bolzano? Qui il focus è su più settori: quello agricolo (mele, uva, fragole, vino), l’automotive (un’automobile su tre nel mondo monta componenti sviluppate e prodotte in Alto Adige), la montagna. Uno dei progetti avviati da FOS in questa regione è giunto a conclusione e sta diventando prodotto. Parliamo di trappole feromoniche e cromotropiche per il controllo e il monitoraggio degli insetti nocivi alle coltivazioni. A occuparsene una startup creata per l’occasione, che ha sede proprio al NOI Techpark, che ora sta trovando nuovi sostenitori. Non solo sul territorio, naturalmente: il problema degli insetti non è limitato a questa zona.
Attualmente, invece, il team di Giannotta è al lavoro sul progetto Blueslemon per il monitoraggio delle aree montane. “Si tratta di un progetto legato al controllo ambientale, per il controllo delle frane, uno dei problemi che assilla il territorio”, spiega Giannotta. “Stiamo facendo delle sperimentazioni a Corvara, dove abbiamo dovuto affrontare il problema della connettività”. Se oggi implementare una rete di sensori è relativamente semplice, metterli in comunicazione non è banale quando si parla di vaste aree sprovviste di copertura Internet. “Vogliamo far sì che il controllo delle frane avvenga tramite dei beacon posizionati in posti strategici”. L’idea è relativamente semplice: individuare a intervalli costanti questi beacon, basati su Bluetooth Low Energy e dotati di sensore GPS, e verificare così il movimento delle frane. Questi beacon non fanno altro che inviare periodicamente la loro posizione, che viene poi rilevata tramite dei sensori posizionati su droni che sorvolano l’area.
Un progetto apparentemente semplice e basato su standard aperti, ma qui casca l’asino: “non è proprio vero che questi beacon BLE sono open, e quindi stiamo cercando di risolvere il problema”. I produttori di questi beacon, infatti, garantiscono l’accesso ad alcune funzioni tramite API, ma non consentono di controllarlo direttamente, a “basso livello”. Gruppo FOS coi suoi partner ha sviluppato una soluzione basata su Arduino per aggirare questa limitazione.
La chiacchierata con Giannotta, così come alcuni gli interventi dei relatori della SFScon 2022, hanno messo in evidenza un aspetto importante: anche l’hardware deve essere aperto nell’ottica di Open Hardware “che permette a tutti di riprogettare prodotti senza doverli rivedere. Un esempio pratico è quello di una scheda che ho progettato, e che non riesco a montare perché mi mancano i chip. Questo mi costringe a riprogettarla da capo. Se avessi a disposizione tutti gli schemi, potrei ricreare velocemente questa scheda”. A patto di trovare i chip, naturalmente, un problema di approvvigionamento che oggi colpisce tutti i settori, incluso quello dell’auto.
1 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoDevi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".