Secondo Acronis molte aziende hanno una percezione errata sulla sicurezza della supply chain

Secondo Acronis molte aziende hanno una percezione errata sulla sicurezza della supply chain

Le aziende non hanno compreso a pieno i rischi del cybercrime, sia per quanto riguarda la vulnerabilità della supply chain, sia relativamente alla protezione dei lavoratori remoti. Nonostante questo, cresce la richiesta di soluzioni per la cybersecurity

di pubblicata il , alle 15:41 nel canale Security
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Il nuovo report di Acronis sullo stato della cybersecurity mostra un dato molto significativo: più della metà delle aziende (53%) coinvolte nel sondaggio ha una percezione falsata rispetto agli attacchi alla supply chain

Il rapporto si concentra anche sulla complessità di garantire la sicurezza di chi lavora da remoto.

Secondo Acronis c'è troppa fiducia nei confronti della supply chain

Il report di Acronis, basato su un campione di 3.600 responsabili IT e lavoratori remoti di PMI in 18 Paesi (Italia inclusa), evidenzia come la maggior parte delle imprese non abbia ancora compreso a pieno le potenziali vulnerabilità della catena di approvvigionamento. Nonostante gravi attacchi a infrastrutture come quelle di Kaseya o SolarWinds, il 53% degli intervistati ritiene che l'impiego di un "software conosciuto e attendibile" sia una protezione sufficiente.

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Questo però non è l'unico problema evidenziato. La ricerca infatti sottolinea come nonostante le attività dei criminali informatici siano in costante crescita, in particolare tramite attacchi di phishing (che rimane il vettore principale di attacco), il 47% delle imprese coinvolte nello studio non ha ancora adottato soluzioni per il filtraggio degli URL, che possono aiutare a mitigare queste minacce. Nonostante la richiesta di queste soluzioni sia decuplicata rispetto al precedente anno, solo il 20% delle imprese adotta queste piattaforme. 

Cresce anche la richiesta di soluzioni antivirus che però, sottolinea Acronis, da sole non sono sufficienti, e vanno accompagnate da piattaforme che oltre ad individuare le potenziali minacce, siano in grado di gestire backup e ripristino dei sistemi. 

Triplicata anche la richiesta si strumenti per il monitoraggio remoto, adottate dal 35,7% del campione, contro il 10% del 2020. 

Come spiega Candid Wüest, Vicepresidente di Cyber Protection Research di Acronis, "nel corso di quest'anno il settore del crimine informatico si è dimostrato essere un meccanismo ben oliato, capace di utilizzare tecniche ben collaudate come il phishing, i malware, gli attacchi DDoS e altri. Gli autori delle minacce ampliano sempre di più le proprie mire, mentre le organizzazioni sono frenate dalla crescente complessità dell'infrastruttura ITSolo un numero esiguo di società ha trovato il tempo necessario per rinnovare i propri stack IT aggiungendo protezione dei dati e Cyber Security integrate. Le minacce continueranno ad aumentare e l'automazione è al momento l'unico modo per incrementare sicurezza ed efficienza e ridurre costi e rischi".

Lavoratori remoti sempre più bersagli del cybercrime

La massiccia adozione del lavoro remoto o ibrido non è passata inosservata ai criminali informatici, che hanno intensificato gli attacchi contro queste persone. Ma come stanno reagendo le aziende a queste nuove ondate di crimine informatico? Non benissimo, secondo l'indagine di Acronis. 

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Un lavoratore su quattro infatti non usa sistemi di autenticazione a più fattori per proteggere gli accessi, il tutto mentre uno su cinque è vittima di phishing, e riceve circa 20 mail potenzialmente pericolose ogni mese. Il dato più significativo sotto questo profilo è la percezione dei lavoratori: uno sui quattro lamenta un supporto IT carente, fatto che mina non solo la sicurezza, ma anche la produttività. 

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