Oracle: la nuova partnership con Microsoft cambia gli equilibri nel mercato del Cloud
di Vittorio Manti pubblicata il 27 Settembre 2023, alle 11:11 nel canale MarketOracle CloudWorld 2023 si è concluso da poco ed è il momento dei bilanci. In un incontro con il management italiano di Oracle abbiamo avuto modo di approfondire due temi sostanziali: IA generativa e conseguenze dell’accordo con Microsoft
Si sono da poco spente le luci sull’edizione 2023 di Oracle CloudWorld, l’evento annuale della multinazionale americana, quest’anno fortemente focalizzato sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa, che entra pesantemente in tutti i servizi offerti da Oracle. In concomitanza con l’evento di Las Vegas, Oracle e Microsoft hanno annunciato un importante rafforzamento della partnership che lega le due aziende.
Sono diverse le sfaccettature dei molteplici annunci fatti da Oracle durante l’evento e quindi abbiamo ritenuto opportuno separare le cose. In un articolo a parte potete trovare una carrellata degli annunci più significativi di Oracle CloudWorld 2023, mentre qui ci concentreremo sull’analisi di come cambiano gli scenari a seguito di questi annunci.
L’intelligenza artificiale generativa alla base dei servizi di Oracle
L’occasione per approfondire direttamente con il management italiano di Oracle è stato un incontro con la stampa che si è tenuto nella sede milanese dell’azienda, dove abbiamo avuto modo di interagire direttamente con Andrea Sinopoli, VP e Cloud Technology Country Leader, e con Giovanni Ravasio, VP & Country Leader Cloud Applications.
Il messaggio che Oracle ha lanciato sull’IA generativa è stato pervasivo, la sensazione forte è che per Oracle l’IA non sia un “accessorio” da sfoggiare per andare dietro a una moda. Nelle parole di Oracle si percepisce l’intento di integrare a vari livelli nelle soluzioni offerte l'IA, che diventa la struttura portante per un passo evolutivo molto significativo. Oracle sembra quindi invertire l’ordine dei fattori: non aggiunge funzionalità di IA agli strumenti esistenti, ma mette l’IA come elemento base per permettere ai servizi di iniziare un nuovo percorso evolutivo. Un esempio è l’integrazione, a livello strutturale, del servizio OCI Generative AI che rende, per Andrea Sinopoli, il cloud di Oracle il più efficiente nel training di large language models. Non abbiamo elementi per confermare o contestare l’affermazione di Sinopoli, ma è già significativo che Oracle si proponga in questo modo sul mercato. Un altro elemento che conferma questo approccio all’IA è la possibilità in OCI di unire modelli pre-addestrati a dati aziendali, per creare un’AI “su misura” per ogni singola azienda, con la garanzia che questi dati rimarranno sempre e solo nel perimetro aziendale e quindi non verranno mai utilizzati per fare il training di altri modelli.
L’IA entra quindi di prepotenza nella componente IaaS di Oracle, ma non solo, perché le integrazioni si estendono anche alle componenti PaaS e SaaS, per spingersi fino agli analytics. Sul fronte del database, è stato annunciato AI Vector Search, uno strumento che rende possibile da un lato la ricerca su diverse fonti di dati e su LLM misti e che, dall'altro, permette di utilizzare un’interfaccia basata sul linguaggio naturale nelle applicazioni basate sul database Oracle. Il cerchio si chiude appunto con gli analytics, dove l’IA generativa è utilizzata “dietro le quinte” per elaborare i dati prima di estrarre gli analytics, diventando un vero e proprio “motore” per generare report più efficaci e puntuali.
Se Oracle manterrà le promesse, l’insieme di tutti i suoi prodotti e servizi sarà quindi costruito, d’ora in poi, su fondamenta nuove, che fanno leva in modo organico sull’intelligenza artificiale generativa. Questo è un vero e proprio cambio di paradigma e sarà interessante monitorare lo sviluppo dei servizi per vedere gli effetti che avrà nel medio e lungo termine.
L’estensione dell’accordo fra Oracle e Microsoft cambia lo scenario competitivo del cloud
Contestualmente a questa fortissima attenzione sull’IA, l’altro elemento potenzialmente dirompente, non solo per Oracle, ma per tutto il mercato, è stato l’annuncio del rafforzamento della partnership con Microsoft, di cui avevamo parlato qui.
L’incontro con Sinopoli e Ravasio è stato l’occasione per approfondire le conseguenze dell’annuncio e capire meglio qual è il punto di vista di Oracle, che ha rivelato degli aspetti non così scontati. Abbiamo chiesto a Sinopoli quali fossero i criteri che facciano propendere un cliente, interessato ai servizi di Oracle, su una soluzione o sull’altra. Fino a oggi, in base alla partnership già esistente, un cliente che utilizzava servizi Oracle e Azure, poteva fare leva sull’interconnessione diretta fra i due hyperscaler. Adesso si aggiunge l’opzione di poter accedere direttamente da Azure ai servizi di Oracle e il primo elemento per Sinopoli che può far propendere per questa scelta è essenzialmente legato alla storia del cliente, che se negli anni ha sviluppato le proprie applicazioni e la propria infrastruttura su Azure, difficilmente potrà migrare su OCI. Sinopoli ha ammesso che, essendo Oracle arrivata sul mercato del cloud con un certo ritardo rispetto agli altri hyperscaler, è naturale che molte aziende avessero iniziato il loro percorso nel cloud con Azure. La possibilità di offrire a queste aziende i servizi Oracle in modalità nativa in Azure viene vista come un’importante opportunità commerciale. Allo stesso tempo, Oracle ha sfruttato questo ritardo per proporre sul mercato un’infrastruttura cloud completamente dedicata alle aziende, con una logica “entreprise”, che la rende oggi, sempre nella visione di Oracle, la più efficiente per le aziende e anche la soluzione con il miglior rapporto prezzo/prestazioni.
La prima valenza della nuova partnership è quindi un’opportunità commerciale per Oracle, ma anche per quelle aziende che sono interessate ai servizi di Oracle e che oggi possono integrarli nativamente nella loro infrastruttura Azure. Ci sentiamo di aggiungere che a questa, innegabile, opportunità si associa anche un rischio, che è quello di rendere più difficile evidenziare i vantaggi di OCI, che per quanto sia ritenuta la migliore infrastruttura per far “girare” i servizi Oracle, oggi non è più esclusiva nel farlo e quindi un cliente potrebbe ritenersi soddisfatto nell’utilizzare i servizi tramite Azure.
C’è però un’altra sfaccettatura del nuovo accordo fra Microsoft e Oracle, perché Sinopoli ha anche ammesso che sarà molto difficile che una partnership equivalente a quella con Microsoft possa essere strutturata con altri player del mercato. Non ci sono solo dei limiti tecnologici: gli elementi che hanno portato alla partnership fra Microsoft e Oracle sono strutturali, perché entrambe le aziende condividono dei valori fondanti e hanno nel loro DNA la missione di servire il mercato entreprise. Il valore della nuova partnership è quindi di aver creato un’alleanza strutturale che configura uno schieramento sul mercato e delinea una nuova struttura competitiva nel mercato del cloud. Il dado è tratto e sarà molto interessante vedere come si svilupperà questo mercato nei prossimi anni. La sua dimensione è tale per cui non necessariamente ci sarà un unico vincitore, ma c’è da augurarsi che questo nuovo scenario competitivo continui a portare vantaggi ai clienti, prima ancora che agli attori in gioco.
1 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoCome mai Oracle ha rilasciato MySQL 8.1 a luglio e nessuno ha detto niente?
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