Fujitsu ritorna nel mercato globale dei supercomputer?
di Andrea Bai pubblicata il 30 Dicembre 2010, alle 10:33 nel canale Private Cloud
Il supersistema K Computer, presentato da Fujitsu a settembre, pare interessare anche alcune realtà al di fuori del paese del Sol Levante
A dieci anni di distanza Fujitsu Limited sembra intenzionata a fare il proprio ritorno nel mercato globale dei supercomputer: l'azienda giapponese ha infatti già avviato una serie di trattative con partner europei focalizzate sul supersistema K computer annunciato qualche mese fa.
Secondo quanto riportato dal quotidiano giapponese Yomiuri pare infatti che Fujitsu abbia incontrato l'organizzazione amministrativa dell'International Thermonuclear Experimental Reactor (ITER) che, attraverso un accordo internazionale che unisce Cina, Europa (tramite l'Euratom), l'India, il Giappone, la Corea del Sud, la Federazione Russa e gli USA, si occupa di portare avanti progetti di ricerca e sviluppo attorno alla tecnologia della fusione nucleare come fonte di energia. L'ITER avrebbe infatti mostrato un particolare interesse nei confronti delle potenzialità prestazionali del sistema K Computer, che Fujitsu ha presentato alla fine del mese di settembre.
Si tratta, lo ricordiamo, di un supersistema costituito da oltre 800 rack, ciascuno provvisto di CPU Fujitsu SPARC64 VIIIfx. Si tratta di processori a otto core, con una potenza computazionale computazionale di 128 gigaFLOP. Dal punto di vista dell'efficienza energetica si tratta di soluzioni capaci di un rapporto di 2,2 gigaFLOP per watt. Il sistema sarà in grado di raggiungere prestazioni di 10 PetaFLOP, distaccando notevolmente i sistemi al vertice dell'ultima Top500 Supercomputer List.
Il supersistema K Computer è stato realizzato come elemento principale nell'iniziativa High Performance Computing Infrastructure, guidata dal MEXT, il ministero dell'educazione, cultura, sport, scienza e tecnologia giapponese, e sviluppata congiuntamente con il RIKEN, importante istituto di ricerca del paese del Sol Levante.
Quello di Fujitsu rappresenterebbe un importante ritorno delle realtà giapponesi nel mercato globale dei sistemi supercomputer: se nel passato, infatti, i supersistemi giapponesi hanno rappresentato una minaccia alle soluzioni supercomputer progettate e sviluppate da realtà statunitensi, a partire dall'anno 2000 i produttori di supercomputer hanno via via iniziato a rivolgersi a soluzioni x86-based, costringendo i produttori giapponesi a chiamarsi fuori dal mercato e a concentrarsi sulla produzione di soluzioni HPC per le istituzioni locali.
6 Commenti
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esatto, ma la giusta architettura software deve essere legata alla giusta architettura hardware, i supercomputer non sono un insieme di hardware ma un insieme di hardware che viene progettato anche 1-2 anni prima di assemblarlo perche viene studiato su misura.
spark!
Che bello sapere che puntano ancora su diverse architetture che non siano x86!X86 va benissimo ma per certi versi,altre architetture sono più efficienti in certi tipi di calcoli.
scusate!
era sparc non spark!Altrimenti l'alfa romeo mi fa causa!
Codesto è ancora un aspetto profondamente vero, ma secondo me non nei termini in cui lo era in passato.
I progressi sulle architetture lato software sono tali che è sempre più difficile giustificare processori fatti ad hoc per supercomputer di questo tipo, a maggior ragione se i processori in questione non sono nemmeno x86 e che quindi hanno bisogno di non poco lavoro aggiuntivo per beneficiare delle ultime evoluzioni lato software di cui invece gode chi si affida all'architettura intel.
In soldoni, devono essere realmente buoni sti nuovi cosi
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